giovedì 25 febbraio 2016

"Vinyl", 2x01 [Recensione]

Uno si aspettava che fosse tutto finito e che la magia, la musica, lo stile dell'episodio pilota di Vinyl fossero stati soltanto un rappresentativo esercizio d'autore.
E invece no, perchè anche questa seconda puntata si snoda attraverso i suoi 55 minuti in maniera egregia.
Richie Finestra risorge- anche fisicamente -dalle ceneri del concerto dei New York Dolls e si sente come se fosse la prima volta che ha udito il rock&roll.
L'accordo con i "cazzoni nazisti" della PolyGram va a monte e la sua lista di nemici inizia ad allungarsi. Il personale è a rischio licenziamento e ora più che mai i talent scout dovranno iniziare a scovare davvero validi talenti di questa scena sub-urbana che sta prendendo piede. Per questo, Richie è contento del lavoro svolto dalla "ragazza dei panini", involontaria preveggente del punk a venire, ventenne consapevole che il rock sta tornando a forme più semplici e spontanee.
Al personaggio di Devon, forse leggermente sfuocato nel Pilot, viene dedicato molto più spazio. Tornano ad emergere (e a tentarla) il suo passato alla Factory di Andy Warhol, le sue esperienze con ogni genere di sostanza psicoattiva, la vicinanza ai Velvet Underground.
Sommo il monologo anti-progressive di Richie durante la riunione e il sibillino finale. Che non è Scorsese, ma rimane scorsesiano. 
Come tutto il resto.

1 commento:

  1. Monologo anti-progressive? Questa serie è già un capolavoro!

    RispondiElimina