venerdì 30 novembre 2012

[Recensione] Di nuovo in gioco

Erano esattamente diciannove anni che Clint Eastwood non recitava in un film da lui  non diretto: l'ultima volta aveva impersonato l'ex-guardia del corpo di Kennedy in Nel centro del mirino, oggi, in Di nuovo in gioco di Robert Lorenz, è Gus, un noto, attempato e scorbutico talent-scout di baseball. Con l'età, la sua vista è peggiorata e la sua reputazione professionale è a rischio. Forse solo un viaggio in cerca di un buon battitore in North Carolina e il tentativo di rimettere a posto il suo difficile rapporto con la figlia Mickey (una Amy Adams bravissima nei panni della rampante avvocatessa virginiana) potranno salvare Gus dalla rovina. A fianco del vecchio scout trovano posto i suoi simpatici e buffi colleghi e Johnny (Justin Timberlake), un giovane scout ed ex-lanciatore dei Red Sox che deve proprio a Gus la sua breve ma brillante carriera professionistica. La lotta fra il vecchio (Eastwood, un uomo d'altri tempi che rifiuta la tecnologia e i modi di fare troppo manageriali del moderno sistema sportivo e che al Blackberry della figlia preferisce una birra e il whisky di malto) e il nuovo (gli spietati dirigenti dello studio dove lavora Mickey, il doppiogiochista vice-direttore degli Atlanta Braves) troverà in un finale quasi disneyano e ad alto tasso di zuccheri la sua soluzione.

Lontano dall'essere un film di Clint Eastwood, Di nuovo in gioco è tuttavia prodotto da lui per la sua Malpaso, diretto da un suo storico collaboratore e curato dai soliti tecnici a lui cari. Si tratta di un dramma tinto da uno humor a tratti gradevole e a tratti invadente, realizzato con un buon cast e una storia fortemente "scolastica", sia nella regia che nella morale/predicozzo. Alcune scene (fra cui quella al lago, con Timberlake che viene colto da una gran voglia di fare un bagno) rasentano l'imbarazzo, altre sono da sconsigliare ai diabetici, ma quando ci imbattiamo nel mondo di Clint Eastwood, un mondo fatto di buona musica, birra, sigari e uomini che "sputano, bestemmiano e ruttano" si prova una sensazione di "casa". Un paio di battute e l'inquadratura finale, con Gus che si allontana fumando il suo sigaro rimarranno; per tutto il resto, ho forti dubbi.

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