giovedì 5 aprile 2012

Nostalghia di un maestro


ANDREJ TARKOVSKIJ 
(4 aprile 1932-29 dicembre 1986)


Ieri Tarkovskij avrebbe compiuto ottant'anni. E'considerato, con appena nove film (girati fra il 1960 e il 1986), il settimo miglior regista di tutti i tempi. Le sue opere (certo non di facile comprensione contenutistica) sono un flusso ininterrotto di bellezza pittorica, rappresentano il fotogramma di celluloide che diviene, nel tempo, olio su tela. Nella ricerca della perfezione stilistica è secondo solo a Kubrick, nello scandagliare gli animi dei suoi personaggi archetipici può ricordare (specie nel testamento artistico Sacrificio, che non casualmente fu prodotto e girato in Svezia) il migliore Bergman. Esule sin dalla giovane età, odiatissimo dal Partito Comunista Sovietico, raccontò la sua difficile infanzia russa ne Lo specchio e i suoi ultimi pellegrinaggi italiani in Nostalghia. Con Stalker e Solaris regalò alla fantascienza abbastanza argomenti da approfondire in ulteriori cinquant'anni di cinema. Senza di lui non avremmo mai avuto il Leone d'Oro Aleksandr Sokurov (il suo discepolo prediletto), Werner Herzog, Lars von Trier e alcune opere di Wim Wenders.
E in questi giorni, quando al cinema si aspetta- al massimo -I Vendicatori o ri-regaliamo a James Cameron i milioni di dollari per un Titanic 3D, io mi ritrovo a provare, come Oleg Jankovskij nell'omonimo film, un pò di nostalghia per un maestro venuto a mancare con troppo anticipo.

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