Quando, nell'estate del 2003, ricevetti il mio primo cellulare (un bellissimo Nokia 8310), il mondo era già schiavo delle chiacchiere, anche se in alcuni spazi pubblici del mio paese (un paese dove l'uso di un Nokia poteva ancora essere visto come un'ostentazione da figli di papà) i cittadini mostravano ancora rispetto gli uni per gli altri, evitando di fissare uno schermo a cristalli liquidi nel corso di una normale conversazione. Ad ogni modo, il mio Nokia non era un telefono come tutti gli altri, visto che nella confezione trovavano spazio delle cuffiette simpatiche ed eleganti. Il perchè delle cuffiette era spiegato nel libretto di istruzioni, e il commesso che lo vendette a me e mio padre non mancò di ribadirlo: <<Occhio a non fare telefonate troppo lunghe, cambia orecchio più possibile o utilizza le cuffiette, tienilo lontano dalla testa quando dormi, ecc.>>. Da allora, sono stato presente solo ad un altro acquisto di telefonino (un Alcatel OT800, che, al contrario del Nokia, è durato pochi mesi), e non ricordo di essere stato messo in guardia da nessuno contro gli effettivi danni che l'utilizzo di un cellulare comporta.
Va detto che, per almeno un ventennio, la diffusione del telefono cellulare non ha conosciuto ostacoli, e- cosa ancora più angosciante -tutta la documentazione sui pericoli cui ci espongono le radiazioni del telefonino era molto più accurata prima di adesso. Così, quando nel 2011 mi è stato regalato un BlackBerry Curve 8900 (che tuttora posseggo e uso), mi sono comunque informato su quanto uno smartphone RIM fosse dannoso, scoprendo che questo modello si collocava- assieme alla maggior parte dei cellulari dell'allora ultima generazione in commercio -in una fascia intermedia. Si raccomandava maggiore attenzione solo nei momenti in cui il BlackBerry era connesso al web e si sconsigliavano le telefonate troppo lunghe con rete GSM o GPRS. Tutto qua: per il resto, gli accorgimenti da prendere in esame erano gli stessi del mio primo cellulare, e non mi sono fatto di certo cambiare la vita da un oggetto più moderno, "figo" e tecnologico dei suoi predecessori. E poi adoro il mio BlackBerry, perchè è un telefono che ha in più solo quelle due o tre cosette che mi fanno comodo (la gestione mail e una fotocamera discreta a cui ricorrere in momenti inaspettati), senza risultare un'estensione della mia persona. Un oggetto professionale, pensato per i business man, è sicuramente molto più ridotto all'osso e con molte meno inutilità di quanto invece prodotto da buona parte della concorrenza. Non che miri a fare il business man, ma, tanto per fare un esempio, apprezzo che RIM rinunci a rendere disponibile Instagram sul proprio sistema operativo: meglio concentrarsi su un telefono che ha una buona linea e una eccellente gestione di messaggistica, piuttosto che dedicarsi all'utente che ha voglia di fare l'artista. Della serie: <<Vuoi fare il fotografo? Comprati una buona macchina fotografica>>. E anche tenendo d'occhio l'aspetto più "salutista" di questa faccenda, non mi pento di utilizzare un BlackBerry: e non lo dico nè per salutismo, nè tantomeno per ecologismo. Non mi reputo un ecologista, e considero l'ecologismo (o almeno, l'ecologismo all'italiana) una trappola bella e buona, pensata più che altro per attirare voti. Inutile montare i pannelli solari sul tetto di una casa, quando poi, nel garage di quella stessa abitazione, trova spazio una macchina a benzina che fa 50 metri con un litro. Essere ecologisti è come essere comunisti: implica impegno, un impegno che arriva a condizionare azioni di tutti i giorni, e apparire ridicoli o entrare in contraddizione con le proprie idee è un attimo. A dispetto di molti ecologisti, non sono contrario alle innovazioni tecnologiche, ma disapprovo quelle che continuano a far male: e una di queste, mi spiace dirlo, è proprio un telefono come l'iPhone.
