venerdì 3 aprile 2015

L'ultimo lupo [Recensione]

Jean-Jacques Annaud ha rotto il cazzo.
La sua idea di cinema ha rotto il cazzo.
I film con gli animali hanno rotto il cazzo. Anche i film in 3D con gli animali hanno rotto il cazzo.
I film in 3D di Annaud con gli animali hanno rotto il cazzo in maniera particolare.
Se poi si somma il fatto che la trama del suo Ultimo lupo ruoti intorno al giovane maestrino Chen Zen (Shaofeng Feng) che deve allevare un cucciolo di lupo di nascosto e contemporaneamente eludere i comunisti cattivi che vogliono i lupi morti, beh, proprio non ci siamo.
Non mancano i soliti due o tre discorsetti agili, agili di tutti i film di Annaud: la lotta fra uomo e natura, la documentazione del comportamento animale, la riflessione ecologica da blockbuster, lo scontro fra modernità (la Rivoluzione Culturale) e la tradizione (le tribù nomadi della Mongolia) mostrato senza però far emergere troppo la propria linea di pensiero (anche perchè i soldi con cui il film è prodotto sono prevalentemente cinesi). I personaggi sono banali, i dialoghi piatti, le sequenze panoramiche valide come le immagini di una puntata di Super Quark. Ci si aspetta soltanto che da dietro una duna spuntino fuori Piero e Alberto Angela: magari loro riuscirebbero a giustificare, anche con poche parole, l'inaudita paraculaggine di Annaud e di quasi tutta la sua opera.
Più che intenerire, L'ultimo lupo mette tristezza e annoia per due ore senza fare sconti. I lupi ululano e gli spettatori piangono.
A quando il mockbuster targato Asylum?

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