A pochi mesi da Tutto tutto, niente niente e a poche settimane da Viva la libertà, una terza commedia di attualità politica approda nelle sale: trattasi di Benvenuto Presidente!, il più comico e anarchico (con anarchico intendo non finanziato da destra e/o da sinistra) di questo trittico "made in Italy". Al contrario di un'opera come Tutto tutto, niente niente, Benvenuto Presidente può però contare su Riccardo Milani, che in quasi vent'anni di carriera sul grande e piccolo schermo non ha mai girato un film irrimediabilmente brutto. Inoltre, la schiera di attori c'è tutta: Bisio è bravo, adatto, recita credendo nel proprio ruolo, riportandoci agli anni '90, lontani dai recenti "cinepanettoni ugualitari" Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord; il trio dei cattivi Beppe Fiorello, Massimo Popolizio e Cesare Bocci sembra uscito da un poliziottesco di Fernando Di Leo; e non mancano vecchi istrioni, e sto parlando di interpreti del calibro di Omero Antonutti, Gianni Cavina e Piera degli Esposti; e se la Smutniak ce la mette tutta, risultando quasi credibile, ci pensano "i saggi" camei di Lina Wertmuller e Pupi Avati a conferire alla pellicola un tono di maggiore autorialità.
La storia di Giuseppe Garibaldi, bibliotecario precario di un paesino di montagna, che viene eletto presidente della repubblica, non brilla certo di originalità, ma alla fine tira fuori delle buone carte, dal ritmo ai personaggi. Peccato che neanche Orson Welles sarebbe riuscito a colmare gli innumerevoli buchi neri dello script di Bonifacci, riempiti dalla fastidiosa fiaba fuori campo di Bisio e maldestramente sostituiti da "spiegoni" immensi e riguardanti argomenti banali (manco il pubblico fosse una massa di totali e sprovveduti imbecilli). L'importanza storica di un film come Benvenuto presidente! non risiede nel contenuto, nella sua trama grillina, qualunquista e stupida, bensì nel fatto che verrà ricordato come la prima schiacciante prova che la commedia all'italiana più popolare, anche se diretta da un bravo regista e non da Parenti o Fragasso, sarà comunque pensata, gestita e diretta proprio come un film di Parenti o Fragasso. Perchè così deve andare e perchè così è ridotto lo spettatore medio, reduce da trent'anni di cattivo gusto e sempre avido di commedie che, quando va bene, sono televisive solo nella forma e non nei contenuti. Come questa.
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