domenica 28 dicembre 2014

[Classifica] Il mio 2014 in 10 dischi (e pochi più)

PREMESSA

Ricorderò il 2014 come un anno di grandi concerti a cui avrei voluto assistere. Dagli Iron Maiden a Bologna agli Skid Row a Cascina (PI), dai Gov't Mule a Bagnolo in Piemonte (concerto mancato davvero per un pelo) a Robert Plant & Sensational Space Shifters a Pistoia, dai Pearl Jam a Trieste agli ZZ Top a Milano. E poi ancora quel gigantesco David Crosby, che con la sua chitarra acustica ha "cullato" Lucca appena due settimane fa, la bravissima Sharon Van Etten che è passata da Bologna ora di fresco, Steve Earle che era a qualche festival estivo di cui ora mi sfugge il nome. Insomma, tutto potrebbe far presagire ad un 2014 fatto di pentimenti, rimpianti e amerezze: ma non è stato così.
Del resto, ho un'idea estremamente popolare della musica e ritengo offensive le cifre che molti degli artisti citati sopra (o chi per loro) propongono per essere visti: attenzione, non è una questione di merito, anche perchè andare a sentire gli One Direction può costare molto di più di un concerto dei Metallica. Perciò, non mi mangio le mani- almeno generalmente -a non avere assistito a qualche "concertone" da stadio in cui la mia band del cuore è coperta da cori da stadio e praticamente invisibile ai miei occhi: anche in questo caso, i rimpianti li destino ad altri settori.
A chi durante l'anno si è agitato leggendo certe mie recensioni di musica, posso solo consigliare di rilassarsi. Primo, non devo rendere conto a nessuno di quello che ascolto e di quello che scelgo da recensire. Secondo, sono il primo a sapere che, in fatto di musica rock, tutto quello che si poteva fare è stato fatto; ma sono anche il primo a definire imbecille il ritornello che va di moda da una decina d'anni e che recita <<Il rock è morto!>>. A morire sono gli artisti (l'ultimo famosissimo, in ordine di tempo, è stato Joe Cocker), in quanto esseri umani finiti e mortali, e tanti, troppi appassionati "invisibili". Gente che non ha blog, non scrive su riviste, non lavora nel mercato discografico ma che si intende di musica. La segue, la ama, la ascolta, la compra, la scarica, non affibbia etichette idiote, non parla per slogan insulsi, non si ferma alle apparenze, non si limita a dire che un determinato genere fa schifo solo perchè su RTL 102.5 gli unici pezzi rock che passano sono dei Coldplay. E' vero che le scarse vendite dei dischi non sono solo dovute a motivazioni economiche e sociali, ma  anche ad una vera e propria perdita di qualità nell'offerta musicale globale: tuttavia, da qui a dire che <<il rock è morto>>, cari ignorantoni, ce ne corre.
Come si evince dal titolo: la classifica riguarda il mio 2014, segnato dalla musica che ascolto e che amo e non da quelle stupide top-ten "scelte dai lettori" che potete trovare comodamente su Panorama, La Repubblica o Rolling Stone (una volta rivista di musica, oggi rotocalco che fra una pubblicità di uno shampoo e una di un SUV trova il tempo di regalare a caso 5 stellette all'artista che ha pagato meglio il redattore), liste inique dove trova spazio solo il 5% della produzione musicale internazionale e di genere. E proprio parlando del genere, qua troverete rock di quello vero, metal in tutte le sue forme ed elettronica esclusivamente eccellente, avanguardistica e per cui l'ascolto viene sempre prima della ballabilità (se poi è anche ballabile, meglio): il resto è fuffa. Se vi è piaciuto l'ultimo disco di Thom Yorke o siete abituati a seguire complessi salentini maleodoranti che inneggiano al potere operaio e dopo il concerto lasciano il centro sociale a bordo di una Mercedes coi vetri oscurati, state perdendo il vostro tempo. 
Buona lettura.

1.
Lucinda Williams, Down Where The Spirit Meets The Bone (Highway 20 Records, 2 Cd)

2.
Mastodon, Once More 'Round The Sun (Reprise)

3.
Aphex Twin, Syro (Warp Records)

4.
Tom Petty & The Heartbreakers, Hypnotic Eye (Reprise)

5.
Counting Crows, Somewhere Under Wonderland (Capitol)

6.
Sharon Van Etten, Are We There (Jagjaguwar)

7.
AC/DC, Rock Or Bust (Columbia Records)

8.
Plaid, Reachy Prints (Warp Records)

9.
Black Label Society, Catacombs Of The Black Vatican (Mascot Records)

10.
Damon Albarn, Everyday Robots (XL Recordings)

E SE 10 NON VI BASTANO...

Se 10 dischi non vi bastano, andate su Soundcloud e cercate le opere dei d.j. glitch e drone delle isole Faer Oer, scaricate gli EP della rinascente scena house underground di Chicago, perdetevi completamente nei set di qualche oscura discoteca teutonica, e se avete occasione andate a braccare per i club più vicini questi ragazzi e ragazze giovanissimi e ancora poco conosciuti che fanno ballare con una naturalezza e una semplicità raramente rintracciabili altrove (tantomeno in Italia, dove l'elettronica è veramente nella sua fase "poveri noi..."). In casa rock, al contrario, piazzo fra le riserve qualche anziano leone: da John Mellencamp a Bob Seger, da Leonard Cohen a Jackson Browne. Tutti cantautori, tutti grandi artisti, tutti autori di album che non saranno capolavori ma di cui un giorno sentiremo la mancanza.  

