domenica 1 novembre 2015

Rod Stewart, "Another Country" [Suggestioni uditive]

Rod Stewart,
Another Country
(Capitol Records, 2015)
















Mentre tento di ascoltare il ventinovesimo album in studio di Rod Stewart, Another Country, una traccia alla volta senza passare ad attività più edificanti per il proprio udito, non posso che ripercorrere mentalmente il percorso di un cantante che non è tanto "nato incendiario e finito pompiere", ma è finito comunque malissimo. Certo, ce ne sono tanti nella storia della musica. Band, cantautori, rocker, addirittura punk che si sono sputtanati e accomodati solo per piacere ad un pubblico dal palato semplice e dai gusti massificati, svilendo la propria arte e talvolta rinnegando ciò che hanno fatto in passato o peggio ancora chi erano. C'è chi compie questa metamorfosi in maniera subdola e vergognosa, c'è chi la effettua onestamente e alla luce del sole.
Rod Stewart appartiene, a mio avviso, alla seconda categoria. Dalla fine degli anni Settanta il suo scopo è stato soltanto produrre un album ogni due anni e venderne più copie possibile, come fa ogni vera pop-star. Esatto, perchè a questo signorotto scozzese del rock gliene importa poco sin dai tempi di Blondes Have More Fun (1978). Il Rod che cantava nella band di Jeff Beck, quello che ha apposto la firma su capolavori del calibro di Gasoline Alley e Every Picture Tells A Story oppure il glam-rocker di Atlantic Crossing, allineatissimo con le mode e i diktat dell'epoca, non esiste più e forse iniziano a ricordarsene pure in pochi. Ed è un peccato, perchè Rod Stewart ha una voce della madonna ed è pure simpatico, ma da più di trent'anni ha il solo interesse di produrre musica mediocre per un pubblico mediocre (Unplugged And Seated escluso).
Il nuovo Another Country è composto al 95% da lui e contiene uno degli esempi più deleterei di soft-rock del momento: Batman Superman Spiderman. Una canzone brutta così forse Rod non l'aveva mai scritta. Ma perchè Love Is è tanto meglio? Please è tanto meglio? A Friend For Life è tanto meglio? Tutti pezzettini di un disco che convince poco sin da come si presenta, con un artwork degno di un neomelodico. E la cosa umiliante è che la voce c'è ancora e funziona pure bene. I concerti continuano a fare un sold out dietro l'altro, i suoi American Songbook si concedono di tanto in tanto un capolino in classifica (ormai siamo sui venti milioni di copie vendute) ma quest'uomo andrebbe tenuto lontano dagli studi di registrazione come un ex-alcolista dalla bottiglia.

Nessun commento:

Posta un commento