sabato 9 aprile 2016

I Guns N'Roses a Las Vegas l'8 aprile 2016 (raccontati da un fan che non c'era ma che ha sentito, visto e letto tutto quello che c'era da sentire, vedere e leggere) [Extra]

Chi ha dato un'occhiata ai numerosi video amatoriali registrati la scorsa settimana al Trobadour di Los Angeles in occasione del secret show (o "data 0", o come vi pare) dei Guns, avrà certamente notato che, durante la danza del serpente di Mr. Brownstone, il signor Rose è scivolato. Questo non gli ha impedito di concludere il concerto più atteso degli ultimi cinquant'anni, un concerto in cui magari la sua voce non avrà brillato quanto molti si sarebbero aspettati ma che ha comunque sancito un ritorno in grande stile, costellato di leggende, aneddoti, novità e magari di alcune mancanze.
Ieri sera, complice la prima data del Not In This Lifetime Tour alla T-Mobile Arena di Las Vegas, Axl ha condiviso Internal Fixation, un video di Vimeo in cui una dottoressa molto carina e competente spiega di avergli operato, steccato e ingessato il piede sinistro nella sua clinica di Santa Monica. Con tono scherzoso, Axl ha aggiunto che "può capitare quando sono ventitrè anni che non fai una determinata cosa". 
Sono lontani i tempi in cui mr. Rose annullava un concerto per due colpi di tosse.
Sempre nella stessa serata, sul sito ufficiale della band, è comparso un video antologico, montato e girato con gusto e mestiere, su quanto accaduto al Trobadour la sera del primo aprile, ma al pubblico già importa relativamente. Sono i Guns 2.0 e si muovono, cantano e suonano (e scivolano) in un mondo molto più veloce rispetto a quello dei loro tour storici. 
Già a notte fonda (ora italiana), iniziano a fioccare siti più o meno fasulli su cui sarà possibile seguire la diretta streaming dell'evento: eclatante il caso di un hacker che è stato in tempo ad aprire il canale Street Of Streams, il cui nome fa il verso alla splendida Street Of Dreams.
Su un sitaccio di gossip escono tre scatti di Axl intento a lasciare il proprio albergo di Las Vegas. Nel migliore di questi, noto con piacere una tshirt di Neil Young & The Crazy Horse (dalla grafica, direi che può essere ricondotta allo splendido Ragged Glory World Tour del 1991) e mi premuro di cercarla, trovarla e ordinarla nel minor tempo possibile su eBay (se piace anche a voi, la più conveniente è acquistabile qua.
Ma al resto del mondo di Neil Young, dei Crazy Horse e delle magliette dei loro tour interessa poco. I fans, più che altro, iniziano ad augurarsi che Axl sia in grado di esibirsi, pur col piede rotto. Esattamente come ha fatto Dave Grohl l'anno scorso.
Già, Dave Grohl. Anni fa, Axl e Dave si stavano pesantemente sui coglioni, in maniera reciproca e democratica. Eppure Dave Grohl non solo ieri sera era in primissima fila- area VIP -col compagno e batterista dei Foo Fighter Taylor Hawkins...
... ma ha perfino prestato ad Axl Rose un oggetto di scena prezioso e, viste le sue condizioni, utile: mi sto riferendo al trono di chitarre che Dave si è fatto costruire dopo la rovinosa caduta del 2015.
Morale della favola: gli attrezzisti hanno montato al centro del palco il magnifico trono del re del rock (Elvis è morto e qualcuno doveva pur raccoglierne lo scettro), che su di esso ha cantato quasi tutti i brani. E porcaccia puttana se non faceva comunque la sua figura!
Come già accaduto al Trobadour e andando contro tutto quello che gli scommettitori più folli avevano sostenuto nel gioco del totoconcert, la setlist non si è aperta con Nightrain ma di nuovo con It's So Easy. Ora, per il sottoscritto, l'undicesimo comandamento è che un concerto dei Guns N'Roses, qualsiasi concerto dei Guns N'Roses, si apre con Nightrain. Punto.
Si prosegue: Mr. Brownstone, Chinese Democracy (Chinese Democracy suonata come fosse un pezzo del periodo Appetite non perde niente, anzi...), Welcome To The Jungle (cantata notevolmente meglio del 1° aprile) e una Double Talkin'Jive molto più coraggiosa e brillante di quella proposta al Trobadour. Double Talkin'Jive è sempre stato un pezzo un po' misterioso, tant'è che nel periodo 2002-2014 non è mai stato riproposto sul palco: su disco era un breve pezzo che non mancava di fare la sua porca figura, ma dal vivo è un cavallo di battaglia formidabile, perfetto per essere stravolto, scomposto e improvvisato ogni sera (chi ha visto il primo DVD del Live In Tokyo sa bene di cosa parlo).
Aggiunta di lusso del concerto di Vegas è la canzone numero sei: Estranged. Estranged è ancora Estranged ed è sempre una delle quattro, cinque canzoni più belle al mondo. Fra il pubblico, gira un delfino di gomma: una finezza da veri appassionati.
Su Live and Let Die il divario fra cantante e musicisti si fa gigantesco: Axl, nel cantarla, soffre, Slash, al contrario, la suona bene come non mai.