Non è mai stata una mia consuetudine seguire le vicende della telefonia mobile, ma negli ultimi anni sono diventate un circo clamoroso, bizzarro, ricolmo di cattiveria e, soprattutto, impossibile da ignorare. Forse è un segno dei tempi, ma essendo assente la volontà di confrontarsi su temi più seri, tutti approdiamo al dire la nostra sulla sfida del XXI secolo: Apple contro Samsung. Dire <<iPhone 5>> o <<Galaxy S 4>> è ormai come dire <<Beatles>> o <<Rolling Stones>>, <<Agassi>> o <<Sampras>>, <<Marlboro>> o <<Camel>>, <<Pepsi>> o <<Coca Cola>>. E' una lotta che detesto e che finora non mi ha mai coinvolto, ma nonostante questo la mela morsicata è per me già sinonimo di affidabilità sia nel campo informatico che in quello musicale. Fortuna vuole che io confidi- parlando di cellulari -in un valore che molti ritengono un difetto: l'obsolescenza. Per me un telefono non diventa mai obsoleto: per me, un telefono si compra, si usa e quando smette di assolvere alle sue principali funzioni (telefonare e inviare SMS) si butta. Ed è proprio questa obsolescenza a farmi disinteressare ad un oggetto come l'iPhone, ed è il cinismo (altra grande virtù) a non farmi vedere in un cellulare il maturo prodotto della mente di colui che in molti considerano un genio, ma che nella realtà è stato solo un invincibile imprenditore con delle belle idee e con una pessima igiene personale. <<Voglio un cellulare con un solo tasto!>> tuonò alcuni anni fa questo Zio Paperone puzzolente, e una squadra di veri geni obbedì in silenzio, consegnando al padrone il tanto ambito oggetto del desiderio. Al giorno d'oggi, i più si appropriano dello <<Stay Hungry, Stay Foolish>> jobsiano per aprire gelaterie, ristoranti etnici, alberghi, centri benessere, parrucchieri economici e altre comuni attività che di certo non evidenziano "genialità". Dunque l'unica cosa di cui questi individui avranno realmente fame è la "vile moneta", e l'unica follia che potranno concedersi sarà spendere l'equivalente di uno stipendio in un cellulare creato dal loro grande maestro zen. Un guru ecologista che ha inventato uno strumento che, nella sua più recente versione (l'iPhone 5), vanta lo 0,90 W/kg di SAR (tasso di assorbimento specifico di radiazioni), praticamente il doppio di quasi tutti gli altri smartphone in commercio (in questo i tanto odiati sud-coreani sono stati dei veri "eroi", con appena lo 0,52 W/kg degli ultimi due Galaxy). Un guru che qualcuno ha definito un "socialista", in grado di fondare e guidare un'azienda che con oltre trecento miliardi di fatturato è diventata la prima al mondo per capitalizzazione di borsa. Un guru che ha fatto scrivere, sui libretti di istruzioni della sua più costosa creatura, la postilla <<usare con morigeratezza>>, quando l'utente medio dell'iPhone ne fa un uso di qualsiasi tipo, fuorchè di quello morigerato. E poi nessuna persona sana di mente spenderebbe settecento euro per uno strumento da usare "poco", mentre il mercato della telefonia mobile invita il cliente a passare sempre più tempo attaccato all'apparecchio, offrendo piani tariffari esagerati a prezzi sempre più convenienti. Ormai, è anche diffusa l'usanza di rinunciare del tutto al telefono fisso, considerato superato, inutile, costoso e addirittura anti-privacy (quando, in realtà, basta non farsi includere negli elenchi o chiamare un numero per impedire a qualsiasi agenzia di call-center di contattarci).
La verità è che la civiltà occidentale non sta progredendo molto dal punto di vista delle dipendenze: negli ultimi vent'anni abbiamo assistito solo ad una transizione dalla cultura della nicotina a quella del telefonino. Chi fino all'altro giorno teneva occupate le mani, la bocca e l'attenzione con una sigaretta, oggi le tiene occupate con uno smartphone di ultimissima generazione. Il bisogno di sfregare con i polpastrelli schermi touch-screen è forse pari a quello di stringere fra indice e medio una Marlboro, così come nella tasca destra dei jeans trova spazio un ingombrante Samsung Galaxy Note, nuovo proprietario del monolocale il cui precedente inquilino era un letale pacchetto di cicche. Le differenze fra telefono e sigarette sono innumerevoli: un iPhone 5 costa, in una volta, ciò che un fumatore medio spende in quattro mesi di pacchetti; allo stesso tempo, le sigarette- pur essendo una forma di suicidio meno radicale di altre -uccidono prima e sicuramente di più, mentre i tumori cerebrali sicuramente dovuti all'uso di telefoni cellulari sono ancora pochi, ma in forte aumento (stando a quanto si legge in Toglietevelo dalla testa di Riccardo Staglianò, illuminante saggio uscito per i tipi di ChiareLettere l'anno scorso).
