mercoledì 17 febbraio 2016

"Vinyl", 1x01 [Recensione]

Sembrava una banale domenica di febbraio, e invece è stato un San Valentino di musica, sangue e bellezza. Mi sono bastati i cinque minuti iniziali per capire che, con Vinyl di HBO, Terence Winter e Martin Scorsese (coi soldi del baronetto di Sua Maestà Mick Jagger) stanno realizzando il più straordinario atto d'amore che si sia mai visto sul rock in televisione. Questo episodio pilota di 112 minuti restituisce un'immagine doppia del più grande momento che un determinato genere di musica abbia mai conosciuto: la compattezza energetica del presente e l'incognita di un futuro fratturato e disperso, come un Frankenstein non tanto casualmente proiettato a casa di Buck Rogers, l'uomo che ha portato il rock&roll nelle radio di tutta America. Vinyl non è- nè, credo, sarà -un documentario in odore di cinema come Woodstock o Gimme Shelter, nè un epico film concertistico accostabile a The Song Remains The Same o a Live at Pompeii. Lo stesso Scorsese, regista inimitabile di questa prima puntata (una prova riuscitissima, al contrario del pilot di Boardwalk Empire, sempre di Winter, sempre su HBO), non spolvera i panni dell'autore elegiaco di The Last Waltz, non vaga per le strade del Villagge come in No Direction Home, nè supera se stesso come successo con Live In Material World. Semplicemente, Scorsese fa ciò che gli riesce meglio da sempre: racconta le storie del potere, quelle di chi è arrivato in cima e deve rimanerci a qualunque costo. Che siano mafiosi, broker falliti o produttori discografici (e Bob Cannavale, protagonista di Vinyl, è Richie Finestra ed è, appunto, il presidente di una casa discografica) poco importa. 
Non ci è ancora dato sapere cosa accadrà a Richie Finestra, nè se la sua caduta luciferina avrà luogo o meno nel corso delle dieci puntate di questo show. Siamo appena all'inizio, in una New York che miscela Taxi Driver, Fuori orario, Al di là della vita e perfino un po' di Shine A Light. Manca solo Paul Schrader a battere a macchina. 
La colonna sonora è perfetta. 
Il prato di Woodstock è lontano, la regia splendida è tragica. 
Sulla West Coast il sole sta tramontando, ma a New York è già notte. 
E tutto lo spettacolo del rock finisce col somigliare alla vita quotidiana stessa di un singolo giorno. 




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