sabato 15 dicembre 2012

[Recensione] Tutto Tutto Niente Niente

Nel 2011, le gesta di Cetto La Qualunque hanno divertito molti italiani, me compreso. Mi aspettavo una comicità barzellettistica, ricolma di satira politica di bassa lega, e invece no. Il film risultava una commedia brillante, ben riuscita, con ottimi interpreti e una storia alquanto efficace. Tutto sommato, Qualunquemente stava insieme.
Oggi, Cetto e la sua "squadra" vengono arrestati e sbattuti in galera, ma nel giro di poco tempo - complice l'intervento del potente e corrotto Sottosegretario (un Fabrizio Bentivoglio un po' "sciupato")- il sindaco di Marina di Sopra viene rilasciato e spedito in Parlamento. Assieme a lui, arrivano anche il pugliese Frengo Stoppato e il veneto Rodolfo Favaretto: il primo, è un guru catto-fricchettone all'estero, dedito all'erba e ai rave-parties, finito dentro a causa dell'intervento di una madre devota e asfissiante; il secondo è un leghista che gestisce un selvaggio traffico di schiavi e il cui unico obbiettivo è far annettere lo sputo di paese in cui vive all'Austra (con tanto di superstrada Brachetto di Sotto-Udine-Vienna). I tre personaggi (tutti interpretati da Albanese) si ritrovano a Roma e ne combinano di cotte e di crude, tutti totalmente incapaci di rinunciare alle loro vecchie abitudini. 
Il film, per quanto mi riguarda, se la prende con le categorie giuste: mafiosi, leghisti (o razzisti, tanto è uguale), politici corrotti, Vaticano, ecc. 
Il film può contare su tre personaggi principali molto ben interpretati, ma non ha alcuna figura secondaria a cui appoggiarsi, nonostante la presenza di Bentivoglio e di Paolo Villaggio (un Presidente del Consiglio che non dice una parola per tutto il film e pensa solo al cibo).
Un paio di battute sono memorabili, il resto è risentito, vecchio, da buttare.
L'aspetto politico (qui sbattuto in faccia allo spettatore e non lievemente celato come in Qualunquemente) ha il sopravvento su tutto, ma finisce col risultare noioso. 
La comicità è meno becera e genuina del precedente, vorrebbe in certi casi assumere aspetti più "raffinati", ma ottiene l'esito contrario: barzellette da caserma e, in certi passaggi (penso all'esperienza di Cetto col trans) humor pecoreccio troppo spinto per un attore del calibro di Albanese.
Una cosa sola mi ha fatto veramente stare bene: l'intervento di Frengo in Vaticano, durante la presentazione di un libro sulla famiglia tradizionale. Un pensiero mitologico.


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