Quindi, se mai un giorno smetterò di fumare ma sarò comunque mosso dalla voglia di sfogare le mie frustrazioni, di sentirmi posseduto e sottomesso da un oggetto di qualche lobby o di uccidermi lentamente in altro modo, non avrò dubbi: comprerò un cellulare Apple.
Ma fino a quel momento il telefono con la mela morsicata può rimanere dov'è.
Va detto che, per almeno un ventennio, la diffusione del telefono cellulare non ha conosciuto ostacoli, e- cosa ancora più angosciante -tutta la documentazione sui pericoli cui ci espongono le radiazioni del telefonino era molto più accurata prima di adesso. Così, quando nel 2011 mi è stato regalato un BlackBerry Curve 8900 (che tuttora posseggo e uso), mi sono comunque informato su quanto uno smartphone RIM fosse dannoso, scoprendo che questo modello si collocava- assieme alla maggior parte dei cellulari dell'allora ultima generazione in commercio -in una fascia intermedia. Si raccomandava maggiore attenzione solo nei momenti in cui il BlackBerry era connesso al web e si sconsigliavano le telefonate troppo lunghe con rete GSM o GPRS. Tutto qua: per il resto, gli accorgimenti da prendere in esame erano gli stessi del mio primo cellulare, e non mi sono fatto di certo cambiare la vita da un oggetto più moderno, "figo" e tecnologico dei suoi predecessori. E poi adoro il mio BlackBerry, perchè è un telefono che ha in più solo quelle due o tre cosette che mi fanno comodo (la gestione mail e una fotocamera discreta a cui ricorrere in momenti inaspettati), senza risultare un'estensione della mia persona. Un oggetto professionale, pensato per i business man, è sicuramente molto più ridotto all'osso e con molte meno inutilità di quanto invece prodotto da buona parte della concorrenza. Non che miri a fare il business man, ma, tanto per fare un esempio, apprezzo che RIM rinunci a rendere disponibile Instagram sul proprio sistema operativo: meglio concentrarsi su un telefono che ha una buona linea e una eccellente gestione di messaggistica, piuttosto che dedicarsi all'utente che ha voglia di fare l'artista. Della serie: <<Vuoi fare il fotografo? Comprati una buona macchina fotografica>>. E anche tenendo d'occhio l'aspetto più "salutista" di questa faccenda, non mi pento di utilizzare un BlackBerry: e non lo dico nè per salutismo, nè tantomeno per ecologismo. Non mi reputo un ecologista, e considero l'ecologismo (o almeno, l'ecologismo all'italiana) una trappola bella e buona, pensata più che altro per attirare voti. Inutile montare i pannelli solari sul tetto di una casa, quando poi, nel garage di quella stessa abitazione, trova spazio una macchina a benzina che fa 50 metri con un litro. Essere ecologisti è come essere comunisti: implica impegno, un impegno che arriva a condizionare azioni di tutti i giorni, e apparire ridicoli o entrare in contraddizione con le proprie idee è un attimo. A dispetto di molti ecologisti, non sono contrario alle innovazioni tecnologiche, ma disapprovo quelle che continuano a far male: e una di queste, mi spiace dirlo, è proprio un telefono come l'iPhone.
