Non c'è il film sull'Olocausto, non c'è il film sulle terme miracolose, non c'è il film sull'angelo custode, non c'è il film sul bambino bianco ricco che gioca col bambino nero povero, non c'è un film italiano, non c'è un film con cui Leonardo Di Caprio perde di nuovo la statuetta come miglior attore dando vita a nuove catene di imbecillità e ignoranza. Ma, del resto, gli Oscar di ignoranza ci vivono. Non sono un festival (e se ne guardano bene dall'esserlo), ma una festa ferocemente ancorata alle tradizioni, al galateo, al denaro, al potere, al sesso. Ogni edizione può risultare molto diversa da un'altra: una buona parte delle modifiche dipende totalmente da chi presenta. Quest'anno spetta a Neil Patrick Harris, il bietolone biondo che viene sgozzato nel bellissimo L'amore bugiardo, il compito di condurre le danze dell'ottantasettesima fiera dell'incongruenza cinematografica più ipocrita e trash al mondo. E, in tutta onestà, non lo invidio. Dirigere la cerimonia degli Oscar in diretta sulla ABC è davvero difficile: devi far ridere e far commuovere, devi saper premiare, annunciare e assolutamente non annoiare. Insomma, non te ne stai lì a leggere le notizie della sera come un Mentana qualsiasi. Pagano bene? Neanche troppo, sembra.
Ma forse non esiste un compenso abbastanza equo per passare una nottata a pronunciare nomi propri e aprire buste rinchiusi fra le quattro mura di un vecchio teatro di Hollywood. La stessa Hollywood che- come ci mostra Maps To The Stars -non esiste, o almeno non esiste più. La fabbrica dei sogni è anche fabbrica di incubi e perfino questa sua consueta e fanatica autocelebrazione nasconde lati oscuri e inquietanti. Se togliamo i film, eliminando così la finzione, cosa rimane? La realtà, e cioè un ammasso informe di persone che si muovono attraverso un mondo prefabbricato e fittizio fatto di soldi, soddisfazioni inutili e merda.
In una sola parola: gli Oscar.
- Rido già passando al setaccio quei settimanali che dicono che saranno "Oscar noiosi", o addirittura "Oscar letterari". E rido perchè capisco perfettamente che questi giornali nostrani hanno una concezione degli Oscar più americana degli americani stessi. Stesso dicasi dello spettatore medio che, come al solito, delle dieci pellicole candidate a migliore film ne ha viste a fatica una, ma che non rinuncerà comunque a bere caffè e guardare tutta la cerimonia (paga Sky, dovra pur vedere gli Oscar in diretta, o no?).
- Sinceramente, non mi aspettavo questa pioggia di nomination su film così belli, intelligenti e poco hollywoodiani come The Grand Budapest Hotel (chi mi conosce sa del mio rapporto amore-odio col cinema di Wes Anderson e sa che The Grand Budapest Hotel è forse il suo film che mi è piaciuto di meno, pur restando un'opera che nessuno sarebbe in grado di concepire, costruire, girare all'infuori di Wes Anderson stesso) o Boyhood, e così approfitto di questo spazio per fare spudoratamente il tifo per qualcosa e qualcuno: ricoprite Boyhood e Richard Linklater di Oscar, porca puttana!
- Sulla Gazzetta dello Sport di ieri c'è un articolo intitolato Il mistero di "Boyhood": il film girato in dodici anni. Sveglia, signori! Boyhood è uscito a ottobre.
- La grande (e sicuramente legittima) attenzione riservata a Birdman (che con nove statuette è, al pari di The Grand Budapest Hotel, il favorito) mi ha lasciato già meno basito. Alla fine, Inàrritu è un regista molto ben considerato negli Stati Uniti e Birdman approda agli Oscar con una valigia piena di premi collezionati da Venezia in poi. Forse vale la pena specificare che... no, brutti dementi, non è un cine-comic Marvel e nemmeno DC! Ormai la gente pensa male ogni volta che legge il suffisso "-man" nei titoli, non ci si può fare niente.
- Ovviamente, anche American Sniper ha le sue candidature: sei, fra cui migliore film. Tutte meritatissime. Del resto, è bello. E più cercano di affossarmelo e sminuirlo e più me lo fanno piacere. Non mi metto a fare confronti fra Linklater e Eastwood su meriti, bravura, capacità, perchè non sono cose che mi interessano.
- Ma ecco. Parliamo di Interstellar che a detta di alcuni è candidato "solamente" a cinque Oscar. "Solamente" perchè sono tutti "soltanto" Oscar tecnici. Embè? Cinque Oscar sono molti e, in questo caso, giusti. A cosa dovevano candidarlo? A migliore sceneggiatura? Suvvia, gente... Continuate a perdervi nell'eterno, sterile dibattito del "Nolan nuovo Kubrick", se volete. Continuate a non far sussistere i fatti. Continuate a parlare del nulla. E magari, ogni tanto, andate a vedere qualcosa di uno zinzillino diverso. Oppure abbonatevi al mensile Il mio giardino e smettete di andare al cinema.
- Ci sono due brutti film candidati: si chiamano The Imitation Game e La teoria del tutto e ovviamente faranno strage di applausi, lacrime e statuette. Dispiace, perchè sono davvero vergognosi e accomodanti e a me l'arte accomodata sta sui coglioni.
- Sui film stranieri, il nostro orgoglio nazionale ne uscirà sicuramente ferito: fra quelle in concorso- oltre al russo Leviathan, del quale ho visto alcune sequenze che risultano di una bellezza superlativa -troviamo pellicole mauritane (Timbuktu) e argentine (Storie pazzesche). Oltre a scoprire il cinema mauritano, aspetto che qualche mente superiore si interroghi su come un paese in default come l'Argentina abbia un film candidato agli Oscar e la superpotenza italica no. Mi spiace, ma i dibattiti patriottici mi hanno sempre stimolato poco, specie se di mezzo c'è l'Arte.
- Ho avuto un sussulto quando ho letto che Maureen O'Hara riceverà l'Oscar alla carriera. Credevo che fosse morta.
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