Per quanto non vada matto per i luoghi comuni sui popoli stranieri, devo dire che quelli sui nostri "cugini" francesi sono spesso fondati: i francesi risultano facilmente boriosi, antipatici, presuntuosi e patriottici. Ebbene, analizzando certi campi d'azione comuni, possono permetterselo senza alcuna remora: un esempio a caso? Il Cinema.
Il Cinema francese, infatti, non è solo il più antico del mondo, ma anche il migliore, quello che non è mai andato in crisi, quello che comunque vadano le cose sforna un capolavoro ogni anno, quello che trova sempre il giusto spazio in un Festival degno di questo nome come Cannes. Cosa pensare dunque di Luc Besson, che pur essendo francese (ma di origine italiana) ha sempre voluto fare film emulando gli americani? Che è smanioso di non conformarsi alla massa? Non direi. Che ripudia il Cinema del suo paese? Non proprio: semplicemente, è il Cinema del suo paese a ripudiare Besson, che se in Italia non è di certo ben visto dalla critica, in Francia è giustamente e perennemente massacrato. E non è una questione patriottica, ma una questione artistica. Nikita, Lèon o Il quinto elemento erano buoni film, pensati e sviluppati al momento giusto, e perfino Giovanna d'Arco aveva i suoi momenti sopportabili, ma poi basta. Tuttavia questo rincoglionito reso celebre da un pubblico di capre ignoranti ha continuato a girare film interi come se fossero- parafrasando Morando Morandini -"lunghi spot della Mulino Bianco". E se The Lady (2011) era davvero ridicolo, questo nuovo Cose Nostre è proprio penoso, e oltre ogni misura.
Non limitandosi a unire due generi piuttosto lontani fra loro (gangster e commedia), Besson mira ad accostare le sue tre identità: quella francese (nell'ambientazione), quella italiana (nei protagonisti) e quella americana (nello stile e nella lingua, oltre che negli interpreti). La "famiglia Barilla" protagonista del film è quella italoamericana dei Manzoni: il pentito mafioso Giovanni (un De Niro al capolinea) si trasferisce con la moglie Maggie (Michelle Pfeiffer ridotta ormai ad uno scheletro di plastica e nicotina) e i figli (due insopportabili attori indegni perfino di un cameo ne Il mondo di Patti) in un paesino della Normandia. Lo sorvegliano l'agente CIA Stansfield (Tommy Lee Jones molto fuori forma) e un paio di assistenti mangioni e svogliati. Obbiettivi dei Manzoni: non dare nell'occhio, integrarsi nella nuova comunità e non farsi trovare dai clan smaniosi di vendetta. Per tentare di sedare la rabbia e la violenza che sono ormai parte integrante del suo istinto, Giovanni scrive le proprie memorie, mentre il figlio si macchia di reati di bullismo e corruzione a scuola, la figlia si fa sbattere da un giovane assistente di matematica e la moglie, in preda a raptus piromani perchè non trova il burro di arachidi, dà fuoco ai supermercati del paese. Ma tutto va bene, fino a quando...
Fino a quando la stupidità e la banalità della sceneggiatura non prendono definitivamente il sopravvento su tutto: Cose Nostre non funziona come commedia perchè non fa ridere, e non funziona come ganster-movie perchè gli manca un "tocco" che appartiene solo a gente come De Palma, Ferrara o Scorsese (produttore esecutivo del film). E, oltre al tocco, manca l'aspetto morale e contenutistico del gangster-movie classico: di fatti, De Niro, la Pfeiffer e i loro figli sono a tutti gli effetti dei criminali americani ignoranti, eppure il regista li tratta con la leggerezza che- senza badare al genere -si compete a qualunque famiglia di babbomammafigli. La dimensione della redenzione è assente, così come è assente qualunque giudizio sui personaggi, ridotti a macchiette copiate da altre pellicole. E mentre De Niro riguarda, squallidamente, se stesso in Quei bravi ragazzi, lo spettatore sano di mente pensa <<Solo questo gli è rimasto da fare: guardare se stesso quando faceva ancora grandi ruoli in grandi film>>. Un film sbagliato alla radice dal primo all'ultimo minuto.
Nessun commento:
Posta un commento