sabato 9 aprile 2016

Veloce come il vento [Recensione]

Bene. Ci siamo arrivati.
Mentre Batman V Superman, universalmente stroncato da ogni pulpito, continua a capeggiare il botteghino come ormai qualunque cosa benefici di corposi foraggiamenti economici e mediatici (a dimostrazione che anche la critica più generalizzata davvero non conta più nulla), il nostro cinema di genere conosce il suo secondo, vigoroso segnale di risveglio di questo 2016. Tutto merito di Matteo Rovere e del suo Veloce come il vento, un film incentrato (anche) sul mondo delle corse per il cui co-protagonista Loris De Martino (uno Stefano Accorsi in una delle sue tre, quattro prove migliori di sempre) si è presto spunto dal personaggio di tale Carlo Capone, astro del rally negli anni '80 e attualmente ospitato presso una clinica psichiatrica piemontese. Non casualmente ho scritto "co-protagonista", visto che la star assoluta di Veloce come il vento è l'esordiente Matilda De Angelis, cantante 20enne di grande bravura e rara passione qui per la prima volta prestata al grande schermo.
I tre fratelli De Martino sono molto diversi per età, carattere e prospettive: Loris è un ex-pilota e un consumato tossicodipendente, Giulia è una 17enne matura e responsabile che però- a causa di grossi debiti contratti dal defunto padre -rischia di perdere la casa e l'affidamento del fratellino minore Nico. Per impedire la tragedia c'è un solo modo: vincere il campionato italiano GT.
Film sportivo di dolente drammaticità, vicino più a The Fighter o all'ottimo Rush che non a Need For Speed, Veloce come il vento non necessita di computer grafica, azione squilibrata, musica tamarra, dialoghi subfumettistici e melensaggini. Le prospettive registiche e artistiche di Matteo Rovere vanno ben oltre la formula del franchise sulle "automobiline", abbracciano la storia di una famiglia non tradizionale con i suoi pregi e i suoi difetti, riflettono sui limiti della passione per la velocità senza doverne per forza esaltare- come d'obbligo nell'universo deviato e ridicolo di Fast And Furious -ogni aspetto, si impregnano degli umori di quella grande terra che è l'Emilia Romagna, coi suoi piloti, i suoi motori, le sue formule dialettali. L'epica della rinascita e della disperazione travalica la retorica tipica del cinema motoristico italiano degli anni '70 (Amore Formula 2, per citare uno degli esempi più autorevoli e meno dimenticati del genere), facendo dunque di Veloce come il vento una novità rinfrescante e assoluta, diretta e interpretata nettamente al di sopra della media nazionale e mossa da una passione equamente condivisa fra cinema e automobilismo. 

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