martedì 23 agosto 2016

Suicide Squad [Recensione]

Di un'estate che per i più è stata votata alla visione compulsiva di serie tv, Olimpiadi, recuperi, ecc. Suicide Squad doveva essere l'evento cinematografico assoluto. Già, facile essere l'evento quando, nell'unico paese al mondo ancora prigioniero del concetto di ferie d'agosto, la concorrenza è pressochè inesistente. Tuttavia, non capitava dai tempi del terzo Batman nolaniano che un film DC fosse atteso a gloria: dunque, si può dire che l'unico vero evento sia stata l'aspettativa di Suicide Squad e non il film in sè.
Attenzione però: il film in sè non è nulla di straordinario, ma non è nemmeno lo schifo che tanti hanno millantato negli USA. Ci sono buoni attori, ottime scene di azione, una grande colonna sonora che passa dagli Animals ad Eminem con brillante naturalezza, un moderato umorismo. Il problema di Suicide Squad non è rappresentato da Jared Leto che interpreta il Joker o da Margot Robbie che veste i panni di Harley Quinn in maniera piuttosto inappropriata (chi ama, possiede, ha letto o anche solo sfogliato Mad Love capirà), ma dalla volontà di essere più politicamente corretto del previsto. E questi personaggi, invece, dovrebbero incarnare quanto di più scorretto e irriverente esista nel mondo DC. Invece, sembra quasi che l'unica ansia degli autori (e, in maniera anche maggiore, dei produttori) sia stata quella di girare un cinecomic umoristico che somigliasse il più possibile a quanto creato dalla concorrenza. <<Disney è andata in una certa direzione con Deadpool? Anche noi andiamo in là!>>, oppure <<Disney fa la scena dopo i titoli di coda? Noi dobbiamo farla almeno durante!>>.
Come al solito, tutti hanno puntato il dito su paragoni, incongruenze, nemici, problemi di continuity, ma nessuno ha notato che certe figure professionali (e, immagino, ben pagate dai fratelli Warner) stiano disimparando il proprio mestiere. E' già successo in quasi tutti i film di Snyder e succede anche in Suicide Squad, ad esempio, che i montatori incappino in errori vergognosi. Finchè si parla di Snyder, non c'è da meravigliarsi (visto il cattivo gusto che mette nei suoi film, ci sta che scelga di proposito un montaggio sbagliato), ma anche Suicide Squad ha i suoi campi e controcampi sballati, i suoi stacchi bruschi, i suoi raccordi sull'asse buttati là a caso. Va bene che anche a Hollywood non sono tutti Thelma Schoonmaker e che David Ayer non è Stanley Kubrick e pretenda il final cut, ma con 175 milioni di dollari di budget potevano trattarsi e trattare un po' meglio il film, no? Poi è chiaro: di fronte a 585 milioni di dollari di incasso ogni commento sembra di troppo, però, in DC come anche a casa Marvel/Disney, si pone ormai grande attenzione a scrittura e scelta degli attori (Suicide Squad è una collezione di marchette assurda, in tal senso), mentre di fondo c'è quasi sempre una ricorrente sciatteria e una gigantesca omologazione a livello tecnico e registico. Al pubblico sta bene, perchè ormai- complice anche questa ingente quantità di "tele-visioni" -ci occupiamo soltanto della cura dei personaggi, della coerenza di una trama, della forza evocativa dei film e tralasciamo completamente regia, messa in scena, stile. Se a questo si aggiunge il fatto che l'utente cinefumettaro medio non ha mai lavorato su una lettura formale di quanto è andato a vedere negli ultimi quindici anni il gioco è fatto.

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