lunedì 7 maggio 2018

"Shadow of Your Love" e altre bugie (un'anatomia di "Locked N'Loaded") [Anteprima]

Cosa ci sia nella musica dei Guns N'Roses che continua ad irretirmi tanto lo sa solo Satana in persona. Fatto è che, in attesa di tornare a vederli a Firenze il prossimo 15 giugno, ho letto la biografia di Mick Wall, mi sono schierato (come mio solito) dalla parte di Axl dopo l'annuncio fatto di un intero, nuovo album di inedite degli AC/DC cantate dal rosso di Lafayette, sono entrato e rapidamente uscito da un fans forum italiano e ho continuato, imperterrito, a tenere le antenne dritte. Ovviamente, nei ritagli di tempo, ho scritto, aggiunto e tolto nuovo materiale alla bozza di quel libro che dal 2015 se ne sta lì, sospeso fra il saggio e il romanzo, è già passato attraverso due titoli di lavorazione (L'ultimo spettacolo del mondo e Gli anni selvaggi) ed è in attesa di riceverne un terzo (a ora Illusioni indesiderate è in cima alla lista, ma si accettano suggerimenti). Tutto questo per dire che la notizia che vede nel prossimo 29 giugno la data scelta dalla band per la pubblicazione di Appetite for Destruction- Locked N'Loaded Edition ha subito conquistato la mia attenzione, in quanto i Guns si avventurano in un territorio discografico mai discusso come al giorno d'oggi (quello dei boxset più o meno "di lusso" che dovrebbero fare il punto su un determinato momento della carriera di un artista o di un gruppo). Malgrado Axl abbia sempre avuto da ridire sia sulla qualità delle outtakes dei primi anni e, in generale, su operazioni retrospettive di qualsiasi tipo (a suo tempo, intentò perfino una causa  legale alla Geffen per impedire l'uscita del Greatest Hits del 2004, ossia di uno dei sette dischi della storia a poter vantare una permanenza sulla classifica Billboard di oltre 400 settimane), questo mastodontico cofanetto già pre-ordinabile sul sito del gruppo alla irrispettosa cifra di 999 $ sembra vederlo impegnato in prima linea. Fasti di questo genere sono stati il sogno nel cassetto di molti appassionati per tutto il 2017 (ossia il vero anno del trentennale di Appetite), ma nessuno si era azzardato a domandare niente. Slash, in una recente intervista perlopiù dedicata ai suoi progetti con Myles Kennedy e i Conspirators, aveva accennato ad un doppio cd celebrativo: nel primo, un remaster coi fiocchi dell'album originale, mentre nel secondo il solito impasto di materiale aggiuntivo assai stuzzicante. Superfluo aggiungere che nè i giornalisti, nè il chitarrista si sono azzardati a domandare che fine avessero fatte quelle canzoni "nuove" di cui si parlò molto a fine 2016, o dove fosse sparito quel doppio disco di inedite che Bumblefoot annunciò come concluso e pronto alla pubblicazione già nel 2015, o ancora a che punto fossero le operazioni di recupero di tutta la musica registrata e mai emersa durante le sessions di Chinese Democracy. Questioni senza risposta destinate a restare tali e che possono farci solo capire quanto il giornalismo musicale mainstream- un tempo un po' più "scomodo" pur nella sua antipatia -sia giunto al capolinea, troppo impegnato a incensare un prodotto che, nonostante non abbia già raggiunto i negozi (ammesso che i negozi di dischi esistano ancora da adesso al 29 giugno), si presenta già come inutile, ridondante e di cattivo gusto.
A tutti piacciono queste cazzate, ci mancherebbe: croci 3D, bandane cafone, plettri tamarri, stampe, foto, repliche di locandine d'epoca, 45 giri in vinile multicolore e tutto il ben di Dio con cui l'industria discografica riempie fino all'orlo questi scrigni del tesoro. La prima cosa che salta agli occhi  (almeno ai miei) guardando il trailer è al minuto 00'24'': un libro di 96 pagine con "foto mai viste tratte dall'archivio di Axl Rose". E' come se un oscuro burocrate mi picchiettasse la spalla per dirmi <<Coglione, cosa li spendesti a fare quei 24€ per Reckless Road anni fa, quando oggi Axl tira fuori le foto dai suoi archivi?>>. Per chi se lo fosse perso, Reckless Road. La genesi di "Appetite for Destruction" (BD Edizioni, 2009) di Marc Canter è il più bel libro fotografico mai pubblicato sui Guns, un'opera in cui foto e testi offrono una completezza di informazioni sul periodo 1985-1987 che il volumone di Mick Wall o le grandiose pagine di Ken Paisli redatte sull'argomento non sono in grado di restituire. Il motivo è presto detto: Marc Canter c'era. Di archivi fotografici penso che il suo possa bastare.
