Una settimana. Due film biografici su due diversi geni della scienza. Tutti e due i film sono piuttosto brutti, patinati e maldestri.
I numerosi difetti che ho trovato in The Imitation Game me li ha riproposti, in larga parte, questo La teoria del tutto, incentrato sulla vita e le scoperte di Stephen Hawking (Eddie Redmayne). Anzi no, solo sulla sua vita.
Anzi, solo sulla storia d'amore fra lui e la prima moglie Jane (Felicity Jones).
Gli studi e le scoperte di Hawking vengono vergognosamente accantonati dopo una mezz'ora striminzita di film, e posso garantirvi che quest'uomo non ha propriamente progettato un nuovo modello di cellulare, ma molto di più. Tutto l'apparato scientifico della storia ha lo spessore e la serietà di un articolo pubblicato su Focus.
La psiche (sicuramente più complessa e sfaccettata di quanto mostrato) di un simile genio non viene minimamente considerata: il regista James Marsh sembra limitarsi a dire <<E' un genio, può dire, fare e pensare quello che cazzo vuole!>>.
Rimane la storia familiare, quella dell'Hawking privato, quella che più sembra interessare a chi mette in scena (sbattendosene totalmente di ricostruire in maniera decente certe epoche) il film. Peccato che anche questa finisca presto con l'annoiare: è tutto una colpa non dichiarata fino in fondo, una gelosia celata male piagnona, un visto-non visto penoso e- mi auguro -frutto totale dell'immaginazione degli sceneggiatori.
Musiche prevedibilmente belle, tipiche di questi biopic venuti di moda e girati nella maniera sbagliata.
Protagonista in ottima forma, anche se a momenti siamo indecisi se avvicinarlo di più al Dustin Hoffman di Rain Man o al Ben Stiller che in Tropic Thunder impersonava Simple Jack (che poi parodiava Sean Penn in Il mio nome è Sam).
Globalmente, un film talmente tanto smanioso di piacere da risultare odioso.
E' candidato a cinque Oscar, fra cui miglior film.
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