Maggio 2006. La primavera è splendida, il terzo anno di superiori volge al termine in maniera discreta e nella mia vita tutto va per il meglio. A scuola, preparo con altri studenti il numero conclusivo del giornale scolastico e, come direttore artistico, ascolto le proposte e assegno i vari "articoletti". Oltre ai consueti fumetti e all'editoriale di commiato prima delle vacanze estive, mi lascio libera mezza pagina delle recensioni cinematografiche. Vado a vedere La casa del diavolo, Devil's Rejects è il titolo originale, secondo film di Rob Zombie. Rimango folgorato e scrivo una recensione breve ma molto positiva sul film, arrivando a definirlo "uno dei più begli horror che mi sia mai capitato di vedere".
Il 48enne cantante e regista Rob Zombie (al secolo, Robert B. Cummings) |
Sono passati esattamente sette anni, e di horror usciti in sala in questo non esiguo lasso di tempo ne ho visti parecchi, passando in rassegna tantissima merda, alcune opere buone e almeno due capolavori (Drag Me To Hell di Raimi e The Ward di Carpenter); tuttavia, La casa del diavolo rimane uno dei dieci film horror che preferisco. Lo amo perchè potrebbe essere un film girato da Dio in persona, mentre lo dirige un famoso musicista che ha all'attivo solo un'altra pellicola (La casa dei 1000 corpi, da molti ritenuto troppo estremo e "personale"), ma che riesce comunque a lasciare un impronta profonda in un panorama cinematografico costellato solo da squallidi remake di film giapponesi (nel 2006 il mercato guardava ancora molto alla mediocrità di The Ring, la serialità del torture-horror doveva ancora incontrare gli apprezzamenti del pubblico, mentre dei grandi maestri si sentiva parlare solo all'uscita di orrendi remake dei loro capolavori) e a dimostrare una bravura e un'originalità nota solo ai grandi maestri. Ne La casa del diavolo Zombie abbandona il paradigma hooperiano adottato- seppure in una forma stravolta e psichedelica- nel suo film precedente, e regala un horror perfetto, esemplare nella sua storia, nei suoi contenuti e nella sua forma: insomma, un pazzoide musicista pornofilo prende cinque milioni e dice <<Faccio quello che voglio, che piaccia o meno...>>. E piace. Piace talmente tanto che gli vengono affidati molti più soldi e un progetto per il quale, almeno io, ero prevenuto: girare il remake di Halloween.
Breve parentesi: chi non ha mai visto Halloween (1978) di John Carpenter può astenersi dal parlare di cinema horror (se non di cinema nella sua globalità), per un motivo molto semplice. Halloween è, a conti fatti, una sorta di modello di riferimento su cui l'industria dell'horror ha costruito gli ultimi trentacinque anni di film senza mai riuscire a raggiungere un simile livello di perfezione. Questa cosa Rob Zombie la sa, la capisce, ma soprattutto la rispetta. Se, infatti, Carpenter mostra come una tranquilla comunità piccolo borghese americana può reagire di fronte agli efferrati omicidi di un killer psicopatico, Zombie si concentra quasi esclusivamente sullo psicopatico, cioè su Michael Myers, dandogli tutto ciò che negli otto film precedenti gli era stato negato (nel terzo capitolo neanche compare): un'identità sociale e psicologica approfondita. Lo fa senza perdere di vista o ancora peggio offendere- soprattutto nel secondo tempo, meno "personale" e perciò poco riuscito -il capolavoro di Carpenter. Assistiamo così, una volta tanto, ad un remake di alto livello, che trova proprio nel discostarsi dall'originale il suo punto di forza e uno dei suoi maggiori pregi. Pur continuando ad odiare il concetto e quasi ogni forma di remake, ammetto che Halloween-The Beginning di Zombie mi piace tanto, e ancora di più mi piace il suo inaspettato seguito, Halloween II (2009). In molti, prima dell'uscita del film, ci interrogammo sul perchè Zombie volesse correre il rischio una seconda volta, poi, quando arrivammo in sala, il 16 ottobre del 2009, capimmo. Se nel The Beginning, il regista aveva voluto mostrare al mondo che girare un buon remake di un capolavoro è possibile e che lui, pur confrontandosi con un mostro sacro, non aveva rinunciato al suo stile, con Halloween II si supera, arrivando a realizzare quello che, a parer mio, è il suo film migliore dopo La casa del diavolo. In questo secondo capitolo, l'ombra di Carpenter è messa da parte (in senso positivo), e Rob Zombie apre la porta alle influenze di un genio del calibro di David Lynch, con i suoi incubi cupi, surrealisti e orrorifici. Se in pochi hanno capito veramente tutto de La casa dei 1000 corpi, ancora in meno hanno colto tutto ciò che si nasconde nelle cupezze di Halloween II, e chi lo bolla come "inutile" o "brutto" e dà la colpa alle preziose sfumature più nascoste e inusuali (alla fine, si tratta quasi di un anti-horror) vuol dire che è affetto da gravi menomazioni psico-culturali e che può lasciare la parola a coloro che- più arditi cerebralmente -amano Rob Zombie proprio per il suo modo di fare horror.
Morale della favola: grazie al successo di Halloween-The Beginning e Halloween II, Rob Zombie può finalmente iniziare a lavorare ad un progetto che porta avanti da tempo (pare che solo la stesura dello script sia durata tre anni) e che vedremo, finalmente, fra alcuni giorni. Sto parlando de Le streghe di Salem ed è inutile, visti le belle parole che ho speso finora e tutti i discorsi in cui mi sono dilungato, che io specifichi quanto alte siano le mie aspettative. I trailer circolati in rete finora fanno sperare solo per il meglio. Per adesso, il 2013 potrebbe davvero essere un buon anno per l'horror, e un ulteriore tassello posato da Rob Zombie sarebbe utile a confermare questa sensazione. Il 24 aprile lo scopriremo.
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