martedì 17 aprile 2012

Perchè andrò a vedere il nuovo film di Woody Allen

A tre giorni dall'uscita di To Rome With Love (spero che da noi lo vedremo come A Roma con amore), chi mi conosce bene ha già iniziato a dire <<Non c'è bisogno di chiederti se vai a vedere il nuovo film di Woody Allen!>>, non mancando di aggiungere critiche spassionate riguardo al fatto che la situazione da "americano a Roma" sia ormai trita e ritrita (si va dal capolavoro Vacanze romane fino ad insulsi film tv tratti dalla serie Sabrina vita da Strega) o che la figura di Roberto Benigni risulti essere un'immane forzatura voluta da una produzione capitanata da "mamma Rai". Sento di essere in piena sintonia con questa linea di pensiero, parto dubbioso, come già avevo fatto con Midnight in Paris (un passo falso clamoroso), ma so che andrò comunque a vedere il film italiano di Woody Allen, perchè se lo merita e perchè, ormai, è uno dei pochi che ancora riesce a fare grande cinema.
Woody Allen (al secolo, Allan Stewart Konigsberg) ha avuto, come molti altri grandi artisti, l'infausta sorte di diventare portata principale ad un "simposio pseudofilosofico" (per dirla con il Labranca) che lo ha trasformato, ad esempio, nel protagonista assoluto di squallide pagine su Facebook ("Io amo Woody Allen", "Tutte le frasi di Woody Allen", "Le 100 migliori battute di Woody Allen", "Vivere come Woody Allen") o di squallidi remake girati con un iPhone 4S per poi venire pubblicati su Youtube. Una cultura sbagliata (quasi sempre di sinistra) ha voluto consegnare, almeno nel nostro paese, l'immagine di un anziano intellettuale che vive in qualche fatiscente appartamento simil-vittoriano, senza computer e senza televisore: a questi signori consiglio vivamente uno splendido libro uscito nel 2009 per Bompiani e intitolato Conversazioni su di me e tutto il resto (scritto insieme ad Eric Lax, del New York Times), che potrà forse servire a disappannare cervelli critici fermi ad oltre quarant'anni fa. A chi invece cita per il semplice gusto di farlo frasi estrapolate (talvolta tradotte anche male) dai suoi film consiglio di provare a vedere seriamente una qualsiasi delle sue pellicole, senza mandare avanti il timer di fronte ad alcuni meravigliosi silenzi. A certi scrittori autoprodotti, poeti trombati a concorsi scolastici e videomaker che rigirerebbero C'era una volta in America usando la modalità "video" delle loro Canon Eos potrà apparire disarmante sapere che la famosa <<-Dio porta gli occhiali?-Non con quella montatura!>> è una battuta pronunciata durante un tragico dialogo sulla casualità della natura umana in Amore e Guerra. Gli esponenti della cultura media amano isolare i momenti più semplici di opere d'arte complesse: al cinema penso non solo alle battute folgoranti dei film di Woody Allen, ma anche al monolite di 2001 (tutti lo conoscono perchè appare dopo dieci minuti di film, e nessuno sa cosa accade nelle restanti due ore e un quarto), al napalm di Apocalypse Now, al pestaggio dei drughi in Arancia Meccanica (evidentemente, a stilisti rincoglioniti e tifosi imbecilli, basta quello per creare linee di abbigliamento e stili di vita non proprio lodevoli), alla partita a scacchi de Il settimo sigillo, al felliniano bagno nella fontana di Trevi de La dolce vita: si tratta di materiale pulito e autoconcluso, comodo da citare perchè posto all'inizio di grandi opere e perchè tranquillizza come le dita michelangiolesche o le madeleines proustiane, gratificando comunque i commensali del banchetto pseudofilosofico, pigri e sprovveduti come pochi. Purtroppo, tutte queste elucubrazioni trovano spazio sia in manuali agiografici di dubbio gusto (sullo stesso Allen abbondano libelli in cui film capitali scomapiono misteriosamente dalla filmografia o in cui si tengono interviste immaginarie, frutti di future e giustificate querele) che nell'intricata rete globale, dove si discute del maschilismo nel cinema alleniano o si tracciano parallelismi fra un capolavoro come Interiors e l'adattamento di Tre sorelle ad opera di Visconti. A differenza di questi signori che campano (?) riempiendosi la bocca di parole greche, Woody Allen è davvero una persona colta: basta prendere uno qualsiasi dei suoi film e ritrovare le innumerevoli citazioni cinematografiche, pittoriche e musicali per rendersene conto; ma proprio perchè egli è figlio di una cultura ispirativa e non espositiva, spesso le citazioni sono ben nascoste (penso alle inquadrature hopperiane di film come Interiors o Un'altra donna, alla luce svedese di Crimini e Misfatti, ai quadretti impressionisti di Una commedia sexy in una notte di mezza estate e a tantissime altre), non a scopo di autocompiacimento intellettuale, bensì a dimostrare come immagini e musica confluiscano in un semplice racconto che presenta, bene o male, sempre i soliti meccanismi. La genialità dello stile di Woody Allen sta in questo. Tutto il resto è noia.

Nessun commento:

Posta un commento