martedì 4 marzo 2014

Pharrell Williams, "Girl" [Suggestioni uditive]

Pharrell Williams,
Girl (Columbia Records, 2014)
★★★★

















Pharrell Williams è un po' come il prezzemolo: è ovunque, perchè sta bene ovunque lo si metta. 
Che sia nel ruolo di rapper-produttore coi Neptunes o di cantante-polistrumentista-compositore nei N.E.R.D., che sia al cinema per fare un bel cameo in qualche brutto film o sulla copertina di una rivista di moda in qualità di CEO della Billionaire Boys Club, che sia nei singoli da top 10 dei colleghi rapper o nelle hit da discoteca firmate Daft Punk (Get Lucky, Lose Yourself To Dance) e Swedish House Mafia (One), il tuttologo virginiano può vantare una sfilza di successi professionali invidiabile. 
Tuttavia, c'è un campo che più degli altri sembra essergli stato meno congeniale in questi venti anni di attività: la carriera solista. Sembra strano per una figura così estremamente egocentrica, ma fino a ieri il catalogo di Pharrell "suono tutto io, faccio tutto io, produco tutto io, pago tutto io" Williams vantava un solo, isolato caso di pubblicazione solista. Sto parlando di In My Mind (Interscope, 2006), produzione milionaria che però non aveva suscitato il clamore della critica, nè aveva regalato, nel mondo, una prima posizione in classifica al cantante, già ampiamente abituato a vedersi letteralmente ricoperto d'oro. grazie ai singoli pubblicati con i suoi altri progetti. Effettivamente, In My Mind non era già allora assolutamente comparabile ai dischi dei N.E.R.D., nè poteva essere accostato ad opere di altri colleghi più esperti e navigati. 
Oggi, dopo ben otto anni di attesa, Pharrell è tornato all'attività solista, con Girl, un album completamente diverso da In My Mind e dal 90% di ciò che possiamo trovare pescando nell'oceano della musica hip-hop, rap, R&B, nu-soul, electro-funk e crossoveristica varia ed eventuale. Lo si capisce anche soltanto dal geniale singolo di lancio Happy (pure candidato agli appena conclusi Oscar 2014) dalla sontuosità "symphunk" (arrangiamenti orchestrali di Hans Zimmer, non credo occorra aggiungere altro) dell'apertura Marylin Monroe, quasi sei minuti di R&B preciso, mai banale e perfettamente in grado di presentare il contenuto dell'opera: la Donna, narrata attraverso dieci brani gioiosi e raffinati. Si evince subito che il Pharrell più tamarro e spacconcello del 2006 è artisticamente e umanamente maturato; basti notare la lussuosa produzione (e promozione) della Columbia che- come diceva sempre anche Lester Bangs -è ad ogni probabilità la migliore casa discografica di tutti i tempi. Se dunque vi piacciono culi e tette sbattuti sullo schermo del vostro televisore, campionamenti volgari, testi da mongoloidi e collanoni da delinquente, Girl non fa per voi. Pur nei suoi momenti più squisitamente "pop" (Brand New, cantata con Justin Timberlake, tanto per dirne una), il disco riesce sempre a tenere un livello eccellente, complice anche un sound lontano sia dalla "vecchia maniera" (scordatevi scratchin', loops, campionamenti, ecc.) che dall'avanguardia industrial del recente Yeezus di Kanye West: quindi vai con le chitarre semiacustiche di Know You Are (dove Pharrell duetta piacevolmente con una ritrovata Alicia Keys), vai con il ritornello "vocoderizzato" della superba Gust The Wind (scritta e suonata con gli amici Daft Punk), vai col funk d'avanguardia di Hunter (che sembra arrivare proprio dalle sessions di Random Access Memories). Meno riuscito, invece, l'ibrido col gospel della lunga Lost Queen, piena di archi e percussioni, ma un po' deboluccia. Una menzione speciale va però alla chiacchierata collaborazione con Miley Cyrus in Come Get It Bae: vero che la monella più famosa del momento non sa proprio cantare, però questo brano ballerino e spensierato potrebbe scorrere ininterrottamente (come solo Happy sa fare) per ore e ore a prescindere da giorno, luogo e stagione. La chiusura tiepidina di It Girl magari la ritroveremo nello spot di qualche balsamo per capelli, e non rende di certo giustizia ad un disco che, nel complesso, è davvero ottimo e che tornerà a "farsi sentire" ovunque perchè, come lo stesso Pharrell, sta bene dappertutto. 

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