Nel cd 1 non può non trovare spazio Appetite for Destruction, con ogni probabilità uno dei dischi più noti e meravigliosi di tutti i tempi e, di conseguenza, un'opera d'arte su cui si è già detto tutto e il contrario di tutto. Un album che, a trentuno anni dalla sua uscita, continua a coinvolgere ascoltatori di ogni credo, razza e colore grazie anche soltanto a quella passionale semplicità che ne permea ogni istante. Personalmente, penso di poterne citare a memoria perfino le liner notes e l'esatto ordine dei credits, oltre a poter descrivere, con dovizia di particolari, posizioni e atteggiamenti di ognuno dei magnifici cinque nelle foto del libretto. La Universal fa il suo e oltre a sbandierare il fatto che sia la milionaria edizione Locked N'Loaded che la più economica Super Deluxe Edition (179 $) presenteranno la medesima tracklist, tende a sottolineare che la rimasterizzazione dell'album sia stata affrontata, finalmente, partendo dai master originali. Non sono un audiofilo, e per motivi di spesa sono costretto a tenermi alla larga da certi formati, ma la memoria non mi è mai mancata: ragion per cui corro su Google e consulto Discogs (un portale tutt'altro che semplice ma con cui ho preso ormai dimestichezza) e lo trovo. Mi ricordavo bene: nel 1997, complici il decennale dell'album originale e un imbarazzante silenzio discografico e mediatico sorto attorno ai Guns, la Mobile Fidelity Sound Lab pubblicò l'edizione original master recording su UltradiscII. Destinata al mercato americano e giapponese? Sicuro. Cara? Potete scommetterci. Scarsamente reperibile? Diciamo che non la troverete nè in catalogo nè su eBay, ma se si hanno nozioni molto basilari di ecommerce e passione per la musica, non è impossibile trovarla. Quindi, tanto vale asserire che il cd 1 dei 4 pubblicizzati, intanto, è già relativamente inutile.
I misteri si infittiscono scorrendo i titoli del cd 2: troviamo l'equivalente del Live Like @ Suicide opportunamente rimasterizzato e una Shadow of Your Love incisa dal vivo (primo dei 49 brani inediti). Segue You're Crazy (Acoustic), tratta- penso ingenuamente sulle prime -da Lies. Ma allora perchè Patience, Used to Love Her e una You're Crazy vengono subito dopo? Paradossale che, stando così le cose, il box di Appetite for Destruction finisca col comprendere anche il secondo album del gruppo? Forse sì, ma nonostante sia proprio Lies a spegnere 30 candeline in questo 2018, non è pubblicizzato o citato da nessuna parte. E poi One in a Million- ossia uno dei tre migliori pezzi mai incisi dal gruppo -che fine ha fatto? Basteranno It's so Easy (Live), l'embrionale Knockin'on Heaven's Door (Live), che in tempi non sospetti venne mandata in onda perfino da MTV, e la rovente e arcinota Whole Lotta Rosie (Live) che ogni bootleggaro GNR ha nei suoi archivi, in qualità più che buona.
La delusione inizia a farsi sfibrante, e l'animo di un appassionato serio e navigato non potrà fare a meno di impallidire di fronte all'oltraggioso cd 3, sottotitolato 1986 Sound City Session. Unica miglioria rispetto al 2: c'è un'organicità che al cd precedente manca completamente. Per il resto, prendete il miglior bootleg fisico o digitale riguardante le sessions losangeline dell'anno 1986, quelle in cui, per intenderci, mancavano all'appello It's so Easy, Mr. Brownstone e Sweet Child O'Mine e al loro posto c'erano delle belle covers di Elvis (Heartbreak Hotel) e degli Stones (Jumpin' Jack Flash). Bene. Ripulite laddove ce ne sia bisogno queste demo, date loro una lustrata digitale con l'ausilio anche della beta di Garage Band e avrete ottenuto l'intero terzo cd del cofanetto. Anche qui, pescando a caso e ascoltando il primo video HQ di Heartbreak Hotel reperibile su YouTube, viene da domandarsi: che bisogno c'era?
