mercoledì 12 giugno 2013

[Recensione] After Earth

Sempre meno persone vanno al cinema.
Sempre meno persone vanno al cinema per vedere un buon film.
Sempre meno persone sanno che cosa sia un buon film.
Non voglio dire questo perchè i miei gusti sono per forza migliori degli altri, ma per il semplice motivo che- grazie a dio -esistono degli strumenti con cui poter giudicare oggettivamente un film, decidendo se questo è bello o brutto. Mi metto dunque nei panni di un ipotetico bravo e povero studente di cinema (la maggior parte di quelli che conosco sono degli ambiziosi sfaticati con l'aria intellettuale che non hanno una vita sessuale, si lamentano quando devono vedere un film di Lang e meriterebbero di lavorare in miniera per il resto dei loro giorni, quando invece, se le cose vanno davvero male, diventano anche registi; ma se siete interessati alla questione, correte a vedere l'archetipo degli studenti di cinema contemporanei, e cioè Barbie Xanax, su YouTube), che va in sala a vedere After Earth. All'uscita, uno stuolo di trentenni annoiati dall'alienante routine che hanno votato M5S e ora pretendono aumenti di stipendio senza avere mai aperto un libro in vita loro circonda lo studente di cinema, intento a vomitare in un posacenere in ceramica: <<Hai visto che bel film, cazzo? C'è l'azione, ma alla fine parla del rapporto padre e figlio, cazzo! Un po' come quello bellissimo, cazzo... come cazzo si chiamava, cazzo?!>>, un altro interviene esclamando <<La ricerca della felicità, cazzo!>>, e l'altro replica <<Hai ragione, cazzo! Non mi veniva, cazzo! Comunque, alla fine parla di quello, cazzo. E tu pensa che per farlo capire anche meglio Will Smith ha davvero usato il suo figlio, cazzo!>>, dopodichè tutti si abbandonano ad un elogio delle qualità di grande attore di Will Smith. Lo studente è a terra, inerme, che cerca di trovare un lavoro decente nella filmografia di Will Smith. Gli viene in mente solo il primo Man In Black, perchè del resto, signori, quello e basta ha fatto di buono nella sua carriera l'attore di colore più pagato di Hollywood. Se fosse stato basso, rachitico e bianco, Will Smith avrebbe sicuramente fatto il mestiere di Giacomo Poretti in Chiedimi se sono felice: il doppiatore di quelli che tossiscono. Ci può stare che un attore non sia bravo, ma la cosa più grave è che a lui venga associata l'idea di "buon film", e After Earth non ha fatto eccezione. E ovviamente siamo di fronte alla storiella buonista del cazzo, ambientata mille anni dopo la fine del mondo e con padre e figlio simili a venditori ambulanti di borse di Sbucci solo con tute da astronauti del Terzo Millennio che tornano a pascolare sul pianeta in cui ha avuto origine la loro razza. Purtroppo non esistono modi per spiegare a chi apprezza film come questo (e più in generale, i film con Will Smith) quanto  essi siano brutti, inutili, aberranti e quanto quei 100 minuti di effetti sonori, visivi e schianti non eccitino, ma in realtà appiattiscano anche la più lenta di tutte le attività cerebrali. A questo punto lo studente ha due scelte: o tira fuori dalla tasca una pistola e spara agli amanti di "Muccino ft. Will Smith", o se ne va a casa, a scrivere un paragone fra sesso e cinema (del tipo "Come mai non sono stato a casa a farmi una sega?") e a masturbarsi in modo divino, evidenziando che se After Earth fosse un amplesso, sarebbe un amplesso di bassissimo livello, e che dunque- come dicono a Livorno -"è sempre meglio una bella sega di una brutta trombata".

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