giovedì 16 maggio 2013

[Recensione] L'uomo coi pugni di ferro

Dieci anni fa, il noto rapper newyorkese RZA, leader del celebre collettivo Wu-Tang Clan e già attore in Coffee and Cigarettes di Jarmusch, ebbe il compito di realizzare la colonna sonora originale di Kill Bill vol. 1, finendo presto nel "circolo degli eletti" di Tarantino. Ebbe infatti l'onore di recarsi a casa del Maestro- come viene raccontato nel Making Of di Kill Bill -e di assistere a svariate proiezioni di film orientali degli anni sessanta e settanta, essendo questi un'autentica fonte di passione del musicista e cantante. Non pago, seguì Tarantino nel periodo delle riprese in Cina, portando con sè un blocchetto dove si appuntava le tecniche di regia utilizzate dal Maestro. Fu nel 2005 che RZA si convinse di poter girare un film di arti marziali partendo praticamente dal nulla. Ne parlò con Eli Roth, che a sua volta si disse disposto a dare una mano. Così, mentre RZA ultimava il soggetto, nel 2007, Roth cercava di sfruttare al meglio i suoi agganci con gli studi cinematografici, ma fino al 2009 nessuno si sentì pronto a produrre il film. Fu la Strike Entertainment ad accettare il film, a due condizioni: che la sceneggiatura fosse riscritta da Roth e rivista da un team di sceneggiatori della Arcade Pictures e che RZA dimostrasse praticamente di saper girare un film d'azione. Come dimostrazione, il rapper presentò, nel 2010, il corto Wu-Tang Vs. e i produttori se lo fecero bastare. L'uomo coi pugni di ferro fu girato interamente in Cina con un budget di appena venti milioni e distribuito negli USA il 2 novembre 2012. Da noi è arrivato con cocente e irritante ritardo oggi, e ha fatto molto parlare di sè. Per certi versi, troppo.
La storia è piena di personaggi fenomenali e dai nomi spettacolari (su tutti, il gadollo Crazy Hippo): il nero Thaddeus (RZA) è un fabbro che vive a Jungle Village, bizzarro villaggio della Cina imperiale dove vari clan si scannano per garantire protezione ai lingotti d'oro del governo lì custoditi. Ci sono i Lions, capitanati dal feroce e spietato Silver Lion, succeduto al saggio Golden Lion, padre di X-Blade (Rick Yune), e i Wolves. Il destino di Thaddeus, impegnato nel realizzare armi per entrambi i clan, e della sua fidanzata Lady Silk (Jamie Chung) cambia drasticamente quando salvano X-Blade dalle grinfie del terribile Brass Body (Davide Bautista), mercenario al soldo dei nuovi Lions. Silver Lion e Bronze Lion torchiano Thaddeus per ottenere informazioni sul nascondiglio di X-Blade, e, non ottenendo risposta, gli fanno amputare le braccia proprio da Brass Body. Fortuna che il fabbro venga salvato e curato da un misterioso gentiluomo inglese dedito all'oppio e alle prostitute, e cioè Jack Knife (Russell Crowe), che lo aiuterà nella realizzazione della sua arma più importante: i pugni di ferro...
L'uomo coi pugni di ferro conquista subito per tutti i suoi innumerevoli pregi: prima di tutto, è un'opera prima voluta e fatta con pochi quattrini e tanto cuore, un cuore che solo chi ama un certo tipo di cinema può avere. RZA, come regista alle prime armi che ama il cinema orientale, ha cuore, ce la mette tutta e dimostra di non essere un incapace. In secondo luogo, è un film di genere che diverte, con scene d'azione coinvolgenti, un cast strampalato ma originale, e una trama che, per quanto "tiratissima" in certi punti, sta in piedi. Infine ha il pregio di sbattersene di tutto, di sputare in faccia allo spettatore avido di realismo e di raziocinio (per intenderci, il tipo di spettatore che si lamentava, all'ultimo Batman, del fatto che le ruote della moto di Catwoman sfidassero le leggi della fisica) e di autocompiacersi tremendamente della propria spettacolarità esasperata. Potrei continuare a citare i pregi del film: dal fatto che Russell Crowe (attore che personalmente detesto) sia ingrassato e perfetto per il ruolo alla comparsata di Pam Grier nel ruolo della madre di Thaddeus, nell'unica scena "americana" del film; dalle armi inventate ad un paio di sequenze davvero notevoli, se si pensa che sono girate da un principiante (quel lungo carrello in diagonale dall'alto sul bordello è da 110 e lode); dall'uso di una colonna sonora splendida ai titoli di coda degni davvero di un film di blaxploitation. E così via, di invenzione in omaggio.
Ma, vi prego, non scomodate Tarantino, non create parallelismi che non esistono: di Tarantino, se proprio vogliamo, possiamo intravedere l'ombra nella disposizione del "campo di battaglia" della scena finale, ma niente di più. Non c'è Tarantino nella tecnica, così come non c'è un grammo di Tarantino nella sceneggiatura. Il fatto che Tarantino promuova un film simile, non significa che lo avrebbe potuto e tantomeno voluto dirigere. Qui siamo più dalle parti di un Machete, sebbene ci sia un abisso in quanto a regia e contenuti fra L'uomo coi pugni di ferro e il capolavoro di Robert Rodriguez. 
Dal canto suo, RZA ha realizzato- come il nostro Ligabue ai tempi di Radiofreccia -il film che voleva, coronando il suo sogno di regia. Speriamo solo che dietro l'angolo non ci sia il suo Da zero a dieci: rovinerebbe subito l'alone che circonda questa piccola chicca di serie B. 

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