giovedì 23 gennaio 2014

Iced Earth, "Plagues Of Babylon" [Suggestioni Uditive]

Iced Earth
Plagues Of Babylon (Century Media, 2014)

★★★

















Sono più di dieci anni (cioè dall'uscita e dal conseguente acquisto del mini-Cd The Reckoning) che mi interesso a cosa fanno gli Iced Earth, una delle più significative band heavy metal statunitensi di sempre; ed è spesso capitato che mi sia ritrovato ad ascoltare album fatti col cuore ma anche molto discutibili. Ad esempio, i recenti concept album Framing Armageddon (2007) e The Crucible Of Man (2008) potevano aver avvicinato alla band di Tampa gli appassionati di un metal meno grezzo e più "elaborato" e vicino al gusto epic, ma allo stesso tempo non avevano minimamente convinto lo zoccolo duro dei fan. La successiva uscita dalla band del cantante Matt Barlow e l'arrivo del più giovane canadese Stu Block aveva portato a Dystopia (2011), un album discreto dove il gruppo tornava a fare un classico heavy metal maideniano (non era un caso la presenza della brutta cover di The Trooper) senza proseguire saghe, sotto-saghe e pseudo-saghe. 
Oggi Stu Block è ancora là, e pure il fondatore e leader Jon Schaffer, l'uomo che ha preferito suonare in una band metal piuttosto che insegnare storia nelle scuole. E il nuovissimo Plagues Of Babylon testimonia come l'intesa fra il chitarrista e il cantante si sia rafforzata rispetto a tre anni fa, e di come gli Iced Earth siano ancora perfettamente in grado, dopo undici album in studio, di centrare alcuni bersagli. Quali? Per prima cosa, il bersaglio della coerenza: brani come Among The Living, The Culling o The End? suonano solidi, freschi e carichi di una rabbia sanguigna tutta loro, che torna a riabbracciare il trash metal con cui gli Iced Earth, che all'epoca si facevano chiamare Purgatory, esordirono nel lontano 1986. E cosa dire della stupenda ballatona If I Could See You? Una canzone di grande pregio e uno dei migliori pezzi del genere mai inciso dal gruppo, che dai tempi di Melancholy sa di essere molto a proprio agio con testi strappalacrime e atmosfere romantiche. 
Cosa non salvo di questo Plagues Of Babylon? La presenza di troppe canzoni di cui si poteva fare a meno: Chtulu (a me piace Lovecraft, però ultimamente, fra social-network, cinema e musica, ha rotto un po' il cazzo), Parasite, Spirit Of The Times (cover dei Sons Of Liberty, che sono un progetto parallelo di Schaffer) e Peacemaker sono davvero di troppo. E poi, mi dispiace, ma le performance vocali di Block talvolta appaiono un po' troppo "sopra le righe" e lontane da quel timbro che da sempre associo alla band floridana. Mi piacevano poco tre anni fa e continuano a piacermi poco anche ora.
Per il resto, nulla da dire, se non che per i fan di Symphony X e Volbeat c'è una piccola sorpresa. Buon ascolto.

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