mercoledì 13 settembre 2017

X-Factor Italia, o del perchè le muse ci assolveranno (forse) [Extra]

"I talent-show sono dei fenomeni creati dalle case discografiche come ricerche di mercato, per non rischiare niente e investire in prodotti sicuri. Nel lungo periodo produrranno il suicidio dell'industria musicale e porteranno velocemente alla miseria culturale. Oggi chi li guarda pensa che fare musica sia quella roba lì. Per me, quella roba lì è come il circo."
                                                                     Manuel Agnelli, intervista a Linkiesta, 22 novembre 2013


Devo dire di essere rimasto abbastanza disgustato constatando la profonda omertà e disonestà intellettuale dimostrata dai molti, sedicenti appassionati di musica nel corso dell'ultima edizione di X-Factor.
E' passato un anno, grossomodo, ma devo ancora riprendermi dagli articoli letti allora sulla carta stampata e dalla miriade di commenti web inerenti alla boria di Fedez, alle volgarità di Arisa, al buonismo sornione condito di salsa iberica di Soler e, soprattutto, alla partecipazione in giuria di Manuel Agnelli. In realtà, il dibattito sul cantante degli Afterhours aveva preso piede addirittura prima, e perfino io avevo scritto qualche riga a riguardo qui. Anche nella consueta classifica di fine anno avevo tirato in ballo- a esempio del peggio, si capisce -quel poco che avevo visto di questo programma, limitandomi però a non tornare sull'annosa, fasulla questione del "giudice indie" in una giuria di marionette allineate col "S1stemaaah". Non tanto per condannare, da questa umile paginetta, la completa incoerenza di certi personaggi, ma perchè ho sempre trovato il culto costruito attorno a loro e alla loro incontestabile "purezza" inappropriato già alla base. A ciò va ad aggiungersi il fatto che a me gli Afterhours non sono mai piaciuti manco un po', per il semplice motivo che alle spalle ho una storia, un vissuto e delle esperienze che hanno plasmato i miei gusti in un altro modo e orientandoli verso altre coordinate e altri mondi.
Un'analisi di X-Factor nel 2017 non può più essere legata alla vecchia, falsissima faida del nazional-popolare (la Maionchi, la Ventura, Arisa, ecc.) contro l'alternativo (Morgan, Elio, Agnelli, ecc.), perchè è ormai conclamato che lo stesso programma è per sua stessa natura nazional-popolare quanto una qualunque edizione del Festival di Sanremo, semplicistico quanto una puntata di Che tempo che fa, trash quanto un qualsiasi Grande Fratello.
Nei casinò vince il banco, ad X-Factor vince la giuria, sempre e comunque, perchè l'intero format è studiato e sviluppato innanzi tutto per sfamare il narcisismo di tutti i giudici, nessuno escluso. Funziona qua, funziona a Masterchef, funziona ovunque ci sia, da un lato, un'emittente pronta a illudere lo spettatore ignorante di assistere veramente alla genesi di un talento (talento che poi- dicono loro -sarà assolutamente determinante nei campi più disparati, dalla musica alla moda, dalla fotografia alla cucina), e, dall'altro, un'industria (quella musicale, nella fattispecie) in crisi che però ha trovato un modo originalmente subdolo per sopravvivere, continuando a somministrare, imperterrita, la cara vecchia merda attraverso un canale preferenziale molto colorato e conveniente per tutti.
Perciò, possano le muse perdonarci anche quest'anno per permettere che questa monnezza vada in onda ancora una volta. Da domani, 14 settembre, su Sky Uno. Canale 108.

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