venerdì 31 luglio 2015

Led Zeppelin, "Presence- Deluxe Edition" [Suggestioni uditive]

Led Zeppelin,
Presence- Deluxe Edition
(Atlantic Records, 2015, 2 Cd)
★★














L'incensata Deluxe Edition (avviatasi più di anno fa) con cui Jimmy Page ha deciso di restaurare e riproporre il catalogo in studio dei Led Zeppelin è agli sgoccioli.
Presence è un disco dalla storia travagliata e dal bizzarro destino critico. Uscito nel 1976, passò da subito per l'operetta che veniva dopo l'opera maxima (Physical Graffiti) e come se non bastasse Robert Plant aveva avuto un brutto incidente, John Bonham era ormai sopraffatto dall'alcool e Jimmy Page si divideva fra eroina ed esoterismo. Tuttavia, fu proprio Page a voler scrivere una bella fetta di Presence, l'album dei Led Zeppelin più duro, tetro e pessimista di sempre, nonchè uno dei meno graditi da critica e pubblico. Solo negli anni Novanta, con una iniziale rimasterizzazione su cd, il mondo iniziò ad apprezzare Achilles Last Stand, Nobody's Fault But Mine e Tea For One e a comprendere meglio quale immenso lavoro (soprattutto chitarristico) potesse esserci dietro quelle sette canzoni.
Personalmente, non lo ho mai amato, ma neanche sono uno di quei criticoni che asseriscono che la vena creativa degli Zep si fosse esaurita col IV. Tuttavia, sin dai primi ascolti, ho sempre paragonato Presence al Tattoo You dei Rolling Stones: è l'album che la critica ha voluto salvare a tutti i costi per poi definirlo, molti anni dopo, "l'ultimo capolavoro della band". In realtà, basta conoscere meglio quello che un gruppo ha prodotto per accorgersi che il canto del cigno degli Stones era stato Some Girls, così come Physical Graffiti poteva benissimo rappresentare il congedo dall'attività in studio degli Zeppelin.
Ho impiegato del tempo prima di cogliere in pieno la bellezza di una canzone come Tea For One (che è il lato oscuro di Since I've Been Loving You) o l'incredibile operazione di rilettura della tradizione del Delta effettuata in Nobody's Fault But Mine (la canzone di Presence che tuttora amo maggiormente). In più, ho sempre sentito la mancanza delle tastiere di John Paul Jones (Presence è forse il disco degli Zeppelin a cui John Paul Jones ha dato il minimo contributo) e avvertito la voce di Plant come nettamente inferiore ai dischi precedenti: Achilles Last Stand, Hots For Nowhere e perfino Royal Orleans sarebbero grandi brani se fossero stati lasciati al loro stadio strumentale.
La batteria di Bonham è splendida e questo nuovo remastering la marca ancora di più, va bene. Ma anche qua, cosa c'è di nuovo? Qualche alternate take, arruffati remixes "d'autore" e poco più. Tutta roba che non migliora, nè modifica in alcun modo, quel che già pensavo di Presence.


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