lunedì 26 agosto 2013

Outsides EP [Suggestioni uditive]

JOHN FRUSCIANTE, "Outsides EP" (Record Collection, 2013)

½



A John Frusciante ha fatto bene uscire dal gruppo. Gli ha fatto bene soprattutto la prima volta, nel 1994, quando pubblica Nianda LaDes And Usually Just A T-Shirt, suo primo album solista e capolavoro di art-rock chitarristico di fine millennio.
A John Frusciante ha fatto male disintossicarsi. Gli ha fatto male perchè un album come Smile From The Streets You Hold, una cronaca personale scandita in diciassette brani di suoni avanguardistici e testi pensati come armi di liberazione dall'eroina, non ha di certo arrecato lustro alla sua carriera solista.
A John Frusciante ha fatto bene filtrare con l'elettronica (To Record Only Water For Ten Days è ancora là a dimostrarlo, nonostante siano passati dodici anni), circondarsi di musicisti che non si chiamano John Frusciante (Shadows Collide With People), fondare un gruppo (gli Ataxia, che vantano un disco meraviglioso come Automatic Writing), esagerare (solo nel 2004 ha inciso e pubblicato cinque album, fra cui il bellissimo DC EP e A Sphere In The Heart Of Silence, il disco in collaborazione con Josh Klinghoffer), dimostrare che alle volte basta una chitarra acustica per fare un buon lavoro (Curtains).
A John Frusciante ha fatto male essere uno dei pionieri dell'e-music, degli mp3 e degli Wav: il suo quarto album (From The Sounds Inside) si è rivelato un fallimento totale.
A John Frusciante ha fatto bene reinventarsi e approcciarsi al concept-album, visto che The Empyrean (2009) rappresenta uno dei punti più alti della sua produzione.
A John Frusciante ha fatto male uscire dal gruppo una seconda volta, dal momento che tutti si aspettano una grande opera di chitarra solista e lui se ne viene fuori con PBX Funicular Intaglio Zone, un dischetto crossover senza alcuna pretesa, preconfezionato, inutile, breve e ciò nonostante palloso all'inverosimile.
Outsides EP arriva in seguito a questa fase di smarrimento artistico: si apre con Same, strumentale di oltre dieci minuti molto ben riuscita e che ricorda le migliori improvvisazioni chitarristiche di fine anni novanta. Questo bel momento di art-rock lascia spazio a Breathiac, un vuoto e insulso plagio del miglior Squarepusher condensato in due minuti e quaranta. Le cose non migliorano con Shelf, che sembra arrivare dagli scarti degli scarti ritrovati in soffitta di Aphex Twin: a ben poco serve quella chitarra che, a intervalli regolari di due minuti, cerca faticosamente un ruolo fra bassi distorti, pianoforti elettrici e ritmi super-veloci. Se infine siete giapponesi, troverete la bonus track Sol, ibrido electro-jazz-classico che non solo vi farà pentire di essere nati nel paese del Sol Levante, ma che confermerà ulteriormente che questo Outsides frusciantiano non è originale, non è incomprensibile, non è bello, non è avanguardia del XXI secolo, non è indie, non è art, non è IDM, non è alternative: no.
E' soltanto inutile.




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