Whip (Denzel Washington) è un comandante aereo e un grandissimo pilota; le sue grandi passioni sono il bere e lo sniffare cocaina, hobby che "cozzano" un po' male col suo mestiere, anche se, a causa di un guasto meccanico durante un volo, Whip tenta un atterraggio disperato e salva la vita a novantasei passeggeri su centodue. Fino a qui, poteva trattarsi di un film a sè, e invece no. Flight prende il volo- almeno a livello cinematografico -proprio a partire dall'incidente. Racconta la battaglia legale (dunque pubblica) di Whip, alle prese con avvocati, dirigenti d'azienda, fanatici religiosi, giornalisti e pochi, pochissimi amici, e ne descrive la ben più difficile guerra personale: quella contro l'alcool. I personaggi di contorno sono pochi e scarsamente approfonditi: c'è una ragazza eroinomane, Nicole, che tenta di aiutare Whip senza troppo successo; c'è un figlio bietolone che nell'inverosimile, patetico e perbenista finale (zemeckisiano in tutto e per tutto) si tramuta in un moderno Henry James; c'è un fenomenale pusher che purtroppo si limita a prendere soldi e a svanire nel nulla.
Il punto è: funziona ancora un cinema così "morale"al giorno d'oggi? Secondo me, no. Che Zemeckis odiasse e trattasse come scarti sociali i drogati, gli alcolizzati e gli atei si sapeva, e un film come Forrest Gump palesò tutte le ideologie del regista. L'America non ha bisogno di "cattivi ragazzi", all'America serve uno spirito puro, possibilmente sudista, timorato di Dio e rispettoso dei valori della famiglia. Whip è l'esatto opposto di Forrest, e a me non può che rimanere simpatico. Flight ha il valore positivo di occuparsi di un personaggio estremamente negativo, aspetto inusuale per il cinema puritano di Zemeckis. E su 139 minuti di film, Whip mi è simpatico fino al minuto 130: gli ultimi nove- che non racconto di certo qui -sono imbarazzanti quanto l'intero Cast Away. Spero che abbiano girato un finale alternativo verosimile (e di conseguenza cattivo) e che lo inseriranno come extra per il mercato home video.
Ad ogni modo, sono contento che Zemeckis abbia abbandonato i terrificanti cartoni animati interpretati dai cloni di Tom Hanks e sia tornato alla classica pellicola "made in U.S.A.", piacevole, ben girata (scena dell'incidente da 10 e lode) e con un signor attore protagonista. Peccato però che sia ancora lontano da quell'Olimpo di grandi registi in cui talvolta viene erroneamente inserito.
Nessun commento:
Posta un commento