venerdì 10 ottobre 2014

Un paio di cose del cinema che capisco ma che mi perplimono [Ombre elettriche]

1.
2015-2019: la più grande stagione cinematografica di sempre (?)

1 maggio 2015: The Avengers: Age Of Ultron.
12 giugno 2015: Jurassic World, quarto capitolo della saga Jurassic Park.
1 luglio 2015: Terminator Genisys, quinto episodio (su sette previsti) di Terminator.
6 novembre 2015: James Bond 24.
18 dicembre 2015: Star Wars VII.
Natale 2015: Kung Fu Panda 3.
Gennaio 2016: Avatar 2.
26 maggio 2016: Batman Vs. Superman: Dawn Of Justice.
Gennaio 2017: Avatar 3.
Estate 2017: Justice League.
Dicembre 2017: Star Wars VIII.
Gennaio 2018: Avatar 4.
Dicembre 2018: The Avengers 3.
Dicembre 2019: Star Wars IX.

Sono solo alcuni titoli dei blockbuster che verranno. Piaccia o no, il 2013 è stato un anno buio per l'industria del cinema, e si prospetta un 2014 altrettanto pessimo. Il mercato cinematografico che risente di più della crisi è quello americano, sia in termini economici, che- soprattutto -in termini di idee. Perciò, tanto vale pianificare già da adesso la "biggest movie season ever", ovverosia una stagione cinematografica che occuperà le major hollywoodiane per i prossimi quattro anni e che dovrebbe garantire miliardi di incasso sicuri a tutti. A questo punto sorge però legittima una domanda: il circuito di essai godrà anch'esso di un simile arricchimento oppure il divario fra mega-produzioni e opere dai buget più contenuti si farà ancora più marcato?

2.
La nuova Disney, fra crisi di idee, parodie porno fuori tempo massimo e remake darkettoni

Ultimamente sono sbocciati talentuosi artisti la cui unica attitudine è stata prendere le care, vecchie storie Disney e abbrutirle. Siamo stati investiti da una pioggia di parodie fotografiche vuote e scurrili e- cosa ancor più vergognosa -chi ha ideato tutto questo magari ne ha pure tratto lauti guadagni. Non mi reputo un moralista (anzi...), ma non mi piacciono le cose che risultano di cattivo gusto senza motivo e non riesco a trovare tutto questo divertimento o tutta questa trasgressione in un branco di principessine agghindate come prostitute. 
Tuttavia, i primi a permettere e accellerare la rovina del proprio patrimonio culturale sono proprio i dirigenti disneyani. La crisi di idee dell'azienda li porta ormai a risultati sempre più deprimenti sul piano dell'animazione (Frozen è un'offesa alla psiche infantile), e così anche loro sono costretti a tornare sui propri passi e al dover adattare all'oggi ciò che risultava perfetto fino a ieri. I 760 milioni di dollari raccolti la scorsa estate da Maleficent non sono di certo arrivati da uno sparuto gruppetto di poppanti che si avvicina al cinema per la prima volta, bensì da quella stessa fascia di utenza che, davanti a un PC, ride a crepapelle di fronte all'ennesima Biancaneve sporcacciona. E pur essendo dura doverlo ammettere, uno dei più clamorosi complici di questa discutibile operazione di "rilettura" dei classici Disney ha un nome e un cognome: Tim Burton, un tempo fervido genio pop del cinema gotico contemporaneo e autore di indiscusso talento. Questi, dopo una Alice In Wonderland penosa, è di nuovo al soldo della "Dark Disney" con la Mary Poppins 2.0, di cui è stata presentata la locandina proprio in questi giorni:

Che vogliamo fare? Scendiamo in piazza?

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