mercoledì 19 marzo 2014

[Recensione] 47 Ronin

Il grande Lucio Fulci, nel corso di una lunga intervista del 1994, disse: <<Da dieci anni a questa parte, il cinema copia. Fra altri dieci, inizieranno a rifare tutto>>. Ebbene, il Maestro "ci aveva dato", solo che non poteva immaginare fino a dove l'usanza del remake si sarebbe spinta. All'epoca, era una prassi ristretta a filmetti prevalentemente di genere degli anni '40 e '50, che venivano riproposti in chiave moderna con budget ridotti e spesso pensati per la televisione. Peccato che, come spesso accade, questa moda si sia spinta un po' troppo oltre, arrecando quasi sempre danni vergognosi e impensabili.
Se già da parte mia nutro sempre una certa diffidenza verso il remake (specie se hollywoodiano), trovo direttamente priva di senso la scelta che prevede il rifacimento di un qualcosa di già ottimo e perfetto di suo. E' il caso di questo 47 Ronin di Carl Rinsch, remake de La vendetta dei 47 ronin (1941) di Kenji Mizogouchi, che- per chi non lo avesse mai sentito nominare -è considerato all'unanimità uno dei più grandi registi di sempre. Potete controllare sul web o consultare i dizionari di cinema (per Morando Morandini, è addirittura il più grande regista di tutti i tempi, superiore anche a Stanley Kubrick) per appurare l'importanza che riveste questo autore nella storia del Cinema, oppure- meglio ancora -potete andare a cercare quella manciata di film di Mizogouchi disponibili in Italia (sono una decina di titoli) e guardarveli. Nello specifico, Raro Video ha presentato qualche anno fa una bella edizione curata da Enrico Ghezzi proprio de La vendetta dei 47 ronin.
In maniera analoga a quanto ho già fatto per il recente Robocop di Josè Padilha, non parlerò di 47 Ronin. Rifare Mizogouchi è, a prescindere, sbagliato, però è successo. Magari è un caso isolato che sta venendo, giustamente, massacrato da pubblico e critica. Ma se non fosse così? Se davvero, fra qualche anno, ci ritrovassimo davanti ai remakes di Quarto Potere, 2001: Odissea nello spazio, Luci della città, La dolce vita, Pulp Fiction, La finestra sul cortile, I quattrocento colpi o Il settimo sigillo, non ci sarebbe da preoccuparsi? E guardate che la colpa non è dell'estimatore integralista e appassionato che si ostina a difendere a spada tratta gli originali: infatti, chi gira remake pone lo spettatore di fronte ad un prodotto che ripropone un altro prodotto appartenente alla medesima arte. Si va oltre un certo tipo di confronti, tipo quello del <<Meglio il libro rispetto al film>> o viceversa, perchè cinema e letteratura sono comunque governati da regole diverse. Quando io, invece, guardo 47 Ronin, vedo tutto ciò che nel '41 era Arte cinematogafica pura ridotto a grafica comuterizzata; assisto, inerme, all'omicidio di splendidi personaggi dal volto umano trasformati in cazzoni armati provenienti da un manga di serie C che corrono da una parte all'altra dello schermo a 3000 chilometri orari. E così mi ritrovo di fronte ad un pessimo risultato a livello di remake e anche all'ennesimo, mediocre filmetto di merda con spadoni e i samurai che urlano. 

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