IL LIVE.

Se si eccettuano ristampe e raccolte di materiali inediti (quest'anno ne sono uscite di meravigliose, fra cui il cofanetto dell'Irish Tour di Rory Gallagher, il concerto di Passaic, New Jersey di Bruce Sprigsteen del 1978 e quello di Englishtown della Marshall Tucker Band), di album live belli e contemporanei ne escono veramente poco. Registrarli costa, spesso sono lunghi e doppi, e di conseguenza il loro prezzo è alto. Ma quest'anno, con circa quindici euro, è possibile acquistare un album dal vivo straordinario, opera di quel Gary Clark Jr. che da qualche tempo merita davvero di stare al fianco dei virtuosi chitarristi più giovani (Derek Trucks o Joe Bonamassa, per intenderci) venuti alla ribalta negli anni 2000. Il suo Live è puro godimento chitarristico, una libidine doppia che trasuda umori sudisti, hard e blues e che ne rilancia anche le capacità compositive, finora appannate da scarsi risultati in studio e da una campagna mediatica che lo ha spacciato più per il nuovo Lenny Kravitz che non per il nipote bravo di Jimi Hendrix.

Gary Clark Jr., Live (Warner Music, 2 Cd)

IL SINGOLO.

Inizialmente è stato fatto trapelare in rete come una lunga demo, poi mixato e ripulito per meglio affrontare la permanenza su YouTube e infine rilasciato come singolo ufficiale il 24 settembre: sto parlando di Lords Of Summer, brano dei Metallica che anticipa un fantomatico nuovo album in uscita nel 2015 e che lascia ben sperare tutti coloro che, dopo tre lustri ripieni di monnezza (Black Album, Load, Re-Load, St.Anger più live vari, colonne sonore e dischi di covers) erano tornati ad amare il quartetto californiano. Dato che appartengo a quella buona fetta di intenditori che avevano apprezzato il cambio di produzione della band (da Bob Rock a Rick Rubin) e il ritorno al sound degli anni '80 di Death Magnetic (2008), non posso che definire che Lords Of Summer, almeno a livello di singolo, sia un oggetto in cui riporre un minimo di speranze.

Metallica, Lords Of Summer (Warner Music, singolo)

IL BOX-SET.

Ogni anno escono box-set meravigliosi, roba in cui davvero varrebbe la pena buttare tre quarti di stipendio e non sentirsi comunque sazi. Di memorabili, in questo 2014, ne sono usciti almeno sei. Da parte mia, ne ho scelti tre (uno in studio, due live), perchè la vita è piena di decisioni difficili e non sempre è tutto riducibile ad una singola scelta. Sono tre prodotti il cui prezzo varia da cifre molto alte (139 € per Dylan) a numeri sempre sostanziosi ma comunque più bassi (i 49€ di CSNY 1974). Tre capolavori, tre artisti diversi, tre generi diversi, tutti partoriti, bene o male, nello stesso periodo: cioè nell'età dell'oro.

Bob Dylan,                                                                                                       The Allman Brothers Band,
The Bootleg Series Vol.11-                                                               The 1971 Fillmore East Recordings
The Basement Tapes Complete                                                                     (Universal Music, 6 Cd+Booklet)
(Columbia Records, 6 Cd+ Booklet)

Crosby, Stills, Nash and Young,
CSNY 1974 
(Rhino Records, 3 Cd+ 1 DVD)

IL TRIBUTE-ALBUM.

Non è piaciuto a tanti: nè agli appassionati più conservatori, nè ai neofiti. Tutti a puntare il dito sulle alte capacità di commercializzazione di un prodotto simile e sugli scarsi risultati artistici dello stesso. Va bene, si può dire che del compianto JJ Cale e di molti capolavori del suo repertorio abbiamo sentito covers migliori di quelle approntate da Clapton&friends in questo The Breeze. Ma guardiamoci intorno. Ne trovate altri di atti d'amore del genere in circolazione? Io non penso. Sedici canzoni per un'oretta striminzita di musica, un omaggio ad un grande artista, capace da solo di dare vita ad un genere (il Tulsa-Sound). Da tenere di conto anche solo per riscoprire gli originali.

Eric Clapton & Friends,
The Breeze: An Appreciation Of JJ Cale (Bushbranch/Surfdog)

LA COLONNA SONORA.

C'è solo un momento in cui, come compositore di colonne sonore, Hans Zimmer riesce a risultare superiore a se stesso: e cioè quando Hans Zimmer scrive musica per un film di Christopher Nolan. Anche se Interstellar non vi è piaciuto, provate ad ascoltare da soli, in silenzio, pezzi del soundtrack del film. Fatelo e sognate. Poi se ne riparla.

Hans Zimmer,
Interstellar: Original Motion Picture Soundtrack (Water Record)

Non so cosa c'è in meno o in più rispetto all'anno scorso (forse mancano il "miglior esordio" e la "peggiore delusione"). Se vi siete persi qualcosa, cliccate sull'etichetta "Suggestioni uditive" e poi fa tutto Blogspot.
Buona fine e buon inizio!





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