domenica 15 novembre 2015

Matrimonio al sud [Recensione]

Faccio ormai fatica ad approcciarmi alle commedie italiane. Non ci sono più grandi registi, non ci sono più grandi attori, non ci sono più grandi storie. Leggi che investono ormai tutto il cinema (anzi, a proporzione, quello americano ne soffre più di tutti gli altri), ma quello italiano le persegue in maniera particolare. Con ogni probabilità le buone commedie all'italiana sono una cosa del passato- con buona pace di quell'ottimo Italiano medio visto a inizio anno -ma continuano a farle.
Medusa cavalca la moda dei matrimoni. Nulla di strano, ma i matrimoni e soprattutto la loro organizzazione pratica sono da un po' di tempo oggetto dell'attenzione di tutta una cattiva televisione fatta di reality e pseudo-documentari. Somigliano al cibo, ma ancora le grandi (due) case di produzione italiche non hanno pensato a fare un film con qualche noto chef nei panni del protagonista. Col matrimonio, invece, è più semplice, anche perchè esiste da decenni un sottogenere definito wedding comedy che ha dato qualche buon frutto e poi tanta, tantissima demenza. 
I producers decidono di foraggiare Paolo Costella, uno che di commedie ne ha rigirate, e anche di discrete. Oggi di una cosa come Tutti gli uomini del deficiente (1999) se ne può solo sentire la mancanza. Siam messi male, eh? Gli affidano una sceneggiatura preparata vent'anni fa e ormai cotta e ricotta da chiunque: la inzuppano nel provincialismo più bieco e irreale (anche perchè portare sullo schermo il provincialismo vero potrebbe danneggiare pesantemente le casse di una major), miscelano il tutto col programma tv Il boss delle cerimonie (uno dei tanti crimini perpetrati dal digitale terrestre ai danni di chi si rifiutava di guardare simili monnezze sulla pay-tv), ripescano qualche troione e perfino Conticini, che poi è l'unico che sembra invecchiare con decenza. Mica Boldi (ma in quanti film Boldi si chiama Colombo di cognome?) o Izzo! No: a loro va la parte dei genitori campanilisti e ottusi. Una parte malgirata e odiosa, come quella delle due mogli, tratteggiate dagli sceneggiatori come delle galline impedite e ignoranti quasi quanto i mariti.
I pregi- vabbè, chiamamoli pregi -del film sono in due piccoli ruoli inutili e marginali ma che almeno strappano qualche sorriso: Ugo Conti nel ruolo del Busacca e Enzo Salvi in quello di Lello Antinazzi. Ho notato che ogni film in cui appare Salvi è inguardabile, ma al contempo lui è l'unica nota positiva. Di questo passo, potrebbe passare alla storia come uno dei più grandi attori italiani degli ultimi trent'anni.
Una menzione speciale la merita Luca Peracino, quello che fa il figlio di Boldi e ha una dizione che offende l'udito e, più in generale, la vita. E magari questo qualche altro film se lo fa. Magari una bella serie tv, che oggi la televisione va tanto di moda, perchè il cinema, si sa, ormai è morto.

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