venerdì 23 maggio 2014

[Recensione] Godzilla


Di sicuro mi sbaglio, ma guardando un film di Ishiro Honda, Jun Fukuda, Yoshimitsu Banno, Koji Hashimoto, Kazuki Omori, Takao Okawara, Kensho Yamashita, Masaaki Tezuka, Shusuke Kaneko e Ryuhei Kitamura li invidio perché hanno potuto ideare, scrivere e girare il Godzilla che volevano. Non dovevano preoccuparsi di compiacere Orgoglionerd.it o l'Arcicosplayers per essere accettati come "autori". Non dovevano giustificarsi da accuse assurde da parte di studenti di cinema con il tarlo socio-grafico che li accusavano di retromania (perché mentre Emmerich già sfruttava una CGI perfetta e sopraffina, loro continuavano a preferire spesso e volentieri gli animatronics). Non dovevano girare con la maschera cupa di chi, a 14 anni, raccoglieva e catalogava tutti gli articoli culturali del Times e oggi è considerato santità nei circoli fumettofilo-letterari da terrazza. Non erano costretti a subire una deleteria schizofrenia in cui da un parte guadagni un pacco di soldi facendo l'Autore al Sundance e dall'altra rilasci interviste vibranti sdegno contro Hollywood e per fortuna poi basterà un Oscar (preferibilmente tecnico) per renderti più mansueto. 
Magari i 29 film canonici della saga di Godzilla avranno avuto altri problemi e difetti, però non erano di quelli che invischiano il cinema di intrattenimento occidentale contemporaneo, e ciò basta per farmeli ancora invidiare, specie ora che ho visto il film di Edwards. Che poi un film non è: è un videogioco che trovi imballato dentro le merendine, è un sottofondo da far passare nelle aree di attesa ai gate aeroportuali (preferibilmente senza volume), è una storia profondamente stupida e vuota (nonostante pretenda di parlare di ecologia, ambiente, sociologia, ecc.) che nessun bambino, oggi come fra dieci anni, avrà voglia di veder raccontata. 
Il Godzilla di Edwards è campione di incassi- visto che una produzione Legendary Pictures, per legge, non può non esserlo -, ma lo è oggi. Domani se ne parlerà poco e male, esattamente come del suo predecessore del 1998 firmato Roland Emmerich. Non basta un cast leggermente superiore e l'invenzione dei M.o.t.u. (i due kaiju preistorici che si scontrano col lucertolone) a salvare un soggetto mortalmente, micidialmente brutto. E mentre a Gareth Edwards viene spolverato il trono d'oro del prossimo Comic-Con, sarebbe bene sottolineare che questo registino britannico, in due ore di soffocanti bestialità tridimensionali, non è stato in grado di esprimere un solo concetto originale.

Nessun commento:

Posta un commento