Bruce Springsteen,
The Album Collection Vol. 1 (1973-1984)
(Sony Legacy, Box-set 8 Cd, 2015)
★★
Non sono mai stato un fan irriducibile di Bruce Springsteen. Lo stimo molto come poeta, scrittore e performer, e ovviamente avrei voluto esserci anch'io quando, alla fine degli anni '70, portò il suo carrozzone in Europa dando vita ad uno dei tour più belli e imponenti della storia (prima di lui, giusto gli Stones dell'American Tour '72 e la Rolling Thunder Revue di Dylan, dopo di lui i Guns dello Use Your Illusion World Tour e sempre Dylan, ovviamente, col Never Ending Tour, che va avanti da ventisei anni come se nulla fosse, ma di questo ne riparleremo...). Considero almeno tre dei dischi da lui incisi (Darkness On The Edge Of Town, The River e Nebraska) capolavori imprescindibili dell'arte del Novecento, e ne amo almeno un altro paio (Born To Run e The Rising).
Non credo di averne mai frainteso troppo i messaggi, non l'ho mai accusato di sciovinismo come hanno fatto altri, non mi sono mai fermato a valutare le stelle e le strisce del suo disco più celebre come tanti altri caproni, non amo quanto ha prodotto negli ultimi trent'anni (fatta eccezione per The Rising, che è un disco diverso), non ho mai smaniato per andarlo a vedere in concerto (anche se chi lo ha fatto, perfino in tempi recenti, mi ha garantito che è uno spettacolo autentico) e mi interessa fino a un certo punto il suo coinvolgimento politico: il fatto che rifiutò di cedere i diritti di Born In The U.S.A. per uno spot elettorale di Reagan basta e avanza per regalargli ulteriori fette della mia simpatia.
Come molti altri artisti, Springsteen negli ultimi anni si è impegnato ad aprire gli archivi, a ripubblicare e perfino a restaurare la propria opera, ma- contrariamente a tanti colleghi -lo ha sempre fatto in maniera molto blanda e superficiale, talvolta addirittura dispersiva. Non esiste, ad esempio un suo live decente pubblicato in maniera ufficiale, mentre gli scaffali dei collezionisti sono stracolmi di bootleg eccellenti accumulatisi in quarant'anni di carriera; allo stesso modo, questo primo volume della Album Collection non presenta neanche uno straccio di bonus track e dei sette dischi proposti già due erano stati rimasterizzati (Born To Run, nel 2005, Darkness In The Edge Of Town nel 2008). Che poi, badate bene, all'infuori di The Wild, The Innocent & The E-Street Shuffle e di The River, neanche c'era tutto questo grande bisogno di restaurazione. Nebraska è un disco registrato in casa con un 4-piste, un capolavoro della musica lo-fi, cavernoso e tetro come Tonight's The Night di Neil Young o come alcune cose dei Pearl Jam di fine anni '90. Born In The U.S.A. non sembra diverso dall'edizione cd del 1984, forse un po' più squillante a livello di suoni, ma finisce lì. E poi sfido chiunque ad ascoltare una qualunque hit presa da Born To Run o Darkness e a trovarmi le differenze con l'originale.
Bob Ludwig è un grande tecnico del suono, uno dei migliori al mondo, ma qui si parla di un'ottantina di euro (edizione cd) da buttare su un box privo di contenuti speciali, novità o rarità ulteriori. Vale un po' quello che ho detto per i primi album dei Led Zeppelin rimasterizzati di fresco con l'aggiunta di remix, b-sides e pochi, pochissimi inediti: troppi soldi per un'operazione che puzza di disonesto da lontano. E pur sconfinando in tutt'altro genere, preferisco la maggiore onestà dimostrata dai Dream Theater nei confronti dei fans quando lo scorso maggio hanno fatto uscire, per soli 40 euro, la loro discografia in studio completa (1989-2011) e rimasterizzata: anche lì, nessun extra e l'enorme vuoto dovuto all'assenza dell'EP (che per me è sempre stato un album) A Change Of Season, ma a livello di prezzo non ci sono paragoni.
Per il resto, non ci piove che il miglior Bruce Springsteen sia dentro questi album e che proprio da questi fuoriesca una sfilza di canzoni meravigliose, ma se proprio siete a scoprirlo adesso, procuratevele in un formato più economico e ugualmente dignitoso.
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