giovedì 18 febbraio 2016

Lissie, "My Wild West" [Suggestioni uditive]

Lissie,
My Wild West
(Lionboy/Cooking Vinyl, 2016)













My Wild West. Il mio selvaggio West. Il titolo a cui, per ora, giunge il percorso canoro della 33enne Elisabeth Maurus meglio nota come Lissie  sembra dichiarare senza ambiguità il materiale di cui è fatto il sogno della sua musica. 
Positivamente segnato dall'esperienza dell'autoproduzione e da arrangiamenti di alta qualità eppure molto lontani da quelli dei due album usciti per Columbia fra 2010 e 2013, My Wild West è il primo traguardo discografico di Lissie che davvero mi colpisce e conquista totalmente. Un disco di grande maestria tecnica e di puro cantautorato country. Dodici pezzi, tante chitarre di rara sontuosità, qualche effetto sonoro e un massiccio uso di microfoni ambientali lontano dalle pigre arditezze pop-country del filone pro-Taylor Swift.
Lissie- per quanto non manchi di citare fra le sue maggiori fonti di ispirazione Dolly Parton e Bobby Gentry -non somiglia a nessuna delle grandi countrysingers del passato, nè sembra interessata alla dimensione della vita da popstar contemporanea (lo dimostra il suo trasferimento da Los Angeles ad una anonima fattoria del Midwest, dove coltiva la terra e divide il proprio tempo fra animali, familiari e musica). Non prende in prestito standard o altra musica di repertorio, ma appronta un album suo al 101%. 
My Wild West suona subito come un classico straniato, aperto da una ouverture orchestrale vera e propri, dagli accordi al piano di Hollywood e dalla successiva Wild West. In questo trittico Lissie compie l'operazione di sintesi tra il suo West e la rappresentazione (hollywoodiana, per l'appunto) di una città che le ha spezzato il cuore e canta questo rito di passaggio in maniera impeccabile. Hero è il singolo di lancio, una piccola enciclopedia di vagabondaggi da road movie che però non restituisce la forza di quel bagaglio culturale e musicale sedimentato degli anni di ascolti, scritture, letture. 
Con Sun Keeps Risin', al contrario, eccede e firma un momento-capolavoro. C'è poco da fare: poca, pochissima musica risente di quell'energia, di quel vento che dà forma alle cose, per quanto si viva letteralmente circondati da note, rumori, suoni. Ebbene, Sun Keeps Risin' è una canzone palesemente vicina alla perfezione. 
Stay lotta contro il tempo e i tempi. Daughters è sfrontata, urlata e portata in fondo da un bizzarro, distortissimo assolo chitarristico. Together Or Apart è un capolavoro, uno di quei pezzi che fanno pensare a quando la musica ci imponeva di guardare negli occhi lo sguardo che rischiavamo di perdere per sempre. 
La conclusiva sequenza Shroud- Go For A Walk- Ojai torna a narrare quale spettacolo selvaggio, affascinante e anche triste è la vita. L'energia della voce di Lissie subisce un'ultima impennata, il suo country posteriore ad ogni tendenza e fiction televisiva va in scena col massimo di potenza e regala, in una seduta di solo voce-chitarra acustica, tutta la grandiosità di quella che Bob Seger (i cui migliori album torneranno alla mente degli appassionati più colti e preparati, per struttura e costruzione, ascoltando My Wild West) chiamava the famous final scene

Nessun commento:

Posta un commento