Prima di Rocket Queen arrivano i ringraziamenti ufficiali a Dave Grohl da parte di Axl. Potrebbe essere la prima volta che nevica nel deserto del Nevada.
You Could Be Mine introduce il momento punk della serata: tocca a Duff McKagan, forse il gunner che sta meglio di tutti, prendere il microfono e suonare, per la seconda volta dal palco dei GNR, New Rose dei Damned. 
Seguono due canzoni sorprendenti e molto diverse: This I Love, una delle pagine più belle di Chinese Democracy, e Coma. Coma? Sì, proprio Coma. La canzone più lunga mai incisa dal gruppo e proposta in concerto soltanto una volta, nel 1993. A modo suo, un evento nell'evento.
Il consueto teatrino delle marionette di Slash irrompe sul palco. E' una settimana che me lo chiedo: possibile che un artista come Slash, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, dopo venticinque anni continui a basare il proprio momento di one-man-show sul tema principale de Il Padrino? Sono cose come queste che mi fanno presupporre che Duff o lo stesso Axl in tutti questi anni siano molto più cresciuti, anche solo sul piano artistico, rispetto a Slash.
Difficile giudicare, almeno sulla base di un paio di video che ho visto, Sweet Child O'Mine: urla e schiamazzi di ogni genere coprono molto della performance vocale di Axl, ma lasciano intuire ciò che ho sempre pensato: l'assolo di Sweet Child dovrebbero lasciarlo suonare solo a Slash.
Better sta conoscendo una nuova vita: su disco è una canzone difficile, piena di sovrincisioni, di cambi di tempo e di effetti. In qualche modo, live finisce con l'essere spogliata e ciò che rimane è un bellissimo scheletro di puro hard&heavy. Nel 2008-2009 avrebbe potuto essere il singolo vincente di Chinese Democracy, ma fu impiegata e promossa malissimo, come tutto quel disco (o meglio, quel disco neanche fu promosso, ora che ci ripenso).
La Civil War dell'8 aprile a Las Vegas, per cortesia, dimentichiamocela.
Fantastico, piuttosto, questo Richard Fortus che arriva e intona Wish You Were Here e Slash che gli va dietro, un po' come succedeva nei concerti del 1992-1993 quando Gilby Clarke se ne saltava fuori con Wild Horses o Lucy In The Sky With Diamonds.
Subito dopo, sbuca il pianoforte a coda e Axl suona una chicca che aveva iniziato a presentare già nel periodo Appetite For Democracy: mi riferisco alla seconda parte del capolavoro Layla, il lato meno conosciuto (in quanto cassato, da sempre, dalle radio di tutto il mondo) di una delle dieci canzoni più famose della storia del rock. E non per nulla, ma far rileggere Eric Clapton a Slash invece che al buon Bumblefoot è tutt'altra cosa.
Layla serve ad introdurre November Rain, a cui seguono Knockin'On Heaven's Door e Nightrain.
Infine, gli encore: Slash riprende Patience in mano e questi ventitre anni davvero non sembrano essere passati invano.
Chiude, ovviamente, una bella Paradise City.
Punti a sfavore della reunion del secolo, per ora? Il primo che mi viene in mente è che di tutta questa ingente quantità di materiale inedito ancora non si sa nulla e che non farebbe male alla scaletta (seppure ottima ed esaustiva) conoscere qualche inedita. 
Sempre riguardo alla setlist: Chinese Democracy è un disco difficile, bisfrattato e la sua pessima fama lo precede. Tuttavia, a scanso di ogni pregiudizio, contiene musica magnifica. Una prova parziale è data dai suoi tre brani presenti al momento in scaletta, ma che fine hanno fatto i veri capolavori dell'album, Street Of Dreams, Madagascar e, soprattutto, There Was A Time?
Fa piacere vedere che in una settimana lo spirito di gruppo sia un po' più consolidato di come poteva apparire ad L.A. e che Richard Fortus già si pavoneggi al meglio di fianco a Slash, ma è pure certo che Dizzy Reed (che piaccia o meno, la persona che dopo Axl milita nei GNR da più tempo) e l'ultima arrivata, Melissa Reese (che non è una bischera sciolta messa dietro una tastiera), meriterebbero uno spazio maggiore durante lo spettacolo.
Ancora un po' nebulosa la questione merchandise. So che potrei apparire frivolo, ma anche le magliette dei GNR sono un argomento di conversazione per noi fans senza cervello e al momento è una materia di cui si sa molto poco. Queste t-shirts ci sono: ufficiali e non ufficiali, in larga parte riproposizioni o rivisitazioni di magliette storiche. Addirittura, se si osservano bene certi banchini, rispunta fuori la sigla "GNR Was Here...", risalente addirittura ai primi tour europei di fine anni '80. Ad ogni modo, attendo novità nel prossimo futuro, magari anche sul sito internet.
Punti a favore della reunion del secolo, per ora? 
Parecchi (trono e stampelle compresi).

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