domenica 1 febbraio 2015

Blind Guardian, "Beyond The Red Mirror" [Suggestioni uditive]

Blind Guardian,
Beyond The Red Mirror
(Nuclear Blast, 2015)

★★★★
















"Successo e fallimento sono le due esperienze della vita adulta", disse Cesare Pavese. Virando questa affermazione verso l'universo Metal, persone come i Blind Guardian risulterebbero le tipiche eccezioni che confermano la regola. Tedeschi, solidamente uniti dal 1984 (anche se, allora, si facevano chiamare Lucifer's Heritage), cresciuti all'ombra del successo di band quali Helloween o Grave Digger, strenui sostenitori del "gioco di squadra" e incalliti compositori, già nella prima ora, di quella rivoluzione power che proprio in Germania trovò la propria scintilla di inizio. Gli ascoltatori più attenti amano differenziare alcune fasi nella carriera dei Bardi (ad esempio, dagli esordi fino al 1992, anno di uscita del sublime Somewhere Far Beyond, vengono collocate pesanti influenze trash e speed che si adattavano fino a un certo punto a draghi, spade, re del nord, battaglie, onore, sangue e acciaio), ma sono i primi ad ammettere che i Blind Guardian siano la più grande band power metal mai esistita: più raffinati dei Manowar, più romantici dei connazionali Grave Digger, più completi degli "allievi" Hammerfall, Hansi e soci costituiscono, ad oggi, una realtà insuperata in ambito metallaro.
Beyond The Red Mirror segue- coraggiosamente e con un ritardo di vent'anni -uno dei loro maggiori successi di critica e pubblico di sempre, e cioè il meraviglioso concept album Imaginations From The Other Side). Dalla doppietta iniziale The Ninth Wave e Twilight Of The Gods, si capisce che tutto il disco (il decimo della loro carriera) correrà sul filo di una pericolosa reminescenza del passato. I gorghi del "già sentito" potrebbero essere vicini, ma l'insistita capacità di ricavare una tremenda energia dal caos che loro stessi scatenano porta i Blind Guardian a scrivere alcune fra le pagine misteriosamente più potenti della loro carriera, direttamente proporzionali al livello che la loro tecnica può avere raggiunto in questi anni della maturità artistica: The Throne, Beyond The Red Mirror e Ashes Of Eternity sono scrigni senza fondo, ogni volta che si apriranno uscirà qualcosa di nuovo, soprattutto nel sentirle proposte dal vivo. E basta spingere la mano più a fondo per veder emergere altri tesori e toccare lo strato (massicciamente presente in tutto ciò che i Blind Guardian hanno inciso da A Night At The Opera in poi) più affine alla musica folk e sinfonica. Miracle Machine e la semiconclusiva Gran Parade sono grandi canzoni popolari con cui una band-feticcio del Metal incontra di nuovo il Sublime. Scrivo "di nuovo" perchè era già successo negli anni Novanta, sia col già citato Imaginations che con Nightfall In The Middle Earth (il disco tolkieniano). E il Sublime di Beyond The Red Mirror è la risposta dei Bardi alla vastità e alla potenza della natura, una risposta fatta di terrore, di vertigine e di esaltazione. Altrettanto sublimi, in questo senso, sono gli scenari aperti dall'ingente opera di produzione che contraddistingue ogni disco dei Blind Guardian: dirige come sempre Bauerfeind (il sesto componente della band, un po' come Ian Stewart nei Rolling Stones), suonano le orchestre sinfoniche ungheresi e cecoslovacche, il pianoforte trionfa sulle pianole, i cori chiamati ad intervenire non sono realizzati con Pro Tools ma arrivano da Budapest, Praga e Boston.
E' il primo febbraio, e c'è da scommettere che sia appena uscito uno dei più bei dischi Metal dell'anno.

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