sabato 12 gennaio 2013

[Recensione-Scontro] Jack Reacher Vs. Cloud Atlas


Jack Reacher di Christopher McQuarrie è il tipico film d'azione intelligente. Intelligente perchè mette davanti a tutto un vero protagonista (Jack Reacher, appunto): fortissimo, grintoso, formidabile e che pur col suo metro e cinquanta (per forza, è Tom Cruise) di altezza fa piazza pulita come farebbe quell'impedito di Vin Diesel (il tipo di attore che Linneo avrebbe inserito volentieri nel suo catalogo delle specie animali). La regia è buona, senza troppe piroette pretenziose o effetti speciali dannosi; inoltre, c'è un lavoro di sceneggiatura eccellente, portato avanti dallo stesso McQuarrie, regista e sceneggiatore, fra gli altri, de I soliti sospetti (che non a caso, nel 1996, gli valse l'Oscar come miglior sceneggiatore): la storia infatti non è intricata e i personaggi sono tutti molto ben delineati (bravissimo Robert Duvall nei panni del marine in pensione), anche i più stupidi (l'avvocato non capisce veramente niente, i poliziotti anche meno). Werner Herzog (il grande maestro del cinema, esatto) è il cattivo del film, ed è cosa "buona e giusta". Tom Cruise veste un personaggio libero dall'imbecillità dei suoi ruoli "da duro" (su tutti, Top Gun e L'ultimo samurai) e si muove fra cazzotti ben assestati, una mira degna del miglior John Wayne e delle battute fenomenali. Infine, desidero puntualizzare che questo film contiene uno dei migliori inseguimenti di auto degli ultimi anni, lontano anni luce dalle cromature testosteroniche alla Fast and Furious. Insomma, chi esce dalla sala ammirando Jack Reacher e invidiando la sua forza e il suo carattere, può stare tranquillo: è puro cinema di intrattenimento, di quello buono. E va bene così. 

*
* *
*

C'era una volta Larry Wachowsky, che si era rotto le palle di essere uno dei due fratelli Wachowsky e aveva deciso di diventare donna. L'operazione riuscì (neanche poi tanto bene), ma risultò essere estremamente costosa. Allora Larry (che nel frattempo era diventato Lana) si ricordò che la sua nuova compagna di toilette Natalie Portman gli aveva regalato, alcuni anni prima, un romanzo intitolato L'atlante delle nuvole di David Mitchell. Parlò al fratello Andy di tirarne fuori un film, i cui giganteschi incassi avrebbero contribuito a coprire le spese mediche. Nel 2009 il progetto Cloud Atlas iniziò dunque a prendere forma, in gran segreto. Tutto era avvolto nel mistero, perchè i Wachowsky forse già sapevano che si sarebbe trattato di un film di merda e un po' si vergognavano. Dopo tutto, almeno un film a garbo lo avevano girato (Matrix) nella loro carriera (non uno di più, parliamoci chiaro). Il cast fu scelto di conseguenza: Tom Hanks, non lavorando ormai da anni con Spielberg ed essendo di conseguenza disoccupato, aveva bisogno di forti somme di denaro, per farsi una pensione; Hugh Grant, a causa delle sue numerose famiglie, giustificò la sua partecipazione con frasi come <<C'è crisi>> o <<Scusate, ma devo portare a casa la pagnotta>>; Halle Berry aveva in vista una chirurgia plastica al pancreas e alcune centinaia di migliaia di dollari in più non le avrebbero fatto scomodo; Susan Sarandon- che io amo e apprezzo molto -doveva comunque trovare il modo di continuare a comprarsi quantità industirali di sigarette; a pensarci bene, l'unico grande assente è Nicolas Cage. La trama, noiosa e inconsistente, ha il vantaggio di essere facilmente riassumibile. Cloud Atlas è un film che contiene sei storie, le quali si svolgono in un arco di tempo che va dal 1839 al 2321; i vari attori vestono molteplici ruoli in tutte le epoche e questi episodi hanno qualcosa in comune: fanno cacare. Cento milioni e passa di budget, tre registi (ai Wachowsky si affianca Tom Tykwer, regista teutonico famoso per il buon spy-movie The International e per l'imbarazzante Profumo), due direttori della fotografia ed effetti speciali freddi come la morte, e per cosa? Per quasi tre ore di pastiche fanta-storico-filosofico firmato da una coppia di artisti fra i più sopravvalutati della storia del cinema? Esatto. Cloud Atlas è come il film di  Operazione vacanze: la dimostrazione che al peggio non c'è mai fine. 

Nessun commento:

Posta un commento