Il quarto (e ultimo) dischetto sembra essere vagamente più ricco, ma a sua volta ricco di brogli. Spetta alla Shadow of Your Love erroneamente scambiata/spacciata per inedita e online dal 4 maggio il compito di aprire le danze. Il remix c'è e si sente (anzi, se posso essere malizioso, la batteria mi sembra completamente ri-registrata): ritmicamente sembra più lenta, il suono limpido, corposissimo, con coretti tutt'altro che originali. 3 minuti e 6 secondi contro i 2 e mezzo della versione storica. Manca completamente quel groove punk tirato e diretto della b-side pubblicata già nel dicembre 1991 sul singolo di Live and Let Die. Insomma, lungi da me passare da conservatore, ma questa versione leccata e tirata a lucido e fatta passare per una canzone mai udita è vuota, sterile e disonesta quasi quanto questa intera operazione. Per il resto, posto qua sotto l'edizione 2018 e quella del 1991, allo scopo di agevolare agli interessati un'anatomia comparata:
Segue Move to the City (Studio Version): finalmente, che bello! Peccato che anche lo spettatore medio di Canale Italia 84 sappia che tutta la facciata live di Lies era composta, in realtà, da brani incisi in studio e a cui Alan Niven si era limitato ad aggiungere un rumore di folla in delirio. Perciò, possiamo immaginare che il risultato sia quello che già trova spazio in numerose edizioni amatoriali pubblicate da semplici appassionati sul Tubo. Non che ci volesse Bob Clearmountain per certa roba! Ascoltare per credere:
Ain't Goin' Down è un altro must have dei bootleggers col pallino dei GNR, nonchè una rarità dall'esistenza tormentata e dalla travagliata attribuzione storica. Quando Maggie mi preparò- con la cura delle belle cose che da sempre la contraddistingue -il primo cd delle Rarities (era il novembre del 2005), questo pezzo, ovviamente, c'era. Lo mise quasi in fondo: al contrario di altre demo, la qualità audio di Ain't Goin' Down era davvero scadente, soprattutto per quel che concerneva voce e sezione ritmica. Le chitarre sembravano esser state registrate con un cellulare molto rudimentale piuttosto che col microfono di una sala, ma, per amore della filologia e dei Guns, anche queste versioni primitive e grezze dovevano essere comprese nei nostri grandiosi progetti di archivio. La domanda che sorgeva spontanea era: a che periodo ricondurre questa canzone? Il file scaricato dal Mulo riportava il 1994, l'anno di Sympathy for the Devil, del licenziamento ingiusto e coatto di Gilby Clarke e del reclutamento di Paul Huge, ma era un dato sfalsato: alcuni biografi e archivisti indicavano il pezzo come uno dei tanti scartati dalle sessions degli Illusion. Se, al contrario del sottoscritto, possedete delle copie fisiche di Unwanted Illusions, Use Your Illusion Outtakes o dei celebri Rumbo Tapes, potrete notare che la Ain't Goin' Down ivi presente appartiene davvero al materiale uscito dai Rumbo Studios, ma le sue origini sono antecedenti. La versione (strumentale) che sarà inclusa nel box risale infatti al 1986. Potrebbe trattarsi, finalmente, di una canzone dei Guns relativamente più inedita di altre e che magari viene riportata a nuova vita dalle moderne tecniche dell'ingegneria del suono, e invece c'è una storia sotterranea e poco nota (nè Ken Paisli, nè Mick Wall ne fanno menzione nei loro libri) che non solo fa luce su un aspetto "conclusivo" di Ain't Goin'Down, ma che, in minima parte, riabilita anche l'hacker che mise in rete quella traccia datandola 1994. Effettivamente- molto in sordina e senza alcuna pubblicità discografica o anche solo mediatica -nel 1994 una Ain't Goin'Down fatte e finita raggiunse il pubblico dei Guns N'Roses, in particolare però quella fascia di gunners che condividevano con Slash la passione per il flipper: non come cd singolo, nè nelle radio, nè su MTV, una Ain't Goin'Down massicciamente elettronizzata (non è di certo un segreto che l'Axl post-1993 si fosse appassionato a synth, informatica e compagnia briscola) avrebbe accompagnato i giocatori di GNR Pinball Machine attraverso le loro partite di flipper. La vicenda viene spiegata e approfondita molto bene sulla pagina YouTube Guns N'Roses Central. Per i feticisti, segue il video della Ain't Goin' Down edita, molto divertente.
