domenica 25 maggio 2014

[Recensione] X-Men- Giorni di un futuro passato

Da piccolo odiavo l'Uomo Ragno esattamente quanto amavo gli X-Men. La serie animata Insuperabili X-Men (in Italia andava in onda sulle reti Mediaset) era per me un qualcosa in più rispetto ai cartoni di azione di cui mi ero nutrito fino a quel momento: più raffinata dei Biker Mice, più "adulta" delle Tartarughe Ninja, più accurata dei Cinque Samurai, era per me una vera e propria fonte di ispirazione. Non saprei calcolare quanti Wolverine ho disegnato a partire dal 1995 in poi, così come conservo ancora alcuni ritratti di Ciclope, Gambit e Tempesta. Molto importante, inoltre, il fatto che memorizzassi non solo i movimenti o le espressioni dei personaggi, ma anche i colori. E forse proprio per il grande peso che davo al colore, rimasi deluso da X-Men (2000) di Synger, dove i mutanti erano ridotti ad un branco di palestrati immersi in costumacci scuri e non in quelle meravigliose tute dalle tinte accese per cui tanto ero ammattito- pastelli e pennarelli alla mano -fino a pochi anni prima. 
In realtà, nel crescere, ho ampiamente rivalutato il primo film della saga, che poi è con ogni probabilità il primo vero cinefumetto pensato come tale. Il target di età a cui il film di super-eroi doveva rivolgersi si alzò incredibilmente con X-Men, così come il budget e l'impiego degli effetti speciali, lievitati rispetto alle pellicole girate negli anni '90 spesso con esiti deplorevoli (vi basti pensare ai due Batman di Joel Schumacher). Anche migliore fu il risultato ottenuto tre anni dopo con X-Men 2, sempre diretto da Synger, che per quel che riguarda l'Autore al servizio del blockbuster fumettistico ha anticipato di diversi anni il ben più blasonato Nolan. Dopodichè, per quanto riguarda l'universo dei mutanti, il grande vuoto. Sequel orrendi (X-Men- Conflitto finale) e spin-off imbarazzanti (da X-Men- Le origini: Wolverine fino al più recente Wolverine- L'immortale) hanno rimpinguato le casse delle major, ma di certo non hanno arrecato lustro alla saga: perciò, chi meglio di Brian Synger per dirigere il settimo film della saga? E quale soggetto migliore di Giorni di un futuro passato (1981), il capolavoro di Claremont e Byrne, per portare avanti questo tentativo di rinascita?Il risultato è un onesto, tiepido film coi mutanti, nettamente migliore delle ultime realizzazioni sugli X-Men ma allo stesso tempo lontano dallo spirito della storia da cui è tratto. Scrivo questo perchè il viaggio nel tempo (per il quale pare sia stato interpellato James Cameron) dovrebbe essere il punto di forza del film, ma di "forte" ha ben poco: Wolverine (Jackman) si stende su un tavolo e Kitty Pride (Page) lo rimanda indietro nel tempo fino al 1973 toccandogli le tempie. Tutto qua. Quicksilver (Evan Peters) è una new-entry gradevole e una delle poche sorprese di tutto il film. Le sentinelle sono fatte malissimo, specie nelle scene ambientate nel passato. Il giovane Xavier (McAvoy) funziona bene. Fassbender è talmente bravo che saprebbe recitare al meglio perfino le istruzioni di un frigorifero. Le scene del futuro distopico sono tanto scure, troppo scure: ci si capisce poco. Irrinunciabile la comparsata di Jean Grey, che passerà alla storia come la più grande rompicoglioni cinematografica di tutti i tempi. Il 1973 messo in scena da Synger puzza veramente tanto di falso. A confronto, gli anni '40 del primo Captain America erano un documentario d'epoca diretto da Michael Curtiz. Peter Dinklage (meglio noto come Tyrion Lannister del Trono di spade) nel ruolo di Trask fornisce un ottimo esempio su come avere un potenziale, spettacoloso cattivo in un film e sfruttarne le doti solo al 10%.
La scena nascosta (preludio ad un sequel previsto per il 2016) è indefinibile, e serve a confermarmi una cosa e una soltanto: la mia idea di cinema è un'altra.



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