Non so come mai, ma quando si parla di western divento subito onnivoro.
A parte gli scherzi, so bene il perchè: dalla culla ad oggi, non ho mai evitato alcun film western. Belli, brutti, famosi, sconosciuti o dimenticati, li ho sempre guardati tutti, dal primo all'ultimo. Amo il genere, sono cresciuto con i capolavori di John Ford e Howard Hawks e alle scuole medie ho incontrato Sergio Leone e gli spaghetti western. Così, non potevo farmi mancare il filmaccio direct-to-video Dead In Tombstone, firmato dall'olandese Roel Reiné (chi ha visto opere immonde come il secondo e il terzo capitolo della saga Death Race o pellicole ancora più scadenti tipo Il Re Scorpione 3- La battaglia finale forse lo ricorderà con scarso piacere), interpretato da Danny Trejo e Mickey Rourke e disponibile da poco sia in DVD che in Blu-Ray.
La trama non presenta grosse difficoltà di comprensione: Lucifero (un Rourke spettacolare) si vede arrivare all'inferno il fuorilegge Guerrero (Trejo), che promette al padrone di casa le sei anime dei membri della sua vecchia banda che lo hanno tradito e ucciso. Così, ad un anno da quel brutale assassinio, Guerrero tornerà sulla terra e in un giorno dovrà uccidere tutti e sei i propri carnefici, vendicarsi e riuscire così a saziare la sete di sangue del diavolo. Da principio, lo aiuteranno un prete alcoolizzato e una bella pistolera vendicatrice (Dina Meyer, attrice dimenticata ma alla quale sono affezionato per un paio di sue interpretazioni in pellicole degli anni novanta), ai quali si aggiungeranno i minatori di Tombstone e altri comuni cittadini.
Il film è costato cinque milioni ed è stato girato in Romania (buona parte del cast è infatti originaria di quelle parti), ma Reiné è abituato a girare pellicole a basso costo e con pochi mezzi: e in effetti, si respira quell'aria di "artigianato" scadente che solo un certo cinema riesce ancora a regalare. E pur avendo degli ottimi momenti (l'arrivo al saloon e la sequenza praticamente horror della stalla), il film soffre veramente tanto dell'assenza di un apparato tecnico decente (per risparmiare, Reiné è anche direttore della fotografia): gli effetti computerizzati sono ridicoli e la fotografia non lascia "tregua", con dolly completamente casuali e telecamere che vorticano a 360° anche quando i personaggi sono fermi, immobili al centro della stanza per parlare della cottura dei fagioli. Il bello del cinema povero d'autore è che dovrebbe mettere alla prova l'estro creativo di un regista, ma Reiné sembra possederne ben poco, così come è del tutto assente il coraggio di sbizzarrirsi con la fantasia. Dead In Tombstone vorrebbe prendersi sul serio, con dialoghi melensi che sembrano brutte copie del peggiore Kevin Costner e una risoluzione veramente campata per aria. E per quanto si sforzi di far tornare in mente allo spettatore le atmosfere western-gotic di un capolavoro come I quattro dell'Apocalisse, finisce col fallire miseramente anche sul piano del rimando e dell'omaggio.
Perciò, in sintesi: a chi consiglio Dead In Tombstone? A tre categorie di persone:
1) A quelli che <<Basta sia un western!>> (tipo me).
2) A quelli che <<Basta sia Danny Trejo!>>.
3) A quelli che vogliono farsi tre, quattro risate fra amici.
E io, da parte mia, lo riguarderò? Certo che sì. L'ho visto e lo riguarderò per cinque validi motivi:
1) E' un western.
2) Danny Trejo si riconferma come uno dei più grandi attori viventi.
3) Le pistole a tre canne ma a dodici colpi (non a diciotto) sono da antologia.
4) Bella colonna sonora.
5) Mickey Rourke che alla fine, in chiesa, beve l'acqua santa e la risputa vale comunque il prezzo del DVD.
Nessun commento:
Posta un commento