Seguiranno gli unici due pezzi realmente inediti (2 rispetto agli annunciati 49, badate bene!) di questa raccolta farlocca: The Plague e New Work Tune (il cui titolo, chissà perchè, mi odora tanto di breve stacchetto strumentale ripescato chissà dove e messo lì a mo' di riempitivo...). Paradossalmente, sono anche gli unici due motivi di curiosità che smuovono il mio interesse per l'operazione Locked N'Loaded. Anche consultando siti e forum che ricostruiscono il passato remoto dei GNR, nessuna scaletta delle serate losangeline a cavallo fra 1985 e 1986 riporta The Plague fra i pezzi suonati allora. E mentre per le studio version di Reckless Life, Nice Boys e Mama Kin vale quanto scritto e udito sopra per Move to the City (poi, per carità, spero di essere smentito), non dovrebbe accadere lo stesso con Back Off Bitch. Retta da un irriverente testo scritto da Axl e Paul Huge quando muovevano i primi passi  come rockers nell'Indiana (le prime bozze risalirebbero addirittura al 1979, rendendola, di fatto, il più vecchio brano dei GNR), musicata da Chris Weber ai tempi degli Hollywood Rose (la prima demo esistente, datata 1984, porta la loro firma) e infine riarrangiata da Slash, è una canzone che- come Shadow of Your Love -non avrebbe sfigurato su Appetite for Destruction. Dal vivo funzionava, anche se la demo finanziata dalla povera Vicky Hamilton e incisa agli economici Mystic Studios nel 1985 ha sempre mostrato dei Guns ancora acerbi e non del tutto a loro agio. Speriamo solo che questa versione di poco successiva renda udibile un gruppo intento a compiere il proverbiale "passo avanti".
Anni prima di diventare il singolo milionario e- per durata, costi, videoclip, esibizioni dal vivo, ecc. -fuori misura che tutti conosciamo, November Rain era una tenera ballad che Axl aveva composto al pianoforte ispirandosi ad uno dei suoi grandi miti: Elton John. Molto timidamente, ne aveva approntato una traballante versione di dieci minuti per piano e voce: sia quella che la meno nota (ma non per questo poco presente nei vari bootleg o difficilmente reperibile in ogni dove) acoustic version furono registrate ai Sound City Studios. La prima è doveroso averla per mero completismo, mentre la seconda (più breve sia della demo che della November Rain definitiva), dove è presente il resto della band e la chitarra sostituisce il pianoforte, avrebbe potuto tranquillamente far parte di Lies. Sono delle demo, al limite delle alternate takes, che conosciamo da anni e che magari saranno piacevoli da riascoltare una volta passate da una doverosa rimasterizzazione (la versione solo piano e voce ne ha un gran bisogno), ma niente di più.
L'ultimo disco di Locked N'Loaded si chiude con quelle che- almeno sulla carta -sono più ombre che luci. O meglio: è risaputo che i Guns avessero abbracciato le chitarre acustiche e semi-acustiche già durante l'anno della loro formazione. Le occasioni venivano fornite loro dai gestori di bar aperti fino all'alba, dagli organizzatori di feste private o dal pubblico "amico" dei locali sparpagliati fra Hollywood Boulevard e Melrose dove venivano talvolta arrangiati degli after-show. Esistono foto e riprese amatoriali di una notte al The Central (1 maggio 1986) dove proposero un breve set acustico comprendente Move to the City, Don't Cry e il loro cavallo di battaglia dell'epoca Jumpin'Jack Flash. La Move to the City acustica più famosa rimane comunque quella suonata al CBGB di New York il 30 ottobre 1987 e presente in un rarissimo e pregevole bootleg approntato dall'italiana Templar nel 1991 (One in a Million), ma mai erano emerse notizie di una versione simile incisa in studio. Il box ne presenta ben due: la prima sempre incisa ai Sound City, la seconda risalente al 1988 e senza nessun'altra dicitura aggiuntiva. Nel mezzo fra il nulla e il niente, un'altra You're Crazy (ho perso il conto, neanche fosse Like a Rolling Stone!) e una Jumpin'Jack Flash sempre acustica. Per capire meglio, basta aspettare il 29 giugno, ma per adesso direi che è legittimo parlare di grande delusione. Misurarsi con i propri archivi non è mai semplice, e Appetite for Destruction- Locked N'Loaded ne è la (tombale?) riprova.

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