domenica 2 giugno 2013

Il monologo dell'industriale [Trame]


PREMESSA

Questo surreale e strampalato monologo l'ho ritrovato scritto- in caratteri piccolissimi e quasi incomprensibili -su due pagine di un vecchio "diarietto". Come spesso succede, mi ero completamente dimenticato di averlo scritto, e la data mi ha veramente spiazzato: 6 luglio 2004. Quasi nove anni fa? In effetti, celate fra l'apparente non-sense e i numerosi punti-e-a-capo, ritrovo solo oggi le numerose passioni letterarie (Joyce) e musicali (Iron Maiden) di allora, e penso <<Ebbene sì. Quasi nove anni fa...>>.
Buona lettura.

IL MONOLOGO DELL'INDUSTRIALE

Non si vede un tubo. Mai vista una nebbia così. Non è nebbia?E' Golia che fa l'aerosol?
Studio come un matto per loro, ma se la nostra ditta non vuole usare la nostra idea produttiva, diamo le dimissioni e mettiamoci in proprio. Ma è immorale e da anni stiamo spiando il nemico, da duecento lunghi anni, e la nostra industria è ridotta a zero. In tanti mi parlano di onestà. L'onestà è un sogno che diventa peccato. La verità è che non ci sono più valori in cui credere.
Sono anni che lavoro per la PFPT e non mi sono mai lasciato sfuggire un sacchetto di carta. 
Le donne mi annusano e sono costrette alla totale anestesia. 
La gente ama pulirsi le orecchie e il naso durante il servizio pagamento. 
Mi vengono i crampi a stare a sedere. 
Abbiamo spie ovunque, anche  a Roma ed Alessandria, Alessandria d'Egitto. E i tg non parlano d'altro. I nostri negozi vendono stecchi e penne di tacchino.
Quando girano le riviste hot per gli uffici le tolgo a tutti e poi mi ritiro nello studio, a leggerle per conto mio. Colleziono elastici e giornali. 
Sento puzza di imbroglio da parte di tutti. Alle cene molti amici si portano accette e coltelli, e sventrano il ristorante. Tanto, dicono loro, siamo una grande azienda e possiamo permettercelo. Che schifo di industria è la nostra. 
Amo masticare i calzini, specialmente oggi che c'è quest'aria irrespirabile. 
Mai visto niente del genere. 
Non si vede un tubo. Mai vista una nebbia così. 
Non è nebbia?
E' Golia che fa l'aerosol?
Ma vaffanculo. E pensare che i gatti dormono con un occhio aperto: c'è scritto in questo libro. Lo scrittore è un americano, di nome McDonnell. O è inglese? Boh.
E' il primo libro che la nostra azienda produce, collaborando con una casa editrice americana. E' lungo cinquecentosessantuno pagine. Che cavolate racconta, questo McDonnell sulla vita degli animali. E' uno scrittore di cui so ben poco: ha scritto molti libri sull'egittologia e sulla vita degli indiani d'America e pure un saggio sulla meditazione. Non so altro.
Fatto sta che ora c'è anche da fare lo spot a questo libro. Chiamatelo fantastico!
Inizia con un gatto che sta su un pianoforte e osserva le mani tagliate di un essere umano suonare una tastiera infinita. Se ne va da questa casa, mentre due frati passano lungo la strada: e il gatto non si accorge che i frati sono morti. Nella casa davanti alla strada, un uomo affila alla ruota senza penumatico della bicicletta un rasoio e intanto guarda silenzioso la ragazza legata sulla sedia del suo soggiorno. Solo dopo averla mangiata e averne dato i resti a quel gatto, si corica, in compagnia della sua compagna più fedele: una mucca.
Insomma, questo volume è una boiata letteraria sulla vita degli animali domestici. Lasciamo perdere il libro, ci penserò dopo.
Dopo devo andare a comprare un disco ad un mio amico. Che gli compro?
Sono indeciso fra l'ultimo singolo di Ed Hunter e il vecchio album di Ed Hunter. Opterò per il caro Ed Hunter.
A più tardi.


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