venerdì 11 novembre 2016

Like a Bird on the Wire [Extra]

Leonard Cohen al supermercato.

Accendo il telefono ancora un po' assonnato, guardo quanti SMS di auguri ho ricevuto (è il mio compleanno) e poi penso che nessuno ti fa più gli auguri per messaggio: tutti a prediligere "prozzap" o "fastBook". E allora mi rigiro e apro proprio "fastBook" ("prozzap" mai avuto). Joan Baez scrive: 
Bless Leonard Cohen. I met him in 1961, a mysterious, dark and gloomy, gifted songwriter, in the lobby of the notorious, dingy 60s-atmospheric pot and poetry Chelsea Hotel. Someone was throwing up in the phone booth. I was a newbie to it all. Over the decades, from the Village to the stage to the seclusion of a monastery, to his own seclusion, he gave us much of his wisdom and beauty in magnificent poetry and song. Hallelujah.
Leonard Cohen è morto, per giunta per il mio compleanno? Non posso entrare nel "Club dei 27" sotto un auspicio del genere. Mi informo meglio e scopro che è morto alcuni giorni fa, il 7 novembre, ma che solo ora la famiglia e La casa discografica hanno deciso di rendere pubblica la notizia. Penso a tutte le recensioni di You Want It Darker che ho letto fino a una decina di giorni fa: tutti lì a parlare di testamento artistico e spirituale, di disco già scritto e registrato dall'oltretomba, ecc. Saranno contenti questi gufi scribacchini, ma a me un po' dispiace. Anche se lo sapeva, anche se era preparato al meglio (leggere questa bella intervista al New Yorker può bastare per farsi un'idea), anche se in questi anni dieci sembrava più che mai intenzionato a riempire la vita degli ascoltatori di buona musica con grandi canzoni, registrando e componendo a ritmi che non aveva mai tenuto nemmeno in gioventù.
E poi quale gioventù? Leonard Cohen è l'unica rockstar a non aver goduto di una delle stesse prerogative del rock&roll: la giovinezza. Lui che avrebbe potuto trascorrere la vita pubblicando splendide poesie e aspettando, comodamente, un Nobel. Lui che si approcciò tardi alla chitarra e pubblicò il primo, grandioso album a trentatrè anni. Lui che ha cambiato musicalmente pelle molte volte, partendo da una formula chitarra-voce tipica del folk dei suoi tempi e approdando perfino al synth-pop
Una volta, per scherzo (ma fino a un certo punto), dissi che l'unica epigrafe funeraria che accetterei è la prima strofa di Bird on the Wire
Quest'estate, ero su un'isoletta greca sperduta e lessi su un giornale online la notizia della morte di un suo vecchio amore (la Marianne Ihlen di So Long, Marianne per l'appunto). Lo stesso giornale riportava la traduzione di un biglietto che Cohen, tramite un comune amico norvegese, aveva fatto recapitare alla donna malata terminale. Una lettera di amore ma pure di rassegnazione, breve e semplice, per molti versi simile a molte delle sue canzoni. Una lettera che si concludeva con la frase "Addio, mia infinita bellezza, ci vediamo lungo la strada". Anche lui e Marianne si erano conosciuti su una piccola isola greca (Idra) in una calda estate di cinquant'anni prima.
E ora, ladies and gentlemen, le parole e, soprattutto, la Musica di Leonard Cohen, la mia preferita, quella che mi porto dentro già da molto tempo e che continuerà a far parte di me:

Addio Marianna, era tempo di ricominciare
a ridere e piangere 

e piangere e ridere su tutto questo ancora.

Come un uccello sul filo, 
come un ubriaco in un coro di mezzanotte
ho cercato a modo mio di essere libero.
Lei portava calze verdi, dormiva con tutti,
ma <<Cosa fai domani?>> non lo chiese mai a nessuno.
S'innamorò di tutti noi, non proprio di qualcuno 
non proprio di qualcuno. 
Dicevamo che era libera e nessuno era sincero.
Molti hanno usato il suo corpo, molti hanno pettinato i suoi capelli. 
E nel vuoto della notte, quando hai freddo e sei perduto,
è ancora Nancy che ti dice <<Amore sono contenta che sei venuto>>.
(come la cantava FdA)

E grazie per le ansie che hai tolto dai suoi occhi.
Pensavo che fossero lì per sempre e quindi io non ci ho neanche mai provato.


