giovedì 21 gennaio 2016

Il ventunesimo giorno di gennaio, la morte di Glenn Frey e la paura di vedere un adesivo dei Guns N'Roses sul retro di una Ferrari [Extra]


"Non possiamo sapere cosa succederà domani/ dobbiamo sempre scegliere da che parte andare": queste sono le prime parole che mi sono venute in mente pensando a Glenn Frey, morto un paio di giorni fa. Non c'entrano nulla con Hotel California o Tequila Sunrise, nè tantomeno con la band a cui Frey doveva la propria notorietà (gli Eagles). Quelle parole, infatti, arrivano da una gran bella canzone dimenticata che si intitola Part Of Me Part Of You e che il chitarrista compose per la colonna sonora di Thelma e Louise
E' ormai una decina di anni che conosco questo pezzo: era finito in una compilation di ispirazione eaglesiana assieme alle hit del gruppo e a tanta bella robina dei singoli componenti (fra le altre, The End Of Innocence di Don Henley e Rocky Mountain Way di Joe Walsh). Ho perso le tracce di quel cd datato- con fare angolofono -"jan. '06" da molto tempo, ma mi piace pensare che sia rimasto in qualche pesante stereo compatto prima che venisse di moda girellare di casa in casa, da una festa all'altra, armati di cavi AUX e iPod Nani. 
Non pensavo che una decade filasse via così, veloce come un proiettile, irrisolta e a tratti anche un po' maligna. Così come dieci anni fa non avrei mai immaginato che sarebbe morto Glenn Frey degli Eagles, e prima di lui David Bowie, e ancora prima Lemmy Kilmister. O che la lineup classica dei Guns N'Roses si sarebbe riunita nel 2016 (non potevano pensarci prima, questi tamarri, no?): una notizia tanto bella quanto isolata in un mondo dove ormai defezioni e tragedie sembrano essere all'ordine del giorno. 
<<Certo, sarebbe bello tirar fuori dal cilindro del mago un paio di migliaia di dollari, prendere i biglietti (esauriti in un batter d'occhio), volare fino in California e andarsi a godere lo spettacolo>>, mi sono detto. Sarebbe bello e significativo, invece di star qui a piangere i miti che- come Glenn Frey -scompaiono e a ripensare al peso che hanno avuto, con le loro opere, sulla nostra vita e sui nostri valori.
Riascoltando Part Of Me Part Of You ho pure pensato che tante cose che sembravano così importanti sono svanite nel nulla e che gennaio continua ad essere un mese ingodibile di freddo e buio. In una nota del 21 gennaio 2006 scrivevo: "Che ci può essere di buono in gennaio per un single che non sa neanche sciare?". Chissà, forse in camera stava risuonando la compilation "Eagles e dintorni" (anche se non penso, visto che due righe sotto annotavo "Roy Orbison is singing for the lonely/ Hey that's Me and I want you only", una citazione che non ha certo bisogno di ulteriori specifiche).
Grazie ai miracoli dell'era iTunes la compilation "jan. '06" è stata sapientemente ricostruita qualche anno fa, è ospitata nel mio iPod Classic e aspetta solo di ricevere il fatidico "play". Nulla di straordinariamente ricercato. Si apre con Desperado, passa attraverso Hotel California, The Last ResortWasted Years e altre meraviglie e si conclude con The Boys Of Summer del solo Don Henley, brano del 1984 che contiene una di quelle frasi che spiegano tutta la fine del sogno: "Out On The Road Today, I Saw A Deadhead Sticker On A Cadillac", ossia "Oggi lungo la strada ho visto un adesivo dei Grateful Dead su una Cadillac" (che per me equivarrebbe a vedere un adesivo dei Guns N'Roses sul retro di una Ferrari).

E' stato come il tuffo ne L'Atalante di Jean Vigo, ovvero la più grande scena d'amore della storia del Cinema. Con il buio e l'oscurità al posto delle onde del mare. Lo sguardo di amore che produce amore mediante una sovrimpressione. Due immagini cinematografiche che fanno l'amore fra loro. 
E poi la notte appartiene agli amanti.
La notte appartiene a noi.



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