domenica 29 aprile 2012

Cosa resterà di questi anni ottanta?

Era il 18 febbraio 2006, quando, in un pomeriggio piovoso, entrai in sala per vedere Notte prima degli esami. Mi piacque e uscii felice dal cinema, senza minimamente sospettare che questo inaspettato successo (costato pochissimo, incassò quasi 13 milioni di euro) avrebbe comportato una drastica e angosciosa piega pseudoculturale: infatti, circa un mese dopo, iniziarono a fioccare inviti a destra e a manca per prendere parte ad iniziative dai titoli equivoci ("80's Party", "Festa revival di carnevale stile anni '80", "80 Voglia Disco-Party", ecc.) organizzate o presso le ville in collina dei liceali più ricchi o in apposite balere/discoteche della provincia più profonda. La cosa più penosa (almeno alle feste organizzate privatamente, fra ragazzi) era che si entrava a far parte di un mondo composto da occhiali fluorescenti prodotti da marche che venti anni prima neanche esistevano, acconciature a banana di dubbio gusto, t-shirt colorate malissimo e una colonna sonora talmente banale da apparire ridicola. Senza ombra di dubbio, gli anni ottanta sono stati la decade più povera a livello culturale: il cinema ha finito di avere vie di mezzo (i film dell'epoca o sono bellissimi o sono orribili), la letteratura faceva mediamente schifo (ha prodotto Ellis, per fortuna, che ha spiegato bene cosa sono stati quegli anni veramente) e la musica (specie se paragonata ai due decenni precedenti) ha raggiunto livelli di una bassezza sconfortante. Quest'ultimo punto era appassionatamente accentuato ai baccanali stile anni '80 organizzati dai liceali. Al di là delle becere Gioca Jouer di quel raccattato di Cecchetto, delle consuete Lambade e The Final Countdown, nessuno si era scomodato a mettere nella playlist del proprio iPod o nelle compilation in cd canzoni di artisti stranieri ben più rappresentativi dei consueti Duran Duran (che, per inciso, sembrava avessero pubblicato solo Wild Boys nella loro carriera) come Al Jareau, i Communards, Ivana Spagna, i Modern Talking, Sandy Marton, i New Order, Tom Hooker, i Dead Or Alive, Robert Palmer, gli Spandau Ballet, e chi più ne ha più ne metta; ma anche agli italiani non andava tanto meglio: la povera Donatella Rettore appariva solo al passaggio di Lamette (quante canzoni migliori di quella!), per poi lasciare il passo ai più atroci pezzi di Venditti e Baglioni. Nessuno, in quei saloni stucchevoli e carichi di ignoranza, sembrava ricordare che Vasco Rossi aveva inciso proprio negli anni ottanta i suoi dischi migliori o che Eros Ramazzotti aveva dato il meglio di sè in quel periodo: tale atteggiamento mi fu giustificato come <<Ma, sai, Vasco...Eros...è roba troppo commerciale!>>. Quindi, ad una festa dove erano presenti tutti i luoghi comuni più volgari degli anni '80, ascoltare Bollicine o Terra promessa sarebbe stata definita un'azione troppo "commerciale"? Il paradosso veniva raggiunto quando diciottenni bollicinosi coi capelli unti e vestiti completamente di nero montavano su un tavolo e, colpendo con un martello stile Thor uno stereo a forma di smile, inneggiavano al dio del Rock, declamando che avrebbero provveduto loro a far udire ai comuni mortali la vera musica degli 80's. E............................i Queen?! Ma di loro sarà bene parlare male un'altra volta. :)

Come possono essere stati così magnifici e colorati gli anni in cui, al potere, c'era gente del genere?

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