martedì 6 novembre 2012

[Recensione] Io e te

Dopo un'assenza di nove anni dalla macchina da presa, Bernardo Bertolucci torna al cinema con un film piccolo (nel senso buono), giovane e quasi ingenuo. Lo fa traendo ispirazione dal romanzo di Niccolò Ammaniti Io e te, storia che vede l'incontro-scontro fra due tipi di adolescenze: quella sognatrice e ancora fieramente attaccata all'infanzia di Lorenzo (il 15enne Antinori, cupo ma simpatico) e quella più matura e di conseguenza disillusa di Olivia (la brava Tea Falco, incrocio fra la Jill Claybourgh de La Luna e la Eva Green di The Dreamers); il liceale brufoloso che vuole solo leggere Tex e bere Coca-Cola accoglie la sorellastra eroinomane, provata da una giovinezza spregiudicata e dal difficile rapporto con il padre, nella cantina dove si è rifugiato per non andare in settimana bianca. La macchina da presa filma (su pellicola, non in digitale) con discrezione la convivenza di questi due "figli dello stesso padre", prima sofferta, poi sempre più amorevole: come sempre, la fotografia in Bertolucci riveste un ruolo fondamentale, e alle grandiosità del maestro Storaro (storico collaboratore del regista di Parma nelle sue produzioni miliardarie, fra cui Novecento e L'ultimo imperatore) vengono preferiti gli ambienti "da camera" di Fabio Cianchetti, che dopo  L'assedio e The Dreamers può ritenere concluso un ideale trittico bertolucciano delle "porte chiuse". Dialoghi generalmente forti, anche se un po' sbiaditi in certi momenti (va ricordato che Bertolucci odia scrivere film pensati per la lingua italiana e che non lavorava ad una sceneggiatura al 100% italiana dal 1981, anno del sottovalutato La tragedia di un uomo ridicolo con Tognazzi e la giovanissima Laura Morante) e privi del ritmo fenomenale di The Dreamers. L'incesto (abbondantemente presente ne La Luna) e la difficile condizione della tossicodipendenza sono alcuni dei temi di fondo del film, girato in questa splendida cantina alto borghese dove i barattoli di nutella di Lorenzo e le sigarette di Olivia si confondono fra oggetti appartenuti a nobili decaduti, statue di cani e tappeti di zebra. Alla fine della "settimana bianca", i due fratellastri si salutano nel mezzo di strada, entrambi consapevoli che Lorenzo continuerà a nascondersi e che Olivia continuerà a drogarsi, ma anche coscienti dell'amore reciproco sbocciato in quei sette giorni passati in cantina. David Bowie canta Space Oddity e la macchina da presa vola su una Roma che deve ancora finire di svegliarsi: un'atmosfera da "sognatori".


  

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