mercoledì 29 giugno 2016

Tutti vogliono qualcosa [Recensione]

E' un vero peccato che il primo, bellissimo film di Richard Linklater-quel Dazed and Confused (Led Zeppelin?) che in Italia divenne La vita è un sogno (Calderòn de la Barca?) -, sia l'ennesimo cult introvabile, fuori catalogo da tempo e mai comparso in Blu-Ray. E' un peccato perchè già al suo interno trova spazio tutto il mondo di Linklater, le sue idee, le sue forme, i suoi colori, le sue canzoni. Tutto è ritornato in questi ventitrè anni. Con Boyhood poi ha fatto punto e a capo. Non si può andare oltre Boyhood, si può solo ripartire. Da dove? Ovviamente, dalla giovinezza. Ma anche dal college-movie, dall'ingresso nella vita adulta e da Eberybody Wants Some! dei Van Halen, la canzonetta che dà il titolo a questo "sequel spirituale" (che stronzata, questa storia dei "sequel spirituali") di Dazed and Confused.
L'azione è leggermente spostata in avanti: siamo in Texas, agli albori degli anni Ottanta, in quella fase post-Watergate in cui "tutto deve cambiare ma poi si vota Reagan" (chissà se avremo mai un film sull'Italia in cui "tutto deve cambiare ma poi si esce e si va al mare"). Un gruppo di matricole universitarie composto perlopiù da giocatori di baseball si muove nel campus pensando a godersi ogni attimo dell'esistenza. Si corteggiano ragazze, si beve smodatamente, si fuma tanta erba da divenire prati. Jake (Blake Jenner) è il classico ultimo arrivato, ma non manca di entrare in sintonia con gli altri compagni, nè di innamorarsi perdutamente di Beverly (Zoey Dutch). Grandi attori, sconosciuti in ruoli scritti benissimo: una fortuna capitata, nel 1993, ai vari Matthew McConaughey, Milla Jovovich, Ben Affleck, tutti volti nuovi, tutte stars di domani nel fiore degli anni accorse alla corte rurale di Richard Linklater. 
Tutti vogliono qualcosa è un film bellissimo, uno dei migliori visti finora nel 2016.Quasi tutti i film di Linklater sono belli o bellissimi, ma Tutti vogliono qualcosa sta, a ragione, fra i secondi. Non è per tutti. Non è un film per quelli che dicono che al cinema bisogna andarci tutto l'anno ma che già a fine maggio, dopo Warcraft, non c'è più niente da vedere, nè per coloro secondo cui la storia del cinema inizia a metà anni Novanta, nè per quelli che sono andati a vedere solo Lo chiamavano Jeeg Robot e non Veloce come il vento (o Non essere cattivo), nè per chi continua a sostenere che, se anche il cinema americano è morto, la vita te la salvano comunque le serie tv. 
A Boyhood non avevo pianto. La vita è un sogno mi commosse, pur visto nel portatile in streaming. Tutti vogliono qualcosa è smaccatamente più comico di entrambi, ma ha una potenza talmente poetica che le lacrime te le strappa a forza. E poi questo flusso ininterrotto di, fra gli altri, Patti Smith, Dire Straits, ZZ Top, Foreigner, Pete Townshend, Queen, Pink Floyd, Blondie, Frank Zappa, Joe Walsh, Cheap Trick. Ripeto: fra gli altri.

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