mercoledì 27 novembre 2013

Arcade Fire, "Reflektor" VS. Rhapsody Of Fire, "Dark Wings Of Steel" [Suggestioni uditive]

Arcade Fire,
Reflektor (Merge Records, 2013, 2Cd)

★★

















Gli Arcade Fire non mi sono mai piaciuti e io non sono mai piaciuto a loro. Però ci sono sempre rimasto male, perchè piacevano a tutti e ogni uscita di un nuovo album era per me una coltellata al cuore e all'oroglio perchè, con chiunque parlassi di musica, saltava fuori l'ultimo disco degli Arcade Fire e io ero sempre l'unico a cui non era piaciuto. 
<<Gli Arcade Fire vanno capiti, sono un gruppo che fa musica colta, complessa...>>. Ma con quale criterio si stabilisce che una band fa musica colta e un'altra band non la fa? Forse perchè nella copertina dell'ultimo doppio e super-celebrato Reflektor c'è una scultura (bellissima) di Rodin? Forse perchè una figura letteraria come quella di Orfeo è al centro di questo "concept-album che non è un concept-album"? Forse perchè il video del singolo Afterlife è composto da scene estrapolate dal dimenticato l'Orfeo Negro (1958) di Marcel Camus, pellicola di cui nessuno sentiva la mancanza?
Insomma, per tagliar corto, io un disco come Reflektor lo giudico male, perchè non lo capisco, perchè non è musica che mi piace e che, molto probabilmente, non mi piacerà mai. Porno è una bella canzone, è vero, ma una bella canzone non fa un doppio album. Però dico anche che, al contrario dei suoi predecessori (tre dischi che conosco, che possiedo e che ho ascoltato a più riprese), Reflektor è nettamente superiore a quanto i canadesi abbiano tirato fuori in dieci anni di attività. Tuttavia, mi tengo i miei dubbi su questi "fenomeni" della musica odierna.

VS.

Rhapsody Of Fire,
Dark Wings Of Steel (AFM Records, 2013)

★★½

















In Italia siamo strani: stappiamo intere riserve di champagne se la Pausini entra nella "Billboard 200" al 199° posto, gioiamo nel constatare che Ligabue farà una data in uno scantinato londinese e che l'evento sarà sold-out da subito (merito della "fuga di cervelli"), ci commuoviamo ogni natale davanti ad Andrea Bocelli che intona il Nessun dorma al Madison Square Garden e ignoriamo, al contempo, che gli italianissimi paladini di un genere come il symphonic-metal abbiano venduto più di un milione di dischi a giro per il mondo senza ottenere mai una copertina di Vincenzo Mollica per il TG1. Sto parlando dei Rhapsody Of Fire, che da pochi giorni sono tornati a far parlare di loro con l'uscita di Dark Wings Of Steel, undicesimo album in studio, primo senza il fondatore e chitarrista Luca Turilli e primo dopo la conclusione della Dark Secret Saga (2004-2011).
Premetto che mi sono appassionato molto ai Rhapsody verso i tredici, quattordici anni: mi piacevano lo stile cinematografico, il flirt col folklore, l'idea della voce narrante, le influenze della musica classica e tutti gli altri fattori che hanno contribuito al successo del gruppo. Vecchie opere come Legendary Tales (1997), Symphony Of Enchanted Lands (1998) e Power Of The Dragonflame (2002) hanno significato molto per me, così come solo in tempi più recenti ho rivalutato l'ancor più "pomposo" Symphony Of Enchanted Lands II- The Dark Secret (2004) e mi sono "rimesso in pari" con gli ultimi dischi. Parlando però di tempi recenti, non ho assolutamente idea del perchè Luca Turilli abbia lasciato la band per fondarne un'altra con lo stesso nome (Luca Turilli's Rhapsody) e lo stesso logo: fatto è che l'esordio Ascending To Infinity (Nuclear Blast, 2012) è un capolavoro, nonchè uno degli album più belli usciti lo scorso anno. Non si può dire lo stesso di questa prima prova dei Rhapsody orfani di Turilli: la band capitanata dal veterano tastierista Alex Staropoli rinuncia a fare il "classico album à la Rhapsody", elimina gli eccessi orchestrali della Dark Secret Saga e sposa uno stile più heavy, dando a un brano come Rising From Tragic Flames il compito di presentare il "nuovo" chitarrista De Micheli, che sembra destreggiarsi bene fra doppie casse e cascate di tastiere. Tuttavia, il "giochino" si rompe quasi subito: i brani sono generalmente più lenti, meno curati, più brevi e meno ricchi di atmosfere fiabesche, quelle atmosfere che hanno fatto la fortuna (e la bellezza) dei Rhapsody storici. Come possono suggerirci il titolo e l'artwork, Dark Wings Of Steel è un onesto e cupo album dove si ricercano toni più marcatamente epic (vicini, ad esempio, agli ultimi Manowar); e l'inefficacia di questo nuovo stile viene subito a galla con la funerea Tears Of Pain, o ancora di più con la ballata Custode di pace. Tanto di cappello per A Tale Of Magic, che sembra uscito dagli scarti di qualche album dell'era turilliana e che qui rialza notevolmente la media. Nessuna voce narrante di Christopher Lee, nessuna suite ad alto minutaggio: e guardate che con un paio di idee in più e un po' di oscurità in meno, Dark Wings Of Steel poteva anche risultare un buon album. Insomma, sono questi i Rhapsody Of Fire o, alla fine, sono davvero quelli del nuovo progetto di Luca Turilli? 

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