giovedì 26 settembre 2013

Dream Theater, "Dream Theater" [Suggestioni uditive]

DREAM THEATER, 
"Dream Theater" (Roadrunner, 2013)
★★
















Dicembre 2003. 
Sono uno pseudo-metallaro di appena quattordici anni con lunghi capelli unti e i denti gialli. Non fumo, non bevo, ma mi commuovo ad ascoltare dischi di power-metal di importazione scandinava, a leggere libri fantasy e a disegnare ragazze nude. Da mesi compro Metal-Hammer, autorevole bibbiazine metallara che costa ben tre euri e novanta (dieci anni fa!) e che vanta decine di pagine di recensioni. I quattro dischi del mese sono: The Uncrowned dei Last Tribe, Animals Should Not Try To Act Like People dei Primus, il monumentale (3 Cd+ DVD) Rush In Rio dei Rush e Train Of Thought dei Dream Theater. Leggo grandi cose di questo album, ma soprattutto di questo gruppo, paladino della rinascita del progressive di fine anni '80; la band mi incuriosisce, il genere pure e anche la copertina dark-surrealista dell'album. Ma, alla fine, il vecchio trionfa e vinceranno- dopo settimane di risparmi mirati a racimolare i trentasei euro e novanta del prezzo -i Rush.

Dicembre 2004.
Una fredda mattina pre-natalizia di scuola. In questo ultimo anno ho ampliato notevolmente le mie conoscenze musicali, andando oltre il metal e aprendomi all'hard rock, al punk e ad altri generi. Il mio compagno di banco mi porge le cuffiette e mi fa ascoltare un disco dei Dream Theater che gli ha gentilmente "taroccato" (verbo oramai desueto) un suo cugino di Padova: si intitola Metropolis Pt. 2: Scenes From A Memory. Mi innamoro di questa musica e lo stesso pomeriggio siamo tutti a casa di un terzo, appassionato musicofilo, dotato di masterizzatore. E per quanto la scritta rossa sia un po' sbiadita, la mia copia di Scenes From A Memory gira ancora bene nello stereo. 

Luglio 2005. 
Ho caldo, mi sono tagliato i capelli dopo non so quanto tempo e sono su un autobus assieme ad altri compagni di scuola. Viaggiamo verso Bari, da dove poi ci imbarcheremo per Patrasso. Per rendere il viaggio ulteriormente epico, romantico e foscoliano mi sono portato dietro i seguenti album dei Dream Theater: Images And Words, Awake, A Change Of Seasons, Six Degrees Of Inner Turbulence, Scenes From A Memory e Train Of Thought. In più, abbiamo due copie (una originale, l'altra piratata) di Octavarium, uscito da meno un mese e piuttosto discusso da pubblico e critica. Pur apprezzando molto un paio di brani, anch'io non rimango favorevolmente colpito dal disco e nella suite che dà il titolo all'album avverto più il plagio che l'omaggio ai Pink Floyd. Ad ogni modo, la frase <<Don't be afraid/ You're not the only one/ Don't let the day go by/ Don't let it end/ Don't let a day go by, in doubt/ The answer lies within>> tratta da The Answer Lies Within sarebbe stata incisa a caratteri cubitali nel mio successivo banco e barbaramente sfruttata e riciclata per qualunque scopo. 


Novembre 2006.
Ormai ascolto di tutto, ho imparato a conoscermi meglio, sono cresciuto, ho iniziato a fare più vita sociale e a conoscere e confrontarmi con molta altra gente. Tuttavia, una festa di compleanno a sorpresa non me la sarei mai aspettata. Sono spudoratamente felice e il triplo album live Score (quello con l'orchestra, per intenderci) dei Dream Theater non può che migliorare le cose. Barocco e pomposo: magari oggi lo riascolto e lo tolgo a metà del primo cd, ma all'epoca era quanto di meglio potessi desiderare.  

Giugno 2007.Sono stato miracolosamente promosso all'ultimo anno di scuola, ho i capelli corti, non amo la compagnia, fumo due pacchetti di sigarette al giorno e odio quasi chiunque. Odio anche Systematic Chaos, il più brutto disco dei Dream Theater di sempre, e ancora di più odio quei buonisti del cazzo che devono per forza trovarci qualcosa di buono. Sputo su ogni invito ai loro concerti italiani del tour e sancisco definitivamente che questo tipo di musica è morto, freddo, finito, superato e che chi suona questa roba può solo chiudere bottega.


Agosto 2009.

Neanche lo avevo saputo, ma a inizio estate era uscito un nuovo album dei Dream Theater, il migliore- a detta di un amico che ha continuato a seguirli -dai tempi di Train Of Thought. E, in effetti, gli do ragione: Black Clouds And Silver Linings è il migliore lavoro dei Dream degli ultimi anni (specie nella versione 2 cd, con il secondo ricolmo di cover straordinarie). Peccato solo che io sia già totalmente disinteressato a loro e alla loro musica, e che il disco duri pochi giorni dentro il mio lettore, per poi essere rimpiazzato da Humbug degli Arctic Monkeys.

Settembre 2011.
Forse per l'abbandono della sezione ritmica da parte di Mike Portnoy (unico membro del gruppo a possedere quella cosa chiamata "carattere") che ha investito tutti i canali di informazione disponibili, forse perchè ho voglia di un minimo di ringiovanimento, forse perchè il rock più o meno alternativo si è rivelato essere un'autentica farsa, mi decido a seguire le vicende dei Dream Theater. Leggo le news sul fansite italiano (sito eccellente) e guardo i video dei provini per la ricerca del nuovo batterista. Quando salta fuori il nome di Mangini, sono soddisfatto e curioso di ascoltare nuove canzoni. A Dramatic Turn Of Events si rivela essere un'opera discreta, almeno da principio. Peccato che peggiori di giorno in giorno, ad ogni ascolto. 

Settembre 2013.
Puntuale come un orologio arriva il nuovo album dei Dream Theater. 
Mi era anche passato di mente! E pensare che mesi fa avevo perfino ascoltato quella schifosa canzone recante il titolo The Enemy Inside, e avevo pensato <<Speriamo che tutto il disco non le somigli!>>. E invece le somiglia proprio tutto: che sia della retrò The Looking Glass o della conclusiva, interminabile e insopportabile Illumination Theory, il dodicesimo, omonimo album della band americana che ha fatto rinascere il progressive-rock unendolo al metal di fine anni '80 è un lavoro mediocre, piatto, inutile. Fa ridere (ma anche riflettere) il fatto che il nome del gruppo dia il nome al disco che del gruppo meno sembra raccogliere e tradurre in note l'essenza. 
Tuttavia, mi ritrovo poi a leggere i voti dati da critici seri, gente che lo fa di mestiere, e siamo dalle parti dei 9/10, delle quattro stellette su cinque. Io, da parte mia, gliene ho date due. Forse perchè non sono un vero critico musicale, o forse perchè- al contrario di chi scrive su certe riviste -in vita mia ho ascoltato anche musica di altro genere e cerco di dare un giudizio il più possibile complessivo e non ristretto al genere o all'ambito musicale in cui un album viene analizzato. 
O forse perchè non ho capito i Dream Theater dall'inizio, e questi ultimi dieci anni di ascolti non sono serviti a niente. 

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