Non è mai stata una mia consuetudine seguire le vicende della telefonia mobile, ma negli ultimi anni sono diventate un circo clamoroso, bizzarro, ricolmo di cattiveria e, soprattutto, impossibile da ignorare. Forse è un segno dei tempi, ma essendo assente la volontà di confrontarsi su temi più seri, tutti approdiamo al dire la nostra sulla sfida del XXI secolo: Apple contro Samsung. Dire <<iPhone 5>> o <<Galaxy S 4>> è ormai come dire <<Beatles>> o <<Rolling Stones>>, <<Agassi>> o <<Sampras>>, <<Marlboro>> o <<Camel>>, <<Pepsi>> o <<Coca Cola>>. E' una lotta che detesto e che finora non mi ha mai coinvolto, ma nonostante questo la mela morsicata è per me già sinonimo di affidabilità sia nel campo informatico che in quello musicale. Fortuna vuole che io confidi- parlando di cellulari -in un valore che molti ritengono un difetto: l'obsolescenza. Per me un telefono non diventa mai obsoleto: per me, un telefono si compra, si usa e quando smette di assolvere alle sue principali funzioni (telefonare e inviare SMS) si butta. Ed è proprio questa obsolescenza a farmi disinteressare ad un oggetto come l'iPhone, ed è il cinismo (altra grande virtù) a non farmi vedere in un cellulare il maturo prodotto della mente di colui che in molti considerano un genio, ma che nella realtà è stato solo un invincibile imprenditore con delle belle idee e con una pessima igiene personale. <<Voglio un cellulare con un solo tasto!>> tuonò alcuni anni fa questo Zio Paperone puzzolente, e una squadra di veri geni obbedì in silenzio, consegnando al padrone il tanto ambito oggetto del desiderio. Al giorno d'oggi, i più si appropriano dello <<Stay Hungry, Stay Foolish>> jobsiano per aprire gelaterie, ristoranti etnici, alberghi, centri benessere, parrucchieri economici e altre comuni attività che di certo non evidenziano "genialità". Dunque l'unica cosa di cui questi individui avranno realmente fame è la "vile moneta", e l'unica follia che potranno concedersi sarà spendere l'equivalente di uno stipendio in un cellulare creato dal loro grande maestro zen. Un guru ecologista che ha inventato uno strumento che, nella sua più recente versione (l'iPhone 5), vanta lo 0,90 W/kg di SAR (tasso di assorbimento specifico di radiazioni), praticamente il doppio di quasi tutti gli altri smartphone in commercio (in questo i tanto odiati sud-coreani sono stati dei veri "eroi", con appena lo 0,52 W/kg degli ultimi due Galaxy). Un guru che qualcuno ha definito un "socialista", in grado di fondare e guidare un'azienda che con oltre trecento miliardi di fatturato è diventata la prima al mondo per capitalizzazione di borsa. Un guru che ha fatto scrivere, sui libretti di istruzioni della sua più costosa creatura, la postilla <<usare con morigeratezza>>, quando l'utente medio dell'iPhone ne fa un uso di qualsiasi tipo, fuorchè di quello morigerato. E poi nessuna persona sana di mente spenderebbe settecento euro per uno strumento da usare "poco", mentre il mercato della telefonia mobile invita il cliente a passare sempre più tempo attaccato all'apparecchio, offrendo piani tariffari esagerati a prezzi sempre più convenienti. Ormai, è anche diffusa l'usanza di rinunciare del tutto al telefono fisso, considerato superato, inutile, costoso e addirittura anti-privacy (quando, in realtà, basta non farsi includere negli elenchi o chiamare un numero per impedire a qualsiasi agenzia di call-center di contattarci).
La verità è che la civiltà occidentale non sta progredendo molto dal punto di vista delle dipendenze: negli ultimi vent'anni abbiamo assistito solo ad una transizione dalla cultura della nicotina a quella del telefonino. Chi fino all'altro giorno teneva occupate le mani, la bocca e l'attenzione con una sigaretta, oggi le tiene occupate con uno smartphone di ultimissima generazione. Il bisogno di sfregare con i polpastrelli schermi touch-screen è forse pari a quello di stringere fra indice e medio una Marlboro, così come nella tasca destra dei jeans trova spazio un ingombrante Samsung Galaxy Note, nuovo proprietario del monolocale il cui precedente inquilino era un letale pacchetto di cicche. Le differenze fra telefono e sigarette sono innumerevoli: un iPhone 5 costa, in una volta, ciò che un fumatore medio spende in quattro mesi di pacchetti; allo stesso tempo, le sigarette- pur essendo una forma di suicidio meno radicale di altre -uccidono prima e sicuramente di più, mentre i tumori cerebrali sicuramente dovuti all'uso di telefoni cellulari sono ancora pochi, ma in forte aumento (stando a quanto si legge in Toglietevelo dalla testa di Riccardo Staglianò, illuminante saggio uscito per i tipi di ChiareLettere l'anno scorso).
<<Pensare differente>> nuoce gravemente alla salute |
Ma fino a quel momento il telefono con la mela morsicata può rimanere dov'è.
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