Mi ricordo bene di te al Chelsea Hotel,
parlavi con coraggio e dolcezza,
facendomi un pompino sul letto disfatto 
mentre le limousine aspettavano in strada. 
Non voglio dire che ti ho amata al meglio,
non posso ricordare ogni pettirosso caduto.
Mi ricordo bene di te al Chelsea Hotel.
Tutto qui, non penso a te neanche tanto spesso…

Ho cercato di lasciarti, non lo nego, 
ho chiuso il libro su di noi almeno un centinaio di volte.
Mi sveglio ogni mattina al tuo fianco, 
gli anni passano, tu perdi il tuo orgoglio,
il bambino piange, così tu non esci. 
Tutto il tuo lavoro è proprio davanti a te.
Buonanotte, mia cara, spero tu sia soddisfatta, 
il letto è un poco stretto, ma le mie braccia sono aperte 
e qui c’è un uomo che ancora si dà da fare per un tuo sorriso.

Mi sono avvicinato alla ragazza più alta e più bionda
e le ho detto <<Tu non mi conosci,
ma presto lo farai,
dunque non mi lasceresti vedere
il tuo corpo nudo?>>.
Fammi danzare fino alla parte scura della palestra,
credo che ti lascerò l’iniziativa.
<<So che sei affamato, lo sento nella tua voce,
ci sono molte parti in me che puoi toccare.
Scegli tu
ma no, non puoi vedere 
il mio corpo nudo>>.

Per tutta l’estate lei mi ha toccato, 
la luce veniva dal suo corpo e la notte attraversava la sua grazia, 
ed io l’ho conosciuta viso a viso, 
ed il suo vestito era blu e argento e le sue parole poche e brevi. 
Lei è la nave di tutto il mondo, la signora di noi tutti, la regina della solitudine.

Fammi danzare fino alla tua bellezza con un violino di fuoco, 
fammi danzare fino al panico 
fino a che sarò al sicuro. 
Sollevami come un rametto d’ulivo e diventa la colomba che mi riporterà a casa. 
Fammi danzare fino alla fine dell’amore.

Se quello che vuoi è un amante ,
farò qualsiasi cosa tu mi chiederai, 
e se vuoi un amore diverso 
indosserò una maschera per te, 
se vuoi un compagno 
prendi la mia mano, 
o se vuoi colpirmi con la tua collera 
io sono qui, 
sono il tuo uomo.
Se vuoi un pugile 
salirò sul ring per te, 
e se vuoi un dottore 
visiterò ogni centimetro di te, 
se vuoi un autista 
sali, 
se vuoi solo fare un giro 
sai che puoi farlo,
sono il tuo uomo.

Ho sognato di te, baby
è stato solo l’altra notte, 
eri quasi nuda 
ma eri anche luce, 
la sabbia del tempo scorreva 
dalle tue dita e dal tuo pollice 
e tu stavi aspettando 
che accadesse il miracolo.
(Per inciso, non potrei vivere senza The Future)

E stiamo ancora facendo l'amore,
nella mia vita segreta.

Non ti è mai piaciuto ricevere le lettere che ti spedivo, 
ma ora hai colto l’essenza di quello che le mie lettere volevano dire
e ora le rileggi, quelle che non hai bruciato. 
Te le appoggi alle labbra,
le mie pagine di preoccupazione;
la tua storia era così lunga, 
la trama così intensa. 
Ci hai messo anni a superare la linea dell’autodifesa; 
tu cammini nella mia stanza,
sei alla mia scrivania 
e inizi la tua lettera per chi verrà dopo.

Ho preso l’oscurità bevendo dalla tua tazza; 
ho chiesto <<E' contagioso?>> e tu hai risposto <<Finisci solo di bere>>. 
Non ho futuro, so che i miei giorni sono contati, il presente non è piacevole, solo una lista di cose da fare, credevo che il passato mi avrebbe finito ma l’oscurità ha preso anche quello. 
Mi piaceva amare l’arcobaleno, mi piaceva amare la vista, mi piaceva il mattino presto, fingevo che fosse nuovo, 
ma ho preso l’oscurità baby e l’ho presa peggio di te.

La guerra è persa,
il trattato è stato firmato.
Vivo in mezzo a voi,
ben camuffato.
[Fra l'altro, T-Bone Burnett ha definito Nevermind <<la più importante canzone del XXI secolo>>, tanto che l'ha scelta come brano per la sigla della seconda stagione della più bella serie televisiva di tutti i tempi. Vedere qua per credere.]

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