giovedì 19 marzo 2015

Fangs Of The Molossus, "Fangs Of The Molossus" [Suggestioni uditive]


Fangs Of The Molossus,
Fangs Of The Molossus
(Italian Doom Metal Records, 2015)
★★★















Ormai è palese: il panorama heavy italiano si è fatto adulto, variegato, maturo. La mia non è ruffianeria nazionalista, ma una presa di coscienza definitivamente sviluppatasi nell'arco degli ultimi quattro, cinque anni. Merito delle etichette, certo, ma soprattutto, merito di questi artisti, outsiders le cui creazioni possono ormai rivaleggiare con quelle dei consueti tedeschi, francesi, inglesi, scandinavi e americani. Sono band perfettamente a loro agio nei vari sotto-generi del metal, complessi che arrivano senza problemi nelle compilation e alle radio di tutta Europa. Per non parlare dei numeri che il metallo italiano ha ormai raggiunto in termini di quantità di partecipazioni a rassegne, concerti e festival internazionali.
E fra tutti i meandri del genere, quello del doom sembra particolarmente fiorente nel nostro paese: lo dimostra anche l'esperienza di Simone Pozzolo, che da blogger appassionato di musica  (il sito www.italiandoommetal.it da lui curato è uno dei più autorevoli in materia) ha pensato bene di passare al ruolo di produttore, fondando la Italian Doom Metal Records. Primo pezzo del catalogo è l'omonimo album di esordio dei "maledetti toscani" Fangs Of The Molossus, un disco già uscito in cd nell'estate del 2013 e ora ristampato in una pregevole vinyl limited edition, disponibile nelle colorazioni black (400 copie) o blood red (100 copie). Non un capolavoro, ma sicuramente un'opera che non passa inosservata, composta da cinque lunghi brani che partono dalle lande sabbathiane e approdano a un doom crudo ed esoterico. Si parte con l'ottima Caligula, che già beneficia di un lavoro di composizione e fantasia altamente stimolante, con lunghi assoli di chitarre (ben tre) e un finale libero. Cult Of The Witch Goddess mantiene intatto l'impianto ruvido della band, con Daemon Nox che pompa il suo basso e imprime un groove irresistibile al tutto. Ben più sbrigativa e semplicistica risulta la terza I Drink Your Blood, nulla di memorabile se non fosse per l'efficace lavoro di drumming svolto da Iako. Valida alternativa al terzo pezzo si rivela essere O Fera Flagella, unico brano strumentale del disco, macabro e solenne. La voce di Acid King ritorna nella conclusiva Dead King Rise, un non originalissimo pezzo di puro doom dal finale un po' orgiastico, un po' inconcludente, il che può degnamente rappresentare il binomio "pregi&difetti" di un'opera prima. Ma tutto sommato Fangs Of The Molossus è un buon biglietto da visita per la band toscana, che mantiene l'ossatura tipica di molti album del genere per poi abbandonarsi totalmente a linee melodiche impeccabili e torridi assoli strumentali. Tutti ingredienti che rendono questo esordio un album tosto, potente e suonato da un gruppo che può crescere ancora moltissimo in termini di tecnica e di idee e che maneggia certe influenze space e psychedelic come se stesse suonando negli anni Settanta invece che negli anni Dieci del Duemila.

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