martedì 3 marzo 2015

Doomraiser, "Reverse (Passaggio inverso)" [Suggestioni uditive]

Doomraiser,
Reverse (Passaggio inverso)
(BloodRock Records, 2015)

★★★★














Con dodici anni di attività sulle spalle e quattro album all'attivo, i romani Doomraiser sono la band che più di ogni altra persevera nel condurre la propria efficace ricetta doom ben oltre i confini nazionali. E se è vero che il loro ultimo disco Reverse (Passaggio inverso) potrebbe suonare come un passo indietro rispetto al capolavoro Mountains Of Madness (2011), è altrettanto palese che il ritorno a sonorità più scarne e dirette non coincide assolutamente con una perdità di qualità della loro musica. Questo perchè Reverse, di nuovo pubblicato dalla BloodRock Records, ha una storia da raccontare: quella del complesso che vive nei bassifondi del Metal ed è ben deciso a non uscire più dalle ritmiche lente e solenni del genere doom. Devoti alla funereità dei Black Sabbath, al suono scabro e minimalistico dei Kyuss e al doom puro dei Cathedral, i Doomraiser aprono il loro quarto album con la superba Addiction, dominata dalla magnifica voce di Nicola "Cynar" Rossi. La coppia successiva (Mirror Of Pain e Ascension: 6 to 7) riconferma l'estrema bravura dei chitarristi Montagna e Serpico e la certosina precisione del batterista Pinna, oltre a segnalare a chi ascolta che in Reverse non c'è più spazio per le lisergiche sperimentazioni di Mountains Of Madness: le lunghe, psichedeliche code dell'album precedente sono ormai solo un ricordo. Certo, anche qua c'è qualche momento in cui "Cynar" si presta a suonare le tastiere (la splendida In Winter), ma basta un riff marmoreo e distruttivo come quello di Aphosis a riportare tutto dalla dimensione del sogno a quella, ben meno rassicurante, del delirio.
Difficile poi comprendere quale soluzione offra la conclusiva Dio Inverso, uno dei passaggi più enigmatici dell'intera produzione del quintetto romano. E' un brano angoscioso e oscuro, guidato da un organo che sembra fare del caos un proprio, personalissimo oggetto di rappresentazione. Fino a quel momento, Reverse ha rasentato la follia e lo stato confusionale, e solo da ultimo sembra uscirne per raccontarci come è andata, incrociando il doom con lo stoner rock, offrendo innumerevoli sottigliezze di intonazione, scarti microtonali, impercettibili frammentazioni ritmiche.
Tirando le somme, solo l'apparenza potrebbe suggerire che Reverse sia un'opera meno riuscita rispetto a Mountains Of Madness: basta scavare (poco) più a fondo per scoprire che non è così e che ci troviamo di fronte ad un disco superbo, maturo, forse meno ambizioso, ma- almeno a parere di chi scrive -molto più bello.

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