mercoledì 15 gennaio 2014

[Recensione] The Butler- Un maggiordomo alla Casa Bianca

Si può provare fastidio nell'andare a vedere un film insulso?
Si può e, secondo me, si deve. In troppi tendono a dover per forza scovare qualcosa di piacevole anche nei film più insulsi (e non solo nei film purtroppo). Questo succede perchè riconoscere i fallimenti, dire <<Ho sbagliato ad andare a vedere questo film, a fare questa cosa...>> non va propriamente di moda,  e lo spazio dell'indignazione deve essere ormai ristretto ai salotti televisivi o ad arene politiche banali e chiassose. 
Tuttavia, provare indignazione di fronte ad un film falso (oltre che insulso) rimane per me una sorta di obbligo intellettuale del quale non mi vergogno e che non reputo di certo una "forzatura". E un film falso come The Butler- Un maggiordomo alla Casa Bianca di Lee Daniels non esce di certo tutti i giorni. Perchè falso? Perchè è il classico film che "rivaluta" (Eisenhower= Kennedy= Johnson= Nixon= Ford= Carter= Reagan, tutti bravi, tutti santi uomini nella stessa maniera, tutte persone che amano molto il proprio lavoro), maschera (un imbarazzante Robin Williams prova a rendere Eisenhower un Patch Adams vestito da presidente degli Stati Uniti invece che da clown), finge che Cecil (F. Whitaker) sia, in realtà, la figura politica più importante del mondo, l'uomo che ha determinato scelte importanti, la persona che contava più degli stessi presidenti a cui portava il caffè: ma, in realtà, questo racconto è "bevibile" per gli spettatori che sono o disinformati o dotati dei famosi "presciutti" intorno agli occhi. Le banalità finto-progressiste con cui poi il film si conclude scaraventano definitivamente Butler nell'Olimpo della merda, e con lui una storia che non è "semplice"- come scrivono garbatamente certi quotidiani locali -, bensì idiota. 
Da un punto di vista tecnico, Daniels si sforza di essere uno Spielberg a budget ridotto: peccato che la fiaba dello Zio Tom maggiordomo buono dei potenti valga l'ultimo pelo del culo di un qualsiasi bel film di Spielberg (non che siano poi tanti). E sinceramente non trovo, nei contenuti di Lee Daniels, la profondità e anche un po' la rabbia che ci si potrebbe aspettare da un autore di colore che aveva promesso un film "di denuncia": anzi, Butler potrebbe essere un film diretto da qualunque becero regista americano in cui ogni due inquadrature deve comparire la bandiera a stelle e strisce che sventola anche in assenza di vento. Poco da aggiungere, se non che il film irrita per i primi novanta minuti e fa dormire per i rimanenti venti, e che Whitaker è il Denzel Washington dei poveri.
Su Corriere.it leggevo che "sta dividendo la critica": e meno male. Anche perchè, a sentire gli spettatori, è un film che insegna (cosa? le cazzate) e commuove. Viene proprio da dare ragione a quei grandi pessimisti cosmici che affermano che i gusti della gente peggiorano di mese in mese.

Nessun commento:

Posta un commento