Lo Hobbit è il primo libro di Tolkien che ho letto. Il primo e il mio preferito. Devo ringraziare la mia insegnante di italiano delle Scuole Medie Inferiori per avermi introdotto allo scrittore fantasy per eccellenza: fra la prima e la terza media avevo già letto, oltre a Lo Hobbit, Il cacciatore di draghi (in una vecchia edizione Einaudi, se la memoria mi assiste) e Il signore degli anelli (la prima di due volte) entrambi libri impeccabili, ma lontani dalla perfezione complessiva del mio "primo amore tolkieniano". Gli altri fantasy non mi sono mai interessati: non che non ci abbia provato con Le cronache di Narnia di Lewis (quello che si dice un brutto libro) o con Eragon di Paolini (quella che si dice una cattiva idea, pallosa all'inverosimile), ma niente da fare; l'ultimo tentativo l'ho fatto lo scorso inverno, quando ho vomitato dentro la Feltrinelli sfogliando una Cronaca di non so che cazzo della Troisi. Per farla breve, a me il fantasy proprio non piace, però mi piace Tolkien. Tanto. Così come mi piace la trilogia cinematografica di Peter Jackson, alla quale a dicembre si andrà ad aggiungere il primo di tre nuovi film tratti dal mio amato Lo Hobbit. E, se posso permettermi, le aspettative non sono poi delle migliori.
Io sinceramente speravo in un lungo, unico film; tuttavia, un paio di anni fa, Jackson ha comunicato la decisione di dividere il film in due pezzi (Andata e Ritorno), cosa che se da una parte avrebbe contribuito ad aumentare la portata "commerciale" (e dunque economica) dell'operazione, dall'altra avrebbe comunque mantenuto intatta la materia della storia: il romanzo di Tolkien è infatti diviso in maniera analoga. Il problema è stato quando, durante l'estate, il noto regista neozelandese ha annunciato una trilogia de Lo Hobbit, e io di conseguenza mi sono fatto alcune domande. La prima è: di cosa parleranno questi tre film tratti da un romanzo di quattrocento pagine? La seconda è: quanto durerà ciascun film? Ciò di cui ho paura è che Jackson voglia adottare la tattica de Il signore degli anelli per un film che molto semplicemente non la necessita. Per quanto lunghe possano essere certe battaglie e per quanti personaggi possano usufruire di una messa in scena adeguata, Lo Hobbit contiene un terzo degli aspetti presenti nella monumentale opera maxima di Tolkien. Quindi, se ogni film durerà tre ore come i suoi fortunati predecessori, sarà un film sul "nulla": dialoghi riportati alla lettera e con pause interminabili, porte che si aprono e si chiudono in piani sequenza lunghi quindici minuti e primi piani con messa a fuoco sapientemente dosata sulle ciglia di Ian McKellen potranno essere solo alcuni di questi ingredienti. D'altro canto, mi domando che senso abbia (in termini artistici e non commerciali) il presentare tre film di un'ora e mezzo l'uno dal dicembre 2012 al Natale 2014.
Concludo dicendo che il film non potrà deludere su un paio di cose: l'ambientazione, epica e meravigliosa come sempre, e i personaggi. Peter Jackson è un cane di regista, ma gli va dato atto di aver saputo immaginare e di aver messo in scena cose bellissime. E visto che questo magnifico incapace con tanta fantasia e un grande budget ha concretizzato splendidamente i sogni di molte persone (me compreso) già una volta, non vedo perchè non dovrebbe concedere un bis.
Anzi, un tris.
Anzi, un tris.
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