sabato 6 dicembre 2014

Scusate se esisto! [Recensione]

Caso anomalo nella cinematografia nostrana quello di Riccardo Milani, nato a Roma nel 1958, prezioso aiuto regista di mostri sacri ma diversi quali Monicelli e Moretti, saldamente ancorato ad una certa idea di serialità (dal 2002 a oggi ha firmato dodici miniserie RAI) e alquanto "altalenante" sul grande schermo: se gli esordi sono eccellenti (Auguri, professore o La guerra degli Antò sono film da vedere e rivedere) e le prove drammatiche lo fanno conoscere anche all'estero (da ricordare Piano, solo con un grande Kim Rossi Stuart), non passa di certo alla storia il suo ritorno alla commedia nel 2013 con Benvenuto, presidente!, che tuttavia vedeva protagonista un bravissimo Bisio e traeva forza vitale dalla grandiosa selezione di brani di Janis Joplin presente nella colonna sonora.
Ma nel nuovo Scusate se esisto! (scritto con la moglie Paola Cortellesi, pure protagonista) della Joplin non c'è neanche il ricordo. Piuttosto, c'è la Cortellesi che gioca a fare Bridget Jones con una quindicina d'anni di ritardo e un Raoul Bova "bravo e'bbono" che decide di prendersi a cuore- di punto in bianco -una delle sue cameriere: perchè Serena Bruno (la Cortellesi), architetto abruzzese con una lunga fila di master ed esperienze esterofile ma fieramente innamorata del proprio paese (in particolare per il cibo), è tornata in Italia e lavora come cameriera, in un mondo dove la donna- nel 2014 -viene ancora vista e trattata come una sguattera duecentesca. Ora, anche se è male dichiarare l'età di una signora, a me sorge spontanea un'osservazione iniziale: far interpretare una trentenne ad una quarantenne (palesemente quarantenne) è già una scelta sbagliata, provinciale e fuori dal tempo che però incarna tre difetti della commedia italiana media. Perchè- c'è poco da fare -la medianità è l'elemento cardine di Scusate se esisto!. La scena dello spogliarello cafone, l'ex-moglie e il figlio che piovono dal cielo, la mamma e la zia abruzzesi che fanno la spola con l'appartamento della nipote per portare gli arrosticini, l'analisi del lavoro (in cui è sempre bene dare un colpo al cerchio e uno alla botte) e l'idea che tutti gli omosessuali debbano per forza risultare degli eterosessuali mancati o addirittura pentiti, ricolmi di fantasie deviate e belli come il sole. 
Molte belle e ben funzionanti le parti che riguardano il progetto del Corviale (nella realtà davvero realizzato da una donna, tale arch. Guendalina Salimei) e in generale l'ambiente dello studio Ripamonti (interpretato da un immenso Ennio Fantastichini), sospeso fra gravidanze celate, segretarie insofferenti, tifoserie sopite, sessualità represse. Per il resto: una successione di luoghi comuni (lo spaghetto pomodoro e basilico consumato in un monolocale londinese è solo uno dei tanti) triti e ritriti. 
Rivoglio le attrici incapaci e doppiate da altre, i registi che sullo stesso set girano in contemporanea un horror, un poliziesco e un porno e il product-placement targato Cynar, MS e Ip. In altre parole, rivoglio Il poliziotto Mark spara per primo. E Scusate se esisto! non è un titolo, ma una forma di autodenuncia, schietta, sincera ma non del tutto